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Quante vite vale un'atomica?

di Flaminia Lubin - 27/04/2008

Cibo radioattivo ai bambini. Plutonio ai malati. Radiazioni su donne incinte. Per studi segretissimi sulla bomba. Oggi un libro svela tutto

Cari genitori, stiamo portando avanti studi sul sistema nutritivo dei bambini, le ricerche sono compiute in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology. Abbiamo bisogno, occasionalmente, di prelevare del sangue dai bambini. Questo verrà studiato dopo aver somministrato ai bambini, per la loro colazione, cibi a base di calcio. Tutti coloro che accetteranno volontariamente di sottoporsi a questi test entreranno a far parte di un club speciale, lo Science Club. I bambini potranno godere di una serie di privilegi come un quarto di latte in più al giorno, gite al mare e saranno portati a vedere partite di baseball». Questa lettera venne spedita agli interessati, nel 1953, dalla direzione della Walter E. Fernald State School, un collegio della cittadina di Waltham, in Massachusetts, che serviva anche da orfanotrofio. Ma, nella lettera, veniva omesso un aspetto importante. Ai bambini in quelle colazioni dovevano essere somministrati cibi radioattivi. E ancora, nel 1946 Emma Craft, una donna di Nashville, si reca nella clinica Vanderbilt perché non si sente bene, i medici si rendono conto che è incinta e le danno da bere un cocktail che sostengono essere a base di vitamine. Emma partorisce una bambina, cui viene dato il nome Carolyn. Morirà 11 anni dopo per cancro. Il cocktail era un miscuglio di sostanze radioattive.

Esperimenti come questi, a base di materiale radioattivo e plutonio, sono stati condotti in Usa dal 1943 alla metà degli anni Settanta, dal tempo della presidenza di Franklin Delano Roosevelt a quella di Gerald Ford. Questo tragico capitolo della storia è raccontato in modo dettagliato nel libro, pubblicato recentemente, "The Plutonium File», scritto dalla giornalista Eileen Welsome, premio Pulitzer. Con l'autorizzazione del governo, dice la Welsome, sono stati effettuati esperimenti sulle conseguenze dell'assunzione di materiale radioattivo su uomini, donne e bambini senza che questi fossero informati. La Welsome ha identificato alcuni protagonisti, e ne ha intervistato le famiglie. "The Plutonium File" denuncia le ingiustizie subite da persone deboli: donne incinte, bambini abbandonati, carcerati, che divennero vittime di decisioni prese dall'alto a loro insaputa.

Era la prima metà degli anni Quaranta, la Germania di Hitler occupava mezza Europa. Il governo americano varò il Manhattan Project, iniziativa top secret, con l'obiettivo di costruire la bomba atomica. Quantità enormi di plutonio vennero prodotte per mettere a punto l'ordigno, mentre l'apprensione degli scienziati cresceva. Volevano capire quali potessero essere gli effetti successivi all'esplosione di una bomba al plutonio. Nel 1943, all'università di Berkeley in California, il dottor Joseph Hamilton cominciò a somministrare plutonio a topi. I risultati degli esperimenti furono allarmanti, il plutonio veniva espulso molto più lentamente rispetto ad altre sostanze radioattive e all'interno dell'organismo si depositava sulle ossa e su organi come fegato, pancreas e polmoni. Per saperne di più gli studiosi decisero che era arrivato il momento di cominciare esperimenti sugli esseri umani. Ma, prima di dare inizio alla ricerca sulle persone, nei laboratori di Los Alamos, Rochester e Chicago, si cominciarono a somministrare dosi massicce di plutonio a cani, gatti e conigli.



Dopo vari scambi di opinioni fu deciso di far partire l'operazione su cavie umane: in tutto 18 nella fase iniziale. La prima fu Ebb Cade, un muratore della Carolina del Nord: dopo un incidente stradale era stato ricoverato nell'ospedale militare di Oak Ridge, famoso per il suo istituto di studi nucleari. Gli scienziati decisero che al malato sarebbe stata somministrata una dose di plutonio. Il primo esperimento su un essere umano avvenne il 10 aprile 1945 quando 0,25 centimetri cubici di plutonio mescolato con acqua distillata furono iniettati nel braccio sinistro di Cade. A Chicago toccò ad Arthur Hubbard, ricoverato per un carcinoma squamoso. Nella facoltà di medicina dell'Università di San Francisco, Joseph Hamilton, lo scienziato che fino ad allora si era occupato di topi, trovò un'altra cavia: Albert Stevens, ammalato di un ulcera duodenale. Le cavie venivano identificate con la sigla HP (Human Product), e un numero.

Nessun consenso agli esperimenti fu mai richiesto alle vittime, e le somministrazioni di plutonio avvennero in segreto. Secondo gli scienziati, gli esperimenti dovevano proseguire oltre anche esponendo le persone ad aria contaminata da sostanze radioattive.

Infine, racconta la Welsome, quando venne varato il Manhattan Project, Enrico Fermi, lo scienziato italiano che faceva parte del progetto, avvisò i colleghi che le esposizioni erano un pericolo per la salute. Non venne ascoltato. Numerosi civili vennero coinvolti nelle esplosioni atomiche che il governo americano condusse nel Nevada dal 1952 al 1962. Negli ospedali americani intanto si continuava ad iniettare plutonio.