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Scambi di favori ed esclusi all'incasso del parlamentarismo

di Marco M - 22/04/2008

     
   
"Le elezioni son passate..." di C.Abbondanza - S.Castiglion  (Casa della Legalità e della Cultura)
"I conti in tasca ai non eletti" di Gianni Pennacchi (il Giornale del 16 aprile)
 
LE ELEZIONI SON PASSATE... 
Le elezioni farsa sono passate. Tutto è andato come previsto (e programmato?!?). Nessun colpo di scena, la "normalizzazione" è quasi giunta a compimento... un ultimo tassello del "piano di rinascita democratica" della P2 è stato posto accanto agli altri, già posti da centro-destra e centro-sinistra...

Non ci soffermiamo sull'analisi del voto, rimandando ad un'ottima analisi realizzata da Marco Otanelli di DemocraziaLegalità. Ci teniamo solo a sottolineare alcuni punti.


Veltroni ha detto che lui continua a seguire le "due stelle polari" del PD ed a poco più di metà scrutinio delle schede ha chiamato il Cavaliere per congratularsi e ricordargli la piena disponibilità alla collaborazione per ri-scrivere insieme la Costituzione, cioè le regole fondamentali della nostra Repubblica. Veltroni ha confermato quello che dicevamo in molti: l'inciucio per ridisegnare l'assetto dei Poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) è una realtà. Il fatto che Berlusconi sia un'anomalia, o meglio un'antitesi, della democrazia liberale, per Veltroni non conta... proprio come ai tempi di D'Alema e della Bicamerale scellerata.

Di Pietro è contento, con la "società civile", grazie ai ripetuti attacchi di Berlusconi ("mi fa orrore"), è tornato ai voti del 2001 ed ora già pensa a fare un gruppo autonomo in Parlamento. La motivazione adotta è strepitosa: nel governo ombra che Veltroni vuole creare il PD vuole coinvolgere l'UDC e Di Pietro non vuole che ci sia la possibilità di un Cuffaro ministro del "governo ombra" perché condannato. Come se Di Pietro non si fosse accorto che era alleato con il PD che ha candidato ed eletto condannati, prescritti, indagati, nonché collusi e conniventi con le mafie. Ma si sa basta saperla raccontare, infarcire i discorsi sgrammaticati di paroloni e richiami a "legalità" e "mani pulite" che tutto si può far bere al popolo... Poi in realtà quello che conta è che con un gruppo autonomo ci sono un capogruppo, i vice, le stanze, i rimborsi per gli incarichi istituzionali, le nomine nelle Commissioni ed i fondi tutti per lui, Presidente a vita ed unico detentore del potere interno all'IdV come sancito dallo Statuto (approvato nell'ultima versione nel 2004!).
 
D'altronde Berlusconi non ha fatto altro che rendergli un po' di favori indicandolo come "nemico" in questa operetta appena chiusa di campagna elettorale. Sì, abbiamo detto rendergli un po' di favori, perché? Semplice. Nonostante una sentenza del Consiglio di Stato che riconosceva al Ministro delle Infrastrutture (Di Pietro) il potere di annullare le concessioni per la TAV e le Grandi Opere (quelle dei progetti, degli stanziamenti stratosferici e delle ditte) decise da Lunardi, il buon Di Pietro ha pensato bene di non applicare quanto deciso dal Consiglio di Stato, confermando tutto (tutto!!!) quanto deciso dall'ex Ministro di Berlusconi, dai progetti ai costi, passando per le imprese e consorzi incaricati. La gara europea per ridefinire quei progetti scellerati quindi non ci sarà... il futuro Governo Berlusconi riprenderà i suoi affari proprio dove li aveva lasciati e questo grazie ad Antonio Di Pietro, un vero "orrore"!
 
 
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I CONTI IN TASCA AI NON ELETTI 
 
L’altra sera, al 26 di San Lorenzo in Lucina dove c’è la direzione nazionale socialista, han fatto tardi più di ogni altro. Non perché sperassero in un miracolo: che erano esclusi dal Parlamento, Boselli, De Michelis, Craxi e Intini lo sapevano già in campagna elettorale, e all’ora di cena il verdetto era già stilato. Però, dopo la mezzanotte erano lì aggrappati allo stillicido delle percentuali del Viminale. Perché il gioco s’era spostato sulla cruda sopravvivenza, era in forse pure il rimborso elettorale. Sino all’amaro e definitiva sentenza: con lo 0,975% dei voti, hanno bucato per un pelo, lo 0,025%, anche il diritto al finanziamento annuale.

