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La «Venere infernale» come pedina diabolica nella partita che ha per posta l'anima dell'uomo

di Francesco Lamendola - 02/05/2008

 

 

 

Era un tipo strano, Clive Staples Lewis (Belfast, 1898- Oxford, 1963).

Oggi, molto ne hanno sentito parlare per la straordinaria toccata alla versione cinematografica del suo romanzo "fantasy" Le cronache di Narnia (1950-56); ma, come scrittore di fantascienza, aveva scritto anche altri ottimi romanzi, Lontano dal pianeta silenzioso (1938) e Perelandra (1943); e, come studioso del Medioevo e del Rinascimento inglesi, aveva raggiunto fama e prestigio grazie a L'allegoria d'amore (1936) e La letteratura inglese del XVI secolo (1954).

E già questa capacità di spaziare dagli austeri studi universitari (fu professore a Oxford dal 1925 al 1954 e, poi, a Cambridge, fino alla morte) alla narrativa, in due generi considerati "minori" e un po' eretici, "fantasy" e fantascienza, rivela una personalità fuori degli schemi e niente affatto ingessata dal severo e prestigioso ambiente accademico, in cui pure trascorse l'intera sua esistenza. Eppure c'è un'altra sorpresa in serbo, per chi si accosti a questa coltissima e schiva figura di filologo sui generis, che si trovava a suo agio tanto fra i codici medioevali quanto fra le più sbrigliate fantasie romanzesche.

Egli fu un animo profondamente religioso, membro di quel particolare ramo dell'anglicanesimo che viene denominato "chiesa alta" e che è il più vicino al cattolicesimo (e si pensi al prestigio della letteratura cattolica inglese del XX secolo, da G. K. Chesterton a Graham Greene). Espressione intensa e significativa della sua profonda religiosità sono le Lettere di Berlicche (titolo originale: The screw-tape's letter's), del 1942, nelle quali immagina che il diavolo Berlicche  - scriva trentuno lettere a suo nipote Malacoda - di dantesca memoria -, dandogli tutta una serie di raffinati suggerimenti per traviare e perdere l'anima di un giovanotto che quest'ultimo ha preso sotto la sua "protezione", deciso a strapparlo al Nemico (ossia a Dio).

In una delle sue lettere, la XX, Berlicche istruisce suo nipote a proposito della lussuria e su come far leva su di essa per allontanare da Dio l'anima di un uomo e spingerla verso l'impurità e la degradazione. L'originalità di questa lettera consiste nel fatto che non solo la fornicazione, ma anche un certo tipo di matrimonio vengono presentati come strumenti efficaci per il conseguimento di un tale scopo. La cosa importante, dal punto di vista del Diavolo - che si voglia prendere questa espressione come metaforica o come letterale - è riuscire a far leva sull'immagine della Venere infernale che, accanto alla Venere terrestre, ogni uomo porta segretamente nelle sue fantasie proibite: di una donna, cioè, che non gli ispira né amore, né rispetto, ma solo una bassa libidine, capace di agire su di lui come una droga o come la catena mediante la quale ridursi alla condizione di un miserabile schiavo delle proprie passioni.

Altra nota assai originale è la riflessione sul ruolo svolto dalla pubblicità e dalla moda, nella società moderna, nel diffondere ossessivamente una immagine femminile sempre meno dolce e spirituale e sempre più volgare, strafottente e grossolanamente sensuale. E questo ordine di ragionamenti ci riporta a quanto detto, in un nostro precedente articolo (cfr. nella parabola del Maestro e Margherita l'incontro felice tra il maschile e il femminile, sempre sul sito di Arianna Editrice), circa il fatto che oggi sembra essere in atto uno spietato gioco al massacro tra i due generi, per cui essi,  invece di aiutarsi, sostenersi e incoraggiarsi al raggiungimento della propria specifica vocazione,  sembrano impegnati, con tutte le loro forze, in una lotta senza quartiere per trascinarsi reciprocamente verso il basso, tradendo la propria missione e condannandosi all'infelicità.

