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Il deserto siciliano

di Marco Boschini - 15/04/2008

 

Desertificazione

Meta’ della Sicilia potrebbe diventare un deserto: il 43,22% del territorio dell’Isola presenta infatti un rischio “molto elevato” di desertificazione, il 30,79% e’ a rischio elevato, e solo lo 0,25% mostra un rischio basso. Le zone piu’ sensibili sono quelle interne e in particolare Enna, Caltanissetta e Trapani.

I dati sono stati diffusi durante un seminario a Palermo nella sede di Confindustria Sicilia nell’ambito di “Priamo“, progetto comunitario che punta sulla maggiore conoscenza delle criticita’ geologiche del territorio siciliano e che ha fra i suoi obiettivi anche la formazione di quindici giovani geologi.

Ad illustrare la situazione e’ stato Giovanni Arnone, dirigente del servizio assetto del territorio e difesa del suolo dell’assessorato regionale Territorio e ambiente. “Le cause della dsertificazione, ha detto Arnone, sono molteplici, in parte naturali ed in parte determinate dalle attivita’ umane. Fra le causa naturali ci sono le caratteristiche geologiche e podologiche della Sicilia, la copertura vegetale, i cambiamenti climatici e gli eventi estremi come la siccita’ e le alluvioni. A questo si potrebbe porre rimedio se l’attivita’ antropica fosse finalizzata a ridurre questi fenomeni.

Purtroppo, invece, ad aumentare il rischio di desertificazione di una parte cosi’ ampia dell’isola complessivamente fra rischio elevato e molto elevato si parla di oltre il 70% della Sicilia a rischio, c’e’ proprio l’intervento dell’uomo: la deforestazione, l’abbandono delle aree marginali e la concentrazione delle attivita’ produttive nelle zone costiere, gli incendi, l’errato utilizzo delle risorse idriche, la salinizzazione e l’utilizzo di pratiche agricole non sostenibili o un uso massiccio di fertilizzanti”.

Il seminario, al quale ha partecipato anche il presidente dell’ordine dei geologi di Sicilia Gian Vito Graziano, rientra nell’ambito del progetto Priamo, finanziato dall’Assessorato regionale al Lavoro nell’ambito del Por Sicilia 2000-2006.

Per informazioni:
www.progettopriamo.it