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La Giornata Mondiale della Terra e il concetto di decrescita

di Carlo Gambescia - 22/04/2008

 

"Roma, 22 apr. (Apcom) - Oggi martedì 22 aprile si festeggia la Giornata Mondiale della Terra, Earth Day, la ricorrenza fu suggerita per la prima volta dal giornalista americano John McConnel e, nel 1970 Gerald Ford, allora membro della Camera dei Deputati proclamò la Giornata della Terra, come una festività.
Giunta alla sua 38ma edizione sarà celebrata in 174 paesi del mondo e quest'anno l'iniziativa si svolgerà con particolare attenzione alla componente ambientale, perché a preoccupare sono il 70% circa dei grandi ghiacciai che si stanno sciogliendo, l'innalzamento di oltre un metro del livello dei mari previsto dagli scienziati dell'Intergovernemental Panel on Climate Ch'ange (IPCC), l'incremento delle precipitazioni nell'emisfero Nord e l'aumento della siccità nei paesi del sud del mondo. Per non parlare delle risorse alimentari oggi già compromesse da politiche che favoriscono la coltivazione di biocombustibili che rubano terra al grano e al riso.
Per usare le parole di Barry Commoner, la Giornata Mondiale della Terra è, in qualche modo, il giorno in cui l'uomo fa pace con il pianeta su cui vive.
Len212033 apr 08 "
http://notizie.alice.it/notizie/top_news/2008/04_aprile/22/ambiente
_oggi_giornata_mondiale_della_terra,14614528.html?pmk=rss


Come celebrare la “Giornata Mondiale della Terra”? Non consumando. Naturalmente se si vive in Occidente, o comunque in un paese ricco. E coloro che invece non consumano, come in certe aree dell’Africa e nei paesi più poveri come devono “festeggiare”? Non è facile rispondere.
La scelta di non consumare, implica, almeno in teoria, il “blocco” del sistema capitalistico: niente consumi, niente profitti, niente saccheggio della Terra. Mentre i paesi più poveri avrebbero bisogno di una qualche quota di sviluppo... Ma, per oggi, accantoniamo questo problema, pur importantissimo, dello "sviluppo", economicamente corretto, dei paesi più poveri.
Ora - domanda - è possibile tornare indietro? O comunque fuoriuscire dal sistema capitalistico?
La teoria dello sviluppo economico ha assunto fin dall’inizio una spiccato carattere ideologico. Di qui la sua forza espansiva, legata anche al fatto che il capitalismo redistributivo ha assicurato un certo benessere in Occidente. Il prezzo pagato è stato però altissimo: distruzione progressiva dell’ambiente e crescita della povertà all’esterno dell’Occidente.
Perciò fare pace con la Terra implica il rifiuto dell’ideologia dello sviluppo economico.
Alcuni parlano di decrescita. Ma come attuarla? Su quali basi politiche? E come coniugare decrescita e sicurezza militare? E soprattutto come conciliare la globalizzazione economica con una decrescita che guardi soprattutto all'autonomia, se non indipendenza, delle economie locali? E infine come “convincere” le persone a consumare di meno? Saranno sufficienti le armi della razionalità e della persuasione democratica? Non sono problemi da poco.
Non siamo contrari alla decrescita. Anzi… Ma vi scorgiamo grandi difficoltà di tipo attuativo. Perché i teorici della decrescita sembrano sottovalutare la componente politica dei processi sociali, che implica di regola anche il conflitto armato, come “una” delle alternative offerte dalla politica. Una sfera dell'agire sociale, quest'ultima, che include il riconoscimento del nemico, e dunque la possibilità del conflitto bellico. Possibilità che rinvia ai rapporti di forza e alla capacità di minaccia circa l'impiego di forze "economicamente" adeguate. Di qui la necessità di prendere in considerazione, per ora sul piano teorico, il complesso rapporto tra (a) sviluppo economico; (b) sviluppo ( o mantenimento) materiale delle forze di autodifesa; (c) decrescita economica.
Dal momento che confidare eccessivamente nella naturale espansione, per mimesi collettiva, delle dottrine e dei comportamenti pacifisti, è certamente nobile ma anche molto ingenuo dal punto di vista della effettiva dinamica dei processi sociali. Ciò non significa, per quanto ci riguarda, che si debba credere nella guerra come unico strumento di soluzione dei conflitti sociali, ma rappresenta un invito al realismo. E soprattutto a comprendere che il passaggio da una società fondata sull’iperconsumo a una basata sulla decrescita, a meno che non intervengano traumatiche e improvvise crisi ecologiche, non sarà facile e privo di conflitti. Di qui l'inutiltà, soprattutto per chi si occupa di teoria politica e sociale, di qualsiasi estremismo irenistico. Può piacere o meno ( e a noi non piace), ma è così.
Comunque sia, celebreremo, sul piano personale, questa giornata della Terra, consumando il meno possibile. Consapevoli che in questo modo, anche se in misura infinitesimale, contribuiremo alla limitazione dei danni recati alla Terra da un aggressivo sistema capitalistico.
Buona Giornata Mondiale della Terra a tutti.