Scrive, dunque, C. S. Lewis, con sottile ironia, nelle Lettere di Berlicche (traduzione di Alberto Castelli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1947, 1979, pp. 81-84):

 

Mio caro Malacoda,

noto con grande dispiacere che il Nemico ha, per ora, posto fine forzatamente ai tuoi attacchi diretti contro la castità del tuo paziente. Avresti dovuto sapere che alla fine fa sempre così, e avresti dovuto desistere prima di raggiungere quel momento. Poiché, come stanno le cose, il tuo giovanotto ora ha scoperto la pericolosa verità che codesti attacchi non durano sempre, di conseguenza non devi usare di nuovo ciò che è, dopo tutto, la nostra arma migliore - la credenza degli esseri umani ignoranti, che non v'è speranza alcuna di liberarsi da noi se non cedendo. Penso che tu ti sia sforzato di convincerlo che la castità è contro la salute.

Non ho ancora ricevuto alcun rapporto da te sulle signorine del vicinato. Vorrei averlo subito, poiché, se non ci sarà possibile usare delle sua sessualità per renderlo impuro, dobbiamo tentare d'usarne per fargli concludere un matrimonio secondo i nostri desideri. Nel frattempo vorrei accennare al tipo di donna - voglio dire al tipo fisico - del quale dovrebbe essere incoraggiato a innamorarsi se la miglior cosa nella quale possiamo riuscire è un 'innamoramento'.

Naturalmente questo problema viene deciso per noi in modo generale da quegli spiriti che nella gerarchia dell'abisso sono molto più giù di me e di te. È compito di codesti grandi maestri produrre per ogni età un indirizzo generale di ciò che si può chiamare  'gusto' del sesso. Lo fanno lavorando per mezzo di quel circolo ristretto di artisti popolari, di sarti, di attrici e di ditte pubblicitarie che stabiliscono il tipo di moda. Lo scopo è di guidare ciascun sesso lontano da quei membri dell'altro con i quali sarebbero possibili matrimoni che portano maggior aiuto, felicità e fecondità. Siamo così riusciti per molti secoli a trionfare sopra la natura fino a rendere sgradevoli a quasi tutte le donne alcune caratteristiche secondarie degli uomini (quale la barba) - e ciò è molto più  importante di quanto tu possa supporre. Nei riguardi del gusto maschile abbiamo variato moltissimo. Un tempo lo abbiamo diretto verso il tipo statuario e aristocratico della bellezza, unendo la vanità degli uomini ai loro desideri, e incoraggiando la razza a produrre principalmente  da donne assai arroganti e prodighe. In un altro tempo abbiamo scelto un tipo di femminilità esagerata, debole e languido, cosicché follia e codardia, e tutta la generale falsità e piccineria di mente che s'accompagnava ad esso erano offerti sopra la pari. Presentemente seguiamo una linea di condotta contraria. All'età del valzer è seguita l'età del jazz, e ora insegnamo agli uomini a farsi piacere le donne il cui corpo si distingue difficilmente da quello dei ragazzi. Dal momento che codesto genere di bellezza è molto più transitorio della maggior parte degli altri, dobbiamo esagerare il cronico orrore della donna di diventare vecchia (con molti risultati eccellenti) e renderla sempre meno volonterosa e meno capace di mettere  al mondo bambini. Né ciò è tutto. Abbiamo macchinato un grande aumento nella licenze che la società permette alla rappresentazione del nudo apparente (non del vero nudo) nell'arte, e alla sua esibizione sul palcoscenico o sulle spiagge balneari. È tutta falsità, naturalmente; nell'arte popolare le figure sono disegnate falsamente; le vere donne in costume da bagno e in calzoncini sono in realtà schiacciate e puntellate in modo che appaiono più stabili e più snelle e simili ai ragazzi più di quanto la natura non permetta di essere a una donna adulta. Tuttavia nello stesso tempo si insegna al mondo moderno a credere di essere 'franco' e 'sano', e che stia tornando alla natura. Come risultato si ottiene di dirigere il desiderio degli uomini verso qualcosa che non esiste - facendo sempre più importante, nella vita sessuale, il compito dell'occhio e nello stesso tempo rendendo sempre più impossibili le richieste. Puoi facilmente prevedere ciò che ne seguirà!

