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Liti, invidie, insulti: duello su Copernico

di Armando Torno - 15/04/2008

    
Prendendo spunto dal libro La guerre des astronomes, curato da Alain-Philippe Segonds e Nicholas Jardine, Armando Torno ricostruisce lo scontro scientifico e personale che vide opporsi alcuni dei maggiori astronomi europei alla fine del XVI secolo.
Mentre Galileo Galilei rimaneva estraneo alla querelle, protagonisti dello scontro furono Tycho Brahe, Raymar Ursus e Johannes Kepler: tutti alla ricerca della teoria che conciliasse le posizioni di Copernico con quelle di Tolomeo e della Bibbia. Nel libro si cerca di ricostruire la paternità intellettuale del sistema geoeliocentrico che, combinando il sistema eliocentrico tolemaico con quello geocentrico copernicano, rappresentava secondo Tycho la soluzione più soddisfacente per lo scontro in atto.


All’inizio del Seicento in Europa vi sono cinque o sei astronomi che credono nel sistema di Copernico, e nessuno di loro occupa una posizione autorevole. Galileo, che dal 1592 insegna a Padova, per gli studenti scrive nel 1597 una limpida esposizione del sistema tolemaico, il Trattato della sfera o Cosmografia. Certo, professa altro: in quello stesso anno in una lettera a Keplero ammette di essere giunto da tempo alle dottrine copernicane. Intanto tiene lezioni con l’Almagesto di Tolomeo e gli Elementi di Euclide, scrive sulle fortezze e medita sull’architettura militare. Oltralpe invece si sta scatenando una vera e propria guerra tra gli astronomi, alla quale Galileo è estraneo. Protagonisti sono Tycho Brahe (1546-1601), Raymar Ursus (1551-1600), Johannes Kepler (1571-1630), Christoph Rothmann (1550- ca.1600), Helisaeus Röslin (1545-1616). Motivo del contenzioso: conciliare Copernico con le idee tradizionali di Tolomeo e con la fede. Ne abbiamo parlato con Alain-Philippe Segonds (Cnrs di Parigi) che con Nicholas Jardine (Università di Cambridge) pubblica i primi due volumi (in tre parti) di un’opera monumentale: La guerre des astronomes [...]. Contengono l’introduzione generale alla querelle e i testi del contrasto tra Ursus e Keplero. [...]
Segonds e Jardine si sono proposti di ricostruire, rivedendo criticamente le carte, la storia del diritto di proprietà intellettuale sul sistema geoeliocentrico del mondo che, secondo Tycho, poteva risolvere definitivamente la controversia fra la proposta copernicana (eliocentrica) e quella tolemaica (geocentrica) combinando i reciproci vantaggi. Concorda con la Bibbia e Aristotele, che situano il centro del cosmo sulla Terra, ma anche con l’intuizione di Copernico, che lo sposta sul sole. «Tutto cominciò — dice Segonds — sull’isola di Hven, a Uranienborg, di fronte a Copenaghen dove, nel settembre 1584, Tycho riceve Erik Lange, accompagnato da Ursus. Quest’ultimo [...] è sospettato di frugare tra le carte del maestro e di aver sottratto le conclusioni a cui è giunto». Per tal motivo è cacciato e ripara in Germania: Francoforte, Kassel, altre città alla ricerca di lavoro. Nel 1588 è a Strasburgo, dove esce Fundamentum astronomicum che contiene la sua visione geoeliocentrica. «L’opera — prosegue Segonds — attira l’attenzione di Tycho che pensa allora di pubblicare in fretta un primo abbozzo del proprio sistema, poi fa sapere del comportamento di Ursus in una serie di lettere, nelle quali lo definisce “sporca canaglia”». Ma la «canaglia» entra in contatto con la corte di Praga e nel 1591 diventa mathematicus caesareus. Tycho nel 1596, senza precauzione, dà alle stampe le ricordate lettere piene di insulti e il fatto «spinge Ursus a rispondere ingiuriosamente nel 1597 