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Semi, guerre e carestie - Capitolo VIII

di Romolo Gobbi - 28/04/2008

Autore: RomoloGobbi | Data: 25/04/2008 12.20.39
8. La rivolta dei Circumcellioni

La storiografia sovietica ha sostenuto a lungo che le guerre servili e la rivolta di Spartaco non furono che l’inizio di una rivoluzione antischiavista che, pur con una pausa di quattro secoli, poté trasformarsi in un’autentica rivoluzione: “soltanto nell’epoca del tardo impero, quando, alla fine, ebbe luogo la rivoluzione degli schiavi e dei coloni, la quale insieme all’invasione barbarica pone fine alla società antica”. (1) Ma a parte la forzatura di voler vedere una continuità tra fenomeni totalmente diversi, la storiografia sovietica ha dimenticato un episodio di vaste proporzioni che sconvolse le campagne del Nord Africa in seguito al movimento rivoluzionario dei circumcellioni, i braccianti agricoli che all’inizio del IV secolo d.C. minacciarono le proprietà e le vite dei latifondisti romani. Si trattava dei lavoranti stagionali che si spostavano da una località all’altra nelle regioni del nord dell’attuale Tunisia e in parte dell’Algeria, per svolgere lavori agricoli nelle vaste proprietà dei coloni romani.
Il nome era derivato dai luoghi in cui normalmente si riunivano, intorno (circum) alle tombe dei martiri (cellae). Si trattava di edifici adibiti a deposito di derrate agricole costruiti a ridosso delle chiese, nelle quali si trovavano appunto le cellae dei martiri. Probabilmente erano ex contadini espropriati dagli agenti delle tasse e dai proprietari terrieri coi quali si erano indebitati. Essi scaricarono la loro violenza organizzata anche contro i responsabili delle loro condizioni: “i buoni di credito (chirograhia) avevano perso efficacia. In quei giorni nessun creditore aveva la libertà di esigere il pagamento di un debito”. (2)
Anzi, il più delle volte i creditori erano obbligati dai debitori a restituire i loro titoli di credito, altrimenti intervenivano i Circumcellioni a esercitare le dovute pressioni. Anche i rapporti tra schiavi e padroni venivano capovolti in seguito alla loro azione. “Ricchi padroni alla guida di veicoli confortevoli venivano lanciati fuori e fatti correre dietro il loro carro, ora occupato dai loro schiavi”. (3)
I Circumcellioni preferivano chiamarsi agonistici o “soldati di Cristo”, e il loro grido di battaglia era “Deo laudes”. In Numidia, dove erano particolarmente forti, attaccavano anche le truppe romane e i legati. Avevano adottato un abito di tipo monastico e portavano in processione le reliquie dei martiri ai quali si erano votati. Anche le donne che li accompagnavano avrebbero fatto voto di castità. Per queste evidenti motivazioni religiose le loro azioni non sono state annoverate tra le forme di lotta di classe contro la proprietà schiavista romana.
L’ispirazione religiosa dei Circumcellioni derivava dalla loro adesione alla chiesa eretica Donatista della quale costituivano il braccio armato. La prima notizia del movimento risale al 340: “quando c’era qualche lavoro duro da fare, come saccheggiare una chiesa cattolica o una villa romana, o rimettere a posto qualche dissenziente turbolento, i Circumcellioni venivan convocati”. (4) La chiesa Donatista aveva attinto la propria carica eversiva dalla tradizione millenarista che si ispirava all’Apocalisse dell’apostolo Giovanni. Infatti nei capitoli 19 e 20 dell’ultimo libro del vangelo di Giovanni, dopo le profezie catastrofiche, si annunciava il ritorno di Cristo sulla terra: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia”. (Ap. 19, 11). Le intenzioni bellicose di Cristo, al contrario di tutto quanto il contenuto dei Vangeli, si attueranno nella battaglia finale contro l’Anticristo: “E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per muovere guerra a colui che cavalcava il cavallo e all’esercito suo” (Ap. 19,19). L’esercito di Cristo era formato da coloro che non si erano lasciati sedurre dall’Anticristo e dai martiri cristiani risorti e, dopo che la “bestia” e il “falso profeta” furono gettati “nello stagno ardente di fuoco e di zolfo”, vi fu la grande vittoria: “E il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che cavalcava il cavallo e tutti gi uccelli si satollarono delle loro carni”. (Ap. 19,21). Già questa parte della profezia era rivoluzionaria perché tutti i re della terra erano nemici di Cristo, inoltre coloro che erano stati sedotti dall’Anticristo portavano il marchio della “bestia” sulla mano, e quindi fu facile individuare i nemici di Cristo nei detentori del potere e del denaro. Ma la parte più rivoluzionaria della profezia era contenta nella previsione di un regno, di mille anni, di Cristo sulla terra: “E vidi le anime di quelli che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e di quelli che non avevano adorata la bestia, né la sua immagine, e non avevano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano; ed essi tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni”. (Ap. 20,4).
