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Il mercato delle indulgenze (del clima)

di MarinellaCorreggia - 14/04/2008

 

Cantanti e attori, ma anche politici ricorrono moltissimo alla compensazione (offsetting in inglese) dell'anidride carbonica,CO2; un meccanismo con il quale credono di neutralizzare le proprie emissioni di gas di serra. Così c'è chi ogni volta che prende l'aereo versa qualche sterlina o dollaro a Climate Care, un'organizzazione che calcola quanta CO2 il tuo volo ha pompato in atmosfera e fa «buone cose», come piantare alberi (che assorbono la CO2 stessa) per «annullare» l'emissione. Poi c'è chi, come il Worldland Trust di sir David Attenborough, per la modica cifra di 50 sterline ti offre di «salvare un acro per sempre» (molto ottimista), mentre il sito e progetto Cool Earth sostiene che salvare un acro di foresta dal pericolo del taglio, poiché tiene stoccate appunto nella foresta circa 260 tonnellate di carbonio invece di farlo rilasciare in atmosfera riesce a compensare la CO2 emessa da ben 30 viaggi andata e ritorno Londra-Rio de Janeiro. Cinquanta sterline per «annullare» 30 viaggi intercontinentali: una vera manna per chi cerca indulgenza da una colpa climatica. Un'idea così a buon mercato però dovrebbe far sospettare qualcosa.
E infatti, come illustra anche un recente servizio del quotidiano inglese Independent, l'offsetting è viziato da un errore di partenza. Per Greenpeace e Friends of the Earth, infatti, «una volta che il carbonio sequestrato nei combustibili fossili è liberato in atmosfera, niente può farlo sparire da là». Insomma la compensazione non sostituisce le azioni necessarie a tagliare drasticamente i gas di serra emessi - individuali, industriali, nazionali - perché il danno realizzato da un'azione che provoca «inquinamento da carbonio» non è annullabile: e infatti, «il gran numero di giocatori in questo mercato dell'offsetting non riduce le emissioni in modo verificabile o misurabile». Rimane ovviamente buona cosa conservare boschi e foreste, e in effetti molte organizzazioni che ora sono salite sul treno dell'offsetting, alla loro conservazione si dedicavano anche prima; ad esempio chi sostiene i progetti di Woodland Trust per la protezione di acri di boschi nativi in Gran Bretagna, preserva appunto i boschi antichi. Ma con la protezione del clima c'entra meno di quanto si pensi.
Le compagnie che si occupano di compensazioni sono considerate le meno rischiose sul mercato, assai appetibili per le banche. L'offsetting non-profit è raro. Vi si dedica ad esempio My climate, che si occupa di certificare con il «bollino» Gold Standard - spendibile sul mercato delle compensazioni - progetti di energie rinnovabili che aiutano le comunità ad allontanarsi dalla dipendenza dai combustibili, in effetti evitando emissione di CO2.
Dal canto loro le Nazioni Unite hanno proposto il meccanismo Redd (Reduced emissions from deforestation and degradation): pagare i paesi perché non taglino le proprie foreste. Un esempio si trova in Guyana, che ha concluso un accordo con il Canopy Capital, un gruppo di finanzieri inglesi, per proteggere a pagamento la foresta Iwokrama. Il presidente del paese nel novembre scorso aveva dichiarato il suo impegno a concludere simili accordi per tutte le foreste del suo paese. È una adeguata «ricompensa» per tutto l'ecosistema forestale, da proteggere come ecosistema globalmente utile per i suoi numerosi servizi ambientali, non solo per la CO2 che assorbe. Non si tratta dunque di comprare terra o alberi. Di questo tipo di accordi di «evitata deforestazione» si parlerà nei negoziati per il prossimo Protocollo post-Kyoto. Il sistema Redd è apprezzato da Greenpeace: salvaguardare la foresta e assicurare redditi ai suoi abitanti ha un effetto vero sui cambiamenti climatici perché ne elimina una delle cause, visto che la deforestazione provoca il 30 per cento del totale delle emissioni di carbonio in atmosfera. Ma al tempo stesso nazioni ,mondo produttivo e individui devono ridurre parecchio quell'altro 70 per cento di emissioni, e per questo non bastano giochi da prestigiatore.