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Shell: petrolio e distruzione!

di Manuel Zanarini - 23/04/2008

 

 

La Shell nasce nel 1833 a Londra commerciando conchiglie orientali. Nel 1898 incominciò con successo la ricerca del petrolio nel Borneo. Divenne anglo-olandese nel 1907 quando si fuse con la Royal-Dutch. E' al 2° posto nel mondo per volume di affari petroliferi dopo l'ARANCO, la compagnia di stato saudita. Shell è la parte inglese del gruppo mentre la Royal Dutch -Reale Olandese- ha la regina d'Olanda come azionista più nota. Tocca 112 paesi del mondo, soprattutto Nigeria, Indonesia, Brasile, El Salvador, Olanda e Sud Africa, un impero che si dirama dal controllo delle fonti energetiche alla ricerca-applicazione nel settore biotecnologie.

Numerosissime sono le occasioni in cui questa multinazionale ha commesso reati o comunque posto in essere comportamenti dannosi per le popolazioni o per l’ambiente. Storico è il caso del Delta del Niger (si legga l’articolo relativo), ma di seguito riporterò alcuni casi clamorosi, seppur a mero titolo esemplificativo. Intanto vanno ricordati i legami col regime Sudafricano, tanto che nel 1991 veniva riconosciuta colpevole di aver violato il codice di condotta della Comunità Europea, in quanto pagava ai lavoratori di colore in Sudafrica salari inferiori ai limiti previsti.

Altro episodio clamoroso è stato quello che l’ha vista coinvolta in una causa intentata da 500 contadini del Costarica, con l’accusa di averli resi sterili. La Shell e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni.

Altra zona che sta subendo disastri a causa della Shell è l’Amazzonia. Ha in piedi molti progetti in quella zona, e molti di essi stanno causando danni enormi. Uno di questi prevede la costruzione di 10 dighe al fine di fornire energia ad un complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile. Queste miniere sono controllate dalla “ALCOA”, una ditta statunitense e da una filiale della Shell, la Billiton. La fonderia della miniera userà energia proveniente dalla diga Cachoeira Porteira, che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale, compresi alcuni villaggi dell'Amazzonia. La diga inonderà anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora venuti in contatto con l'uomo bianco. Secondo Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Stessi metodi si sono riscontrati in Thailandia, dove la Shell ha ammesso di aver scelto una zona per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni. Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.

Anche l’Europa è stata vittima della Shell. Nell'agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato un'eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò 20 km dell'estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di sterline. Fu giudicata incapace di "compiere il proprio dovere di rispetto dovuto alla comunità". Secondo l'Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata di salvare l'oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria Stanlow a Ellesmere Port era all'undicesimo posto nella lista di Greenpeace dei 50 impianti industriali più 'sporchi', autorizzata dalla NRA a scaricare rifiuti tossici nell'ambiente marino. Fu scoperta ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA. Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.

Più recentemente, la Sierra Club, la più vecchia e famosa associazione ambientalista Usa,e la Environment Texas hanno denunciato la Shell per violazione del Clean air act (la legge sull´inquinamento) che la multinazionale petrolifera anglo-olandese starebbe perpetuando a Deer Park, un complesso industriale di 6 km2 a 32 chilometri da Houston. Numerose sono le sostanza tossiche rilasciate: 450 tonnellate di componenti organici volatili, 270 tonnellate di monossido di carbonio, 113 di ossido di nitrogeno, 40 di benzene e 27 di 1,3-butadieno,ecc. A Deer Park si producono benzina, diesel, combustibile per aerei e cherosene destinati soprattutto a Usa e Messico, ma qualche rifornimento raggiunge anche l’Europa. La Shell potrebbe essere chiamata a pagare indennizzi di circa 32.500 dollari al giorno per ognuna delle mille violazioni della legge che, secondo gli ambientalisti, avrebbe causato tra il 2003 e il 2007.

 

Ovviamente questi sono solo alcuni esempi e la Shell è solamente presa ad esempio, lo stesso discorso può valere per le altre multinazionali legate al petrolio. Quello che possiamo fare noi consumatori occidentali è cercare di consumare meno benzina possibile, per far calare i loro guadagni, e chiedere ai nostri governi maggiori controlli sulle pratiche di sfruttamento che queste multinazionali adottano nelle varie parti del mondo, pena l’esclusione dal mercato nazionale.

 

 

 

 

Manuel Zanarini