I Circumcellioni credettero ciecamente nella profezia dell’Apocalisse di Giovanni e quindi il loro obiettivo era comunque il martirio, individuale o di massa. In preparazione di questo tenevano anche banchetti di addio, durante i quali si ubriacavano e danzavano in onore dei martiri. Compiute le cerimonie preparatorie: “Avvertito in sogno o da una rivelazione che il suo momento era venuto, un Circumcellione usciva fuori e fermava un viaggiatore, o meglio ancora, in memoria dei tempi eroici del Cristianesimo, un magistrato. Allo sfortunato veniva posta l’alternativa di uccidere o essere ucciso. Altri si precipitavano in una cerimonia pagana offrendo se stessi come sacrifici umani. Questi diventavano martiri automaticamente, come quelli che morivano negli attacchi alle ville o alle chiese cattoliche”. (5) E, secondo l’Apocalisse di Giovanni sarebbero risorti e avrebbero regnato con Cristo sui troni della terra per mille e più anni.
La vita eterna era loro comunque assicurata dalla loro stretta osservanza dei comandamenti, ma solo la speranza del regno millenario li spingeva al martirio, anche attraverso il suicidio in massa gettandosi da precipizi, o annegandosi o bruciandosi vivi.
Ma per i Circumcellioni venne l’ora della vendetta, senza dover
attendere la battaglia di Harmaghedon. Il 3 novembre del 361 morì Costanzo, e Giuliano, che gli successe, capovolse la situazione dei pagani e dei cristiani dissidenti di tutto l’Impero. I Donatisti che erano stati esiliati poterono tornare in Africa e da perseguitati divennero a loro volta persecutori: “Il donatismo spazzò la Numidia e la Mauritania come il fuoco in una foresta. Vescovi, preti e suore (sanctionales) furono rudemente deposti. Dove non furono uccisi immediatamente, fu loro ordinato di ‘diventare Cristiani’, furono spogliati delle loro mitre e dei loro veli, le loro teste rasate furono coperte di cenere (cioè soggette a rito di penitenza)”.(6) Gli altari delle chiese cattoliche furono abbattuti e bruciati, il vino da messa “venne buttato ai cani o bevuto caldo come potente stimolante”. (7)
Ma con la morte dell’imperatore Giuliano (l’Apostata) il 26 giugno del 363, la situazione cambiò di nuovo, questa volta in maniera definitiva. La chiesa donatista continuò a essere perseguitata e i Circumcellioni continuarono a ribellarsi e martirizzarsi.
Ma non furono soltanto le persecuzioni a sconfiggere i donatisti; fu la battaglia politica e teologica scatenata contro di loro dal “grande” Sant’Agostino. Divenuto vescovo di Ippona, oggi Annaba in Algeria, per trent’anni usò contro i Donatisti le armi teoriche che aveva affilato negli anni precedenti come insegnante di retorica prima e poi come filosofo in Italia. Nato a Tagaste in Numidia, non fece nessuno sforzo per capire la cultura dei Berberi, alla cui razza apparteneva sua madre. Suo padre Patrizio era membro del municipio della sua città, ed era un ricco proprietario terriero. I suoi amici e quelli della sua famiglia appartenevano tutti alle classi medio-alte ed egli si fece interprete degli interessi di queste classi, combattendo le spinte eversive dei Circumcellioni.
Agostino “dopo vari e inutili tentativi, teorizzò quello che possiamo chiamare l’appello al braccio secolare: essere necessario cioè che la gente che non vuol capir ragione, vi sia ricondotta con i castighi e con il timore, per il suo stesso bene e per il bene comune”. (8)
Però in una lettera a Marcellino raccomandava moderazione al proconsole romano incaricato di procedere alla repressione. “noi non vogliamo che le sofferenze dei servitori di Dio siano vendicate in base alla legge del taglione, con supplizi analoghi [...] Auspichiamo che questi uomini, senza perdere la vita e senza alcuna mutilazione particolare, siano in forza della sorveglianza delle leggi ricondotti da uno stato furioso alla calma del buon senso, o allontanati da una energia malvagia e condotti a qualche utile servizio”. (9)
