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Il gigante e la bambina (avvelenata)

di Patrizia Cortellessa - 21/04/2008

 

Potrebbe trovarsi presto sul banco degli accusati Xstrata, la multinazionale anglo-svizzera che è tra i maggiori gruppi minerari del mondo. Attiva in 18 paesi, impiega circa 50mila dipendenti e lavora soprattutto nell'estrazione di rame, zinco, nickel, carbone, cromo ferroso e vanadio. L'anno scorso ha registrato un utile netto di 5,54 miliardi di dollari (+ 13% rispetto al 2006), tanto per parlare di cifre. Qualche «problemino» l'ha avuto di recente a causa del fallimento delle trattative con la brasiliana Vale (Companhia Vale do Rio Doce), che aveva frantumato un sogno: quello di veder nascere - grazie alla fusione tra i due gruppi - un leader mondiale nel settore, un affare da 90 miliardi di dollari. Speranza naufragata e conseguente tracollo in borsa, dove il titolo Xstrata aveva perso il 10% del suo valore. In parte poi recuperato, ma questa è già storia di ieri.
Quella di oggi viene dall'Australia. A portare in tribunale Xstrata e il governo dello Stato del Queensland è una bambina: Stella Hare ha sei anni, ed è cresciuta nella città australiana di Mount Isa (capitale del Queensland), proprio dove è ospitato uno dei maggiori complessi minerari sotterranei dell'Australia e del mondo, costituito da due miniere sotterranee, un addensatore e una fonderia. E per capire meglio di chi stiamo parlando vale la pena di guardare qualche dato: nel 2006 la Xstrata Copper ha estratto 6,2 milioni di tonnellate di rame dalle due miniere, per un totale di 194.100 tonnellate di minerale. Nello stesso anno ha prodotto 209.000 tonnellate di zinco concentrato, 118.300 tonnellate di piombo d'opera e circa 178 kg di argento crudo. Un sito enorme, così come la ciminiera della fonderia, che con i suoi 270 metri di altezza è visibile da tutta la città.
Ma torniamo a Mount Isa. A Stella è stato rimosso un melanoma dalla gamba proprio quest'anno, e soffre sia di problemi di apprendimento che comportamentali. Non è un «caso». Dagli esami tossicologici effettuati sono stati registrati nel suo corpo livelli di piombo molto alti, oltre che più di dieci tipi di diversi metalli pesanti. E non è la sola. Ad altri 45 bambini della stessa città sono stati riscontrati nel sangue livelli di piombo molto superiori alla media. La richiesta di risarcimento da parte della signora Hare - che forse sarà solo la prima di una lunga serie - arriva al culmine di un dibattito che imperversa da anni da quelle parti, e che riguarda proprio l'impatto nocivo della miniera sul territorio. Perché è vero che la Xstrata dà lavoro a moltissimi abitanti del distretto, ma è altrettanto vero che la multinazionale svizzera si è contraddistinta più di una volta per - usiamo un termine molto soft - «irresponsabilità socio-ambientale». E non solo in Australia.
In passato alcuni studi indipendenti avevano già denunciato la contaminazione di metalli pesanti nel territorio, ma non era stato possibile tradurre l'allarme in dati concreti perché non era stato permesso effettuare test sul suolo e sulle acque locali. Un ultimo rapporto condotto dal Queensland Health però restituisce un quadro più che allarmante: a Mount Isa almeno il 10 per cento dei bambini (circa 45) avrebbero livelli di piombo nel sangue sufficienti a causare seri disturbi comportamentali e a compromettere lo sviluppo intellettuale. «Ci sono così poche informazioni ...», dice la mamma di Stella, che reputa necessaria l'azione legale e la richiesta di risarcimento per fare chiarezza una volta per tutte sulla pericolosità dell'impianto minerario.
Il gigante e la bambina, viene da pensare. Peccato che non si tratti questa volta solo di una celebre canzone, ma di un altro leit motiv, ben più diffuso: l'interesse privato (leggi profitto) a discapito di un «bene comune» come la salute.