Questa la strategia generale del momento. Ma entro questa cornice ti sarà ancora possibile incoraggiare i desideri del tuo paziente verso una di codeste due direzioni. T'accorgerai, se guarderai con attenzione nel cuore di qualsiasi essere umano, che esso è vistato da almeno due donne immaginarie - una Venere terrestre e una Venera infernale, e che il suo desiderio si diversifica in qualità secondo il suo oggetto. V'è un tipo per il quale il suo desiderio è tale che si può naturalmente riferire al nemico - che si mescola facilmente con la carità, che obbedisce facilmente al matrimonio, che è colorato da cima a fondo con quella luce dorata della reverenza e della naturalezza che noi detestiamo; e v'è un altro tipo che esso desidera brutalmente, e che tende a desiderare brutalmente, un tipo la cui migliore utilità è di allontanarlo completamente dal matrimonio, ma che, anche nel matrimonio, esso avrebbe la tendenza a trattare come uno schiavo, un idolo, un complice. Il suo amore per il primo tipo potrebbe implicare ciò che il Nemico chiama male, ma solo accidentalmente: l'uomo desidererebbe che essa non fosse la moglie di un altro e si dispiace di non poterla amare legittimamente. Ma nel secondo tipo ciò che vuole è il male sentito; egli va alla ricerca dell'«amarognolo» nel suo sapore. Nel volto gli piace l'animalità visibile, o la strafottenza, o l'astuzia, o la crudeltà, e nel corpo qualcosa del tutto diverso da ciò che di solito egli chiama bellezza, qualcosa che può perfino, in un momento di sanità, chiamare bruttezza, ma che, per mezzo della nostra arte, si può pizzicare sul nervo scoperto della sua segreta ossessione.

Il vero uso della Venere infernale si ha, senza dubbio, quando essa è una prostituta o un'amante. Ma se il tuo uomo è un cristiano, e se è stato bene educato nel nonsenso intorno all'«Amore»  irresistibile e che scusa tutto, lo si può spesso indurre a sposarlo. E vale la pena di farlo. Avrai fatto fallimento per ciò che si riferisce alla fornicazione e al vizio solitario; ma vi sono altri metodi, più indiretti, di usare della sessualità di un uomo per perderlo. E, a proposito, essi non sono soltanto efficaci, ma anche deliziosi. Essi producono una infelicità d'un genere assai durevole e squisito.

Tuo affezionatissimo zio

                                    Berlicche.

 

Da tempo ci siamo convinti, e andiamo sostenendo, che una delle principali cause del generale collasso morale e sociale cui la società moderna sembra inarrestabilmente avviata, è proprio il sovvertimento dei reciproci ruoli del maschile e del femminile, con tutto il carico di frustrazioni, rancori, rabbia e infelicità che esso naturalmente reca con sé.

Abbiamo anche osservato (ad es. nell'articolo Nel dramma dimenticato di Claudia Bianchi il grido d'aiuto di una femminilità infelice, sempre sul sito di Arianna Editrice) che, quando l'uomo abdica al suo ruolo maschile, la donna è tentata di compensare il vuoto che si viene a creare, mascolinizzandosi a sua volta; ma anche, paradossalmente, accentuando l'erotizzazione della propria immagine (e di quella delle proprie figlie adolescenti). Il risultato è uno strano miscuglio di erotismo femminile esasperato e di competizione sfrenata con l'uomo per strappargli il primato della forza (anche fisica): come è il caso, appunto, delle ragazze che praticano forme assai spinte di body-building.

