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I controllori

di Stefano Montanari - 30/04/2008

     
 

Per un certo periodo ho lavorato prima come medico di fabbrica e poi all’ASL nel settore della tutela della salute dei lavoratori.

Gli ispettori, che andavano nelle fabbriche, si lamentavano dello stipendio scarso e del fatto che dovevano sempre fare rapporti dettagliati per l’autorità giudiziaria.

I datori di lavoro cercavano in qualche modo di aiutarli e alla fine si mettevano d’accordo.

Raramente i padroni si impuntavano e non cedevano: in questi rari casi finivano sotto processo per tutta una serie di violazioni, che venivano verbalizzate.

Potrei fare nomi e cognomi, ma è passato parecchio tempo e non servirebbe più a nulla.Le conseguenze si vedono a distanza di tempo.

Un caso per tutti: la Società Italiana Amianto di Grugliasco ha fatto centinaia di vittime tra le signore (erano quasi tutte donne) che vi lavoravano intorno agli anni ’70.

Una fabbrica alle porte di Torino, un rischio ben conosciuto, verifiche frequenti da parte dell’Ispettorato del Lavoro, controlli sanitari a cura dell’ENPI… centinaia di malati e di morti.

Potrei sbagliarmi, ma mi sembra che adesso uno degli ispettori sia diventato un direttore dell’ARPA (centro amianto).

Le signore che lavoravano alla SIA (le sopravvissute) mi hanno riferito dei controlli, che non riscontravano mai nulla di anormale.La recente tragedia della ThyssenKrupp, ha riportato all’onor delle cronache le responsabilità dell’ASL, incaricata delle verifiche, che sono state fin troppo superficiali.

C’è stata anche una commissione politica di inchiesta, che ha individuato responsabilità, che sembravano fuori discussione, ma dalle indagini non sono stati ravvisati elementi penalmente rilevanti, solo incapacità.Uno degli ispettori ha detto che era la prima volta che andava in un’acciaieria e che non ci capiva niente.

Riporto testualmente:

“Non avevo mai visto una linea di produzione in campo siderurgico. Nessuno mi ha detto che c’erano (gli estintori) e comunque io non li ho visti. Dalla mia valutazione è emerso che non c’era pericolo di esplosioni”.

Come sarebbe bello per tanti professionisti che sbagliano poter dire: ”Non ho colpa, non ci capisco niente!”.

Nella realtà per medici, ingegneri, piloti, datori di lavoro, macchinisti, ecc. le cose vanno diversamente.Tornando alla ThyssenKrupp, dai registri dell’European Pollutant Emission Register e dall’Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti, scopriamo che  l’acciaieria ha scaricato direttamente nell’acqua quantità impressionanti di Cromo e Nichel, due metalli cancerogeni.

I dati consultabili in rete parlano di 680 chilogrammi di Cromo e 874 di Nichel nel 2004, 710 chilogrammi di Cromo e 556 di Nichel nel 2005, 338 chilogrammi di Cromo e 453 chilogrammi di Nichel nel 2006.

Tonnellate di cancerogeni nell’acqua.L’ignoranza è il nemico da battere (nella migliore delle ipotesi).