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La politica estera italiana in Medio Oriente. Intervista a Claudio Moffa

di redazionale - 27/04/2008

CLAUDIO MOFFA: BERLUSCONI DEVE ESSERE GARANTISTA ANCHE IN CAMPO INTERNAZIONALE, NON E' POSSIBILE CHE IN MEDIO ORIENTE IL DIRITTO VENGA CONTINUAMENTE VIOLATO


Roma, aprile - Quale sarà l'atteggiamento del nuovo governo italiano verso il Medio Oriente ? Arabmonitor lo ha chiesto al professor Claudio Moffa, docente presso l'Università di Teramo, promotore e responsabile del master Enrico Mattei nel Vicino e in Medio Oriente.

Sarà un governo molto vicino a Israele, come è stato detto da alcune parti ?

"Per come è stato il governo precedente, non so se questa grande identità tra Italia e Israele, con tutto quello che Israele pretende, possa realizzarsi. E' stato detto che Silvio Berlusconi farà la sua prima uscita internazionale, in veste di presidente del Consiglio, in Israele. Ma il primo capo di Stato straniero che Berlusconi ha visto, dopo la vittoria elettorale, è stato Vladimir Putin, che non è certo una personalità molto amata dai russi israeliani dell'entourage di Boris Eltsin, dai vari Berezhovski, che hanno sostenuto la guerriglia cecena.

C'è poi da dire che Berlusconi in Italia ha come principale avversario quel fronte falsamente progressista che si riconosce in Repubblica, gruppo completamente schierato con Israele. Sappiamo che il mondo ebraico-israeliano è presente trasversalmente dappertutto. Ma ci sono divisioni. Basta ricordare che George Soros l'anno scorso ha denunciato l'influenza della lobby ebraica sulla politica estera americana, dicendo che la controlla troppo.

Mi dispiace che Massimo D'Alema debba lasciare la Farnesina, perché è stato l'erede di una tradizione estera mediterranea italiana. Tuttavia penso, personalmente, che Silvio Berlusconi sia meno filoisraeliano del centro-sinistra. Vede, c'è una formidabile contraddizione in lui. In politica interna è assolutamente garantista. Nella politica internazionale, il diritto è stato completamente stravolto in questi ultimi anni. Si è parlato di diritto all'ingerenza umanitaria, si è esaltato il diritto all'autodecisione dei popoli, in modo che qualsiasi tribù potesse mettere a repentaglio l'equilibrio di Stati esistenti. Questo è inammissibile.

Ma se Berlusconi è garantista in ambito interno, come fa a sostenere un George W. Bush nelle questioni internazionali ? Il futuro governo di centro destra deve prestare attenzione al garantismo internazionale. Non è possibile che in Medio Oriente il diritto internazionale venga continuamente violato, calpestato, con oltre trecento risoluzioni Onu ignorate".

L'Italia tornerà in Iraq, con il nuovo governo, per svolgere compiti relativi alla sicurezza ?

"Non ho idea, ma se dovesse tornare sarebbe un passo indietro".

L'esecutivo di Berlusconi svolgerà un'azione di sostegno a favore di coloro che vogliono inasprire i rapporti con l'Iran ?

"Premettto che a mio avviso l'Iran ha il pieno diritto al nucleare civile, e se esce dal Trattato di non proliferazione nucleare anche all'arsenale nucleare, perché c'è uno squilibrio diplomatico-militare in Medio Oriente (Israele è fuori dal Tnp e dispone di armamenti nucleari). Bisogna avere il coraggio di essere meno filoisraeliani. Le dirò anche di più: l'Iran ha il diritto di essere aiutato dall'Agenzia per l'energia atomica per realizzare il suo programma nucleare civile.

Io non so se il mio è un quadro ottimistico, ma non vedo in Silvio Berlusconi un oltranzista come Bush e lo vedo più vicino a Putin. Vedo che Berlusconi stesso deve rispettare determinati equilibri, da qui la presenza tra le fila della sua compagine di determinati personaggi. Certo se agli Esteri venisse designato un Roberto Formigoni sarebbe un segnale positivo, sia per la conoscenza che ha del Medio Oriente che per l'attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente, e soprattutto in Iraq. I ministri degli Esteri vanno aiutati da una corretta informazione sul Medio Oriente. In questo campo andrebbe garantita la par condicio".

Massimo D'Alema è stato uno dei pochi ministri degli Esteri europei che in questi due anni non si è recato a Damasco. C'andrà il suo successore ?

"Sarebbe obbligatorio andarci. Non si può fare la pace se non si dialoga con tutte e due i fronti. Del resto, se lo facesse, dimostrerebbe che la politica del nuovo governo è innovativa rispetto a quella dell'esecutivo precedente".

Silvio Berlusconi ha detto che vuole ridiscutere le regole di ingaggio del soldati italiani in Libano. Si vorrebbe che sparassero su Hezbollah ?

"E' un'affermazione che mi sorprende e deriva probabilmente da una non conoscenza della situazione sul territorio, dove in due anni si sono verificate ripetute provocazioni da parte israeliana con le violazioni continue allo spazio aereo libanese, e non solo. Non si tratta di cambiare le regole, ma di imporre a Israele il rispetto della risoluzione Onu".

Claudio Moffa: professore ordinario di storia e diritto dei paesi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Teramo, presidente dell'Istituto “Enrico Mattei” d'Alti Studi in Vicino e Medio Oriente, ha collaborato e collabora a diverse testate giornalistiche e scientifiche (tra cui “La Stampa”, “GR-RAI”, “RAI 2 Terzo Anello”, “Le Monde Diplomatique”, “Limes”, “Marxismo Oggi”, “Africa”, “Africana”, “Politique Africaine”, "Eurasia. Rivista di studi geopolitici"), ha fondato due riviste (“Quaderni internazionali” e “La lente di Marx”) ed è autore di numerosi libri, fra cui L'africa alla periferia della storia (Premio Cultura Presidenza del Consiglio), La favola multietnica. Per una critica alla sociologia della “immigrazione facile” e
Enrico Mattei. Contro l'arrembaggio al petrolio e al metano.
Nella rivista "Eurasia" ha pubblicato i saggi: Putin, il Vicino Oriente e il mondo (nr. 2/2007, pp. 79-81) e Il caso Mattei e il conflitto arabo-israeliano (nr. 4/2007, pp. 255-271).


Si ringrazia la Redazione di Arabmonitor Agenzia di informazione dal Medio Oriente e Mondo arabo per aver permesso la riproduzione di questa intervista.


Fonte: Arabmonitor