Ma il favore principale reso da Agostino alla Chiesa cattolica fu quello di scaricare teoricamente l’arma principale del donatismo, il millenarismo: “Ma quando si dice che chi sarà allora risorto passerà una vacanza di banchetti materiali assolutamente smisurati, con una quantità di cibi e bevande tale da non avere nessuna misura e da superare anzi la misura stessa della credibilità, ecco che a questo può credere solo gente materiale. A sua volta chi vive nello spirito chiama quanti coltivano questa credenza ‘chiliasti’, una parola greca che potremmo in traduzione letterale esprimere con ‘millenari’. Confutarli dettagliatamente richiede-rebbe troppo tempo”. (10)
In sostanza, egli diede un’interpretazione allegorica dell’Apocalisse di Giovanni. “La prima resurrezione e il battesimo e i mille anni rappresentano, con una cifra simbolica, tutto il tempo indeterminato tra la passione di Cristo e il giudizio finale: il tempo cioè nel quale si può compiere la prima resurrezione. Dunque il regno di Dio e il regno dei cieli è ora la Chiesa, nei suoi vivi e nei suoi morti”. (11)
Però, nonostante gli sforzi politici e teologici di Agostino, il donatismo sopravvisse alla condanna come eresia, alle persecuzioni e infine all’invasione dei Vandali nel 429. Tracce di donatismo sono state trovate in un’iscrizione del 722, una generazione dopo la sconfitta finale
dei berberi da parte degli Arabi invasori.
Le vicende del donatismo ebbero una notevole influenza nella formazione della Chiesa cattolica, ma furono anche importanti per la formazione dell’Islam. Basti pensare alla concezione donatista del martirio e alla sua accettazione nella religione islamica: “Se la conquista islamica fu l’atto finale della divisione tra Roma e Cartagine, e tra la metà del Nord e la metà Sud del Mediterraneo, in conclusione il Donatismo e le sette dissenzienti contribuirono fortemente a questo risultato. Il Donatismo non fu semplicemente uno scisma, esso fu parte di una rivoluzione”. (12) Se la rivolta dei Circumcellioni ebbe un ruolo così importante per l’Africa romana, la teorizzazione di Agostino contro il donatismo pose le basi ideologiche per le lotte dei contadini in Europa qualche secolo dopo. Innanzitutto la sua confutazione teologica del regno millenario di Cristo, che era già cominciato con la nascita di Gesù e che i mille anni sarebbero stati quelli della sua chiesa, scatenò le attese escatologiche intorno all’anno Mille. Per di più Agostino, che da giovane aveva aderito al manicheismo, involontariamente favorì il millenarismo dei secoli successivi, con la sua teorizzazione della predestinazione, che presupponeva un patto di Dio con i singoli eletti, ai quali la grazia imperscrutabilmente garantiva la salvezza. Mentre coloro ai quali era, altrettanto inesplicabilmente negata, erano predestinati ad essere dannati per l’eternità.
Questo dualismo tra gli eletti, da una parte, e quelli che inesorabilmente erano dannati, costituì la premessa ideologica di tutti i millenarismi a venire, caricando ulteriormente la contrapposizione tra i combattenti dell’esercito di Cristo e quelli che combattevano per la bestia dell’Apocalisse.
La religione inventata da Mani in Persia, a metà del III secolo d.C., era profondamente intrisa dal dualismo tra bene e male, tra luce e tenebre, tra puri e impuri. Ma nella sua sintesi di varie religioni dall’ebraismo, al buddismo, al zoroastrismo, al cristianesimo egli ricuperò anche la tradizione apocalittica ebraico-cristiana, aggiungendovi una nuovo elemento propulsivo: il messia sarebbe tornato sulla terra solo dopo che questa fosse stata liberata dal male. Da quel momento il millenarismo eliminò la passività dell’attesa del ritorno di Cristo, più o meno anticipata da catastrofi ed altri segni premonitori, ponendo invece l’azione dei fedeli per eliminare il male, e i malvagi, come premessa indispensabile per l’avvento in terra del regno di mille anni dei giusti.
Le rivolte dei contadini europei, a partire dal XIII secolo, che sconvolsero regioni più o meno vaste dall’Italia alla Francia, alle Fiandre, all’Inghilterra, alla Boemia e alla Germania, si ispirarono all’Apocalisse di Giovanni e alla teoria della predestinazione di Agostino.
1. S.L. UTCENKO, La rivolta di Spartaco, in AA.VV., Schiavitù e produzione, op.cit., p. 159.

2. OPTATUS, III, 4, cit., in W.H.C. FREND, The Donatist Church, Clarendon Press, Oxford, 1985, pp. 172-73.

3. Ivi, p. 173.

4. Ivi, p. 172.

5. Ivi, p. 173.

6. Ivi, p. 189

7. Ibidem.

8. F. BOLGIANI, Ortodossia ed eresia, Celid, Torino 1987, p. 22.

9. AGOSTINO, Epistole, 133, 1 CSEL, XLIV, 81, Cit. in Bolgiani, p. 22.

10. AGOSTINO, La città di Dio, Torino 1992, p. 962.

11. PINCHERLE A., Sant’Agostino, Laterza, Bari 1930, p. 220.

12. W.H.C. FREND, op. cit. ,p .336