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Il Sudamerica alza la testa

di Alessandro Marmiroli - 22/04/2008

     

 

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Colombia, Venezuela e Equador parevano sul punto di farsi la guerra. Oggi pare prender corpo l’idea già avanzata da Chavez anni fa, e ora spinta da Lula, di creare una alleanza militare tra i paesi sudamericani. Si chiamerà Otas (Consiglio di Difesa Sudamericano).
Motivazioni non ufficiali, secondo fonti militari brasiliane, è la difesa integrata delle ricchezze naturali del continente. Ma l’impressione è che ci sia sotto dell’altro, almeno stando a quanto dichiara Chavez: “una strategia di difesa congiunta e articolando le nostre forze armate, perché il vero nemico è il medesimo, l’impero degli Stati Uniti”. L’America Latina è stanca dell’arroganza statunitense, non dimentica decenni di intrusioni, imperialismo e massacri.
Da alcuni anni il continente, sulla scia del Venezuela chavista, ha iniziato uno smarcamento sempre più evidente dalla sudditanza verso l’ingombrante vicino. Da tempo un mercato comune autonomo tra alcuni paesi dell’area è una solida realtà: è l’Alba (Alternativa Bolivariana per le Americhe), che è in espansione mentre il parallelo progetto promosso dagli Stati Uniti (l’Alca) sembra star andando in soffitta.
Sempre più multinazionali straniere vedono nazionalizzati i loro impianti. L’ultima poche settimane fa: il Venezuela ha stravinto davanti al tribunale internazionale la causa intentata dalla Exxon e ne ha nazionalizzato tutte le proprietà. Gli interessi a stelle&strisce nell’ormai ex cortile di casa sono colpiti da tutte le parti.
Lula, Chavez e colleghi però conoscono cosa accadde in passato, quando i governi latinoamericani tentarono di uscire dalla sudditanza economica e politica verso l’Impero Usa. Come quando il Guatemala nazionalizzò le terre della United Fruit Company, a cui seguì un golpe orchestrato dagli Usa: 30 anni di guerra e 200 mila morti perché la riforma agraria non era gradita a Washington.
O il supporto della Cia a squadre della morte in tutto il Centro America, le persecuzioni  segrete contro i comunisti dirette forse nientedimeno che dal premio Nobel per la Pace Henry Kissinger. Il Cile, colpevole di essersi democraticamente fatto socialista, condannato alla dittatura e a migliaia di desaparecidos, perché gli Usa non tolleravano le politiche economiche a favore del popolo e contro le multinazionali attuate da Allende.
Per chi scrive, non c’è miglior simbolo di queste infamie che la foto di Kissinger che stringe le mani, metaforicamente ancora sporche del sangue di Allende, a Pinochet poco dopo il golpe. Ecco forse i veri motivi che spingono a questa alleanza, che dovrebbe ricalcare la struttura della NATO.
Cosa può fare Washington per collaborare nel Consiglio di Difesa sudamericano? Nulla, solo tenersi alla larga.  La risposta data dal ministro della difesa brasiliano al suo omologo statunitense poche settimane fa non lascia molto spazio a dubbi: l’America latina non si fida più delle promesse e degli accordi con il Nord, e ne ha ben donde.
E’ da salutare con speranza l’alleanza militare che sta nascendo, perché la storia insegna che chi si mette contro gli Usa prima o poi viene aggredito. Meglio quindi imparare dal passato e prepararsi a tutto. Soprattutto con una nazione che dell’innegabile diritto all’autodeterminazione dei popoli ha questo concetto: “non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”. Henry Kissinger.