con un opuscolo dal titolo De astronomicis hypothesibus». Keplero, figlio di un soldato di ventura e di una madre che sarà accusata di stregoneria, in quegli anni lascia Tubinga dove non ha ottenuto il posto di pastore; è nominato mathematicus a Graz, vi soggiorna dal 1594 al 1598, prima di essere espulso come luterano. Nel 1597 pubblica il suo Mysterium cosmographicum, nel quale cerca di dimostrare, con l’aiuto dei cinque poliedri regolari, che solo il sistema di Copernico corrisponde al disegno di Dio nella creazione del mondo. «Desiderando scambi intellettuali — sottolinea Segonds — nel 1595 scrive a Ursus e si lascia sfuggire una frase di ammirazione; poi, all’oscuro del cattivo rapporto tra i due, invia il Mysterium a Tycho per riceverne un’impressione ». Il danese comprende le qualità di Keplero, anche se si rammarica che le abbia messe al servizio di Copernico. Intanto legge il ricordato opuscolo di Ursus e scopre la terribile frase: «hypotheses tuas amo». Furioso, Tycho chiede una spiegazione. Ma con la morte di Cristiano II, Tycho perde i privilegi e diventa bersaglio dell’aristocrazia: ha uno scatto di orgoglio e lascia la Danimarca, portando con sé strumenti e tipografia. Cerca un nuovo mecenate e lo trova in Rodolfo II, a Praga. Vi giunge nel 1598, seguito dall’espulso Keplero nel 1599, mentre Ursus è lì. L’epilogo della vicenda sarà diverso dalle speranze dei suoi protagonisti. Confida Segonds: «Keplero deve servire Tycho nei suoi lavori con un accesso alle osservazioni rigorosamente sorvegliato ed è costretto a comporre un libro per rispondere alle calunnie: è quello che ora pubblico con Jardine dal titolo Contra Ursum. Ursus, dal canto suo, non gode più della protezione imperiale e deve fuggire; Tycho — mentre cerca di far processare il rivale — fatica a istallare i propri strumenti e il laboratorio di alchimia a causa della perenne mancanza di denaro di Rodolfo II. Nell’estate del 1600 Ursus torna a Praga e muore il 15 agosto; Tycho si spegnerà il 24 ottobre 1601. Keplero, che gli succede, ormai non ha più interesse a portare a termine l’opera contro Ursus e si limita a conservarla tra le sue carte [...]».
Nel Contra Ursum Keplero cerca di determinare il vero sistema del mondo, la sua organizzazione, sconvolta nel 1543 dall’apparizione del libro di Copernico. Il dibattito che affronta investe la teologia e la filosofia oltre la scienza; né va dimenticato che quasi tutti gli astronomi del tempo erano anche astrologi e vivevano di oroscopi [...]. La vera novità dell’edizione Belles Lettres è una corretta ricostruzione del testo e delle ghiotte vicende della guerra tra gli astronomi. Rivela Segonds: «A San Pietroburgo, dove è custodito, abbiamo riesaminato il manoscritto del Contra Ursum. Keplero fece quattro interventi di scrittura e non è stato un lavoro facile. Abbiamo trovato non pochi errori nella grande edizione tedesca delle opere, che fu avviata con gli auspici del nazismo e voleva trasformare l’astronomo in un esemplare genio ariano. Per esempio, Aristotele confuso con Archimede, “sapientiam” letto “sententiam”,“gratiam initurum” trascritto “gratificaturum”. C’è stata anche confusione con nomi propri, per cui “Euctemon” è diventato un “Eudemo”, senza contare che alcuni marginalia non sono stati nemmeno letti e riportati». Che dire? La guerra durerà ancora 5 o 6 tomi e chissà quanti errori, oltre quelli astronomici, verranno alla luce. Si capirà meglio la lunga lotta che ha consentito all’umanità di guardare con occhi nuovi l’universo [...].

La guerre des astronomes, a cura di Alain-Philippe Segonds e Nicholas Jardine, Belles Lettres 2008, pp. 1056, € 125.