Quello della sopravvivenza, permettersi ancora una sede, telefoni e qualche impiegato, l’argent de poche per attaccare un manifesto e organizzare un’assemblea o un comizio, è un problema che non riguarda soltanto il Partito socialista ma ogni altra formazione che non ha raggiunto il quorum per il ritorno in Parlamento. Per loro fortuna, la Destra di Storace e il cartello della Sinistra arcobaleno hanno però superato l’1%, che la legge del rimborso elettorale pone come soglia al finanziamento pubblico annuale dei partiti.

A consolazione di Boselli e compagni però, c’è una leggina bipartisan del 2006 che garantisce le rate annuali anche con lo scioglimento anticipato delle Camere. Così, sino al 2011 tutti, vincitori e vinti, incassano il doppio. Meno il Ps che prende solo le rate «vecchie» come l’Udeur di Mastella che non s’è nemmeno presentata, e la Destra di Storace che ha comunque garantiti cinque anni di vita politica.

Vedi che anche gli scomparsi, non sono proprio morti del tutto? Potete giurarci che se non tutti, parecchi rispunteranno prima o poi, derrate e ossigeno nelle catacombe dove gli elettori li han relegati, non mancano. O credete che il sistema sia disposto a strangolare hic et nunc i propri soci, senza garantir loro un lungo periodo di attesa? Si svegliano dal letargo gli orsi e le tartarughe, si sveglieranno anche a destra e a sinistra. L’anno prossimo poi, ci saranno le Europee che mettono in palio altri 50 milioni d’euro all’anno, nel 2010 le regionali con altrettanto, c’è modo di attendere le future politiche che tra Camera e Senato distribuiscono un monte premi di 100 milioni all’anno. Della stampa e propaganda vi preoccupate, cioè dei giornali di partito?

È vero, Rifondazione ha un quotidiano, Liberazione. Mastella pure, Il Campanile. Il Pdci ha Rinascita, settimanale che Diliberto meditava di trasformare in quotidiano. Boselli ha l’Avanti settimanale. Storace e quelli di Sinistra democratica, i più freschi di formazione, svariati bollettini e progetti editoriali. L’editoria costa, è vero. Non basta il finanziamento pubblico dei partiti, a far uscire un giornale. Però tranquilli: ai giornali di partito provvede un’altra legge, appunto quella sull’editoria, che in nome della cultura e del pluralismo garantisce e copre le spese anche se gli elettori li buttano fuori dal Parlamento.

Ed ora veniamo ai conti della sopravvivenza, chiamiamola così, cioè quanto incasseranno ancora ogni anno i partiti che non ci sono più.

SOCIALISTI: un milione e 58mila euro all’anno sino alle prossime elezioni regionali, un milione e 42mila sino alle Europee dell’anno prossimo, 650mila euro all’anno sino al 2011.

UDEUR: un milione e 102mila sino alle regionali, 657mila sino alle Europee, 716mila sino al 2011.

LA DESTRA: 336mila euro sino alle regionali, più due milioni di euro all’anno sino al 2013.

SINISTRA DEMOCRATICA: 510mila euro sino al 2013. E poiché è improbabile che Veltroni e D’Alema abbiano riconosciuto a Mussi crediti pregressi, trattasi della formazione più disperata.

RIFONDAZIONE: due milioni e mezzo sino alle regionali, più 3 milioni e 91mila sino alle Europee, sei milioni e 800mila sino al 2011, un milione e 350mila sino al 2013.

PDCI: un milione e 263mila sino alle regionali, un milione e 236mila sino alle Europee, un milione e 164mila sino al 2011, 570mila euro sino al 2013.

VERDI: un milione e 263mila sino alle regionali, un milione e 236mila sino alle Europee, un milione e 164mila sino al 2011, 570mila sino al 2013.