Ora, si faccia caso a quanto spesso il cinema, la pubblicità e perfino i fumetti (specialmente i fumetti cosiddetti "per adulti"), da alcuni anni a questa parte, sono impegnati a veicolare e a rendere sempre più popolare l'immagine di una super-donna che presenta, appunto, la massima carica possibile di questi due elementi, erotismo esasperato e prestanza fisica altrettanto esasperata. Anche lo sport ci ha messo la sua parte, con tanto di Giochi olimpici ormai regolarmente trasformati (complici costumi sempre più sexy e sempre più ridotti ai minimi termini) in una passerella per questo nuovo genere di Veneri infernali le quali, appunto per la loro caratteristica di brutale sensualità, tendono a provocare un desiderio brutale da parte dell'uomo; e questo, si badi, proprio nel momento in cui l'uomo, sempre di più, tende ad essere "espulso" dall'orizzonte esistenziale della donna.

L'uomo, infatti, per questo tipo di donna "moderna" , atletica e aggressiva, serve più che altro come oggetto per testare, diciamo così, il grado di seduttività che ella è  in grado di esercitare: è ridotto, cioè, ad una semplice cavia. Le energie sessuali che vengono messe in circolo, il desiderio, l'aspettativa, sono destinati a rimanere inutilizzati e insoddisfatti: non è l'uomo che la super-donna vuole sedurre; ma, semmai, il proprio Ego narcisista. Ella non desidera altro, in realtà, che inebriarsi al piacere delle propria irresistibilità.

Gioco sterile: e, infatti, il crollo del tasso di natalità, che contraddistingue la civiltà occidentale moderna nella presente fase storica, dovrà pure aver qualcosa a che fare con il narcisismo delirante della super- donna e con la crescente effeminatezza e impotenza dell'uomo. La cosa cessa di apparire strana, e si rivela perfino logica, se solo si riflette che tale è il risultato di una mitologia sociale che ha sancito brutalmente il primato dell'apparire sull'essere, dell'occhio sul cuore, del corpo sullo spirito. Una volta imboccata una tale strada, non ci sono più limiti alla tendenziale autodistruttività dei due generi, il maschile e il femminile.

Lewis aveva ragione, vien quasi da pensare che ci sia una regia precisa dietro tutto questo; una regia occulta che ha in odio il genere umano e che si sforza di perfezionare tutti quei meccanismi psicologici che sono capaci di trattenere l'uomo e la donna dalla 'tentazione' di donarsi reciprocamente, con lealtà e con amore; facendo sempre più leva, al contrario, sulle loro reciproche paure, viltà, gelosie e insicurezze.

In una cosa, però, aveva torto. Ai suoi tempi., il progetto diabolico di trasformare e sovvertire l'immaginario maschile verso la donna e di orientare il desiderio dell'uomo verso un nudo femminile difficilmente distinguibile da quello dei ragazzi, poteva anche apparire totalmente artificiale e relegato, in sostanza, alla sfera del disegno pubblicitario, dei fumetti e, talvolta, delle produzioni cinematografiche di stile hollywoodiano. Oggi, grazie a dosi sempre più massicce di steroidi, attrezzi ginnici e chirurgia estetica, quasi tutte le ragazze possono effettivamente, se lo desiderano, trasformare il proprio corpo in quello di un ragazzo (con l'aggiunta di un seno: come appare, del resto, in gran parte dell'arte greca classica); e di prolungare questa trasformazione molto oltre il raggiungimento dell'età adulta.

Perfino la loro anatomia si è rapidamente modificata: basta confrontare come si sono ristretti i fianchi della donna media negli ultimi cento anni. Sono bastate tre o quattro generazioni perché i fianchi della donna si facessero sempre più simili a quelli di un ragazzo: il punto vita è, ormai, quasi un ricordo d'altri tempi. Sicché, anche esteriormente, la donna sembra fatta sempre peno per assolvere alla funzione di procreare.

Lewis non poteva saperlo, ma il sogno di Berlicche di una Venere infernale generalizzata, capace - anche in età più che matura - di far leva sulla dimensione brutale del desiderio maschile (che esiste da sempre, ma che in un rapporto sessuale normale viene ingentilita e sublimata), si è pienamente realizzato. E, con esso, si è realizzata come non mai, nella storia, la possibilità di indurre l'uomo a degradarsi e sprofondarsi nei livelli più bassi della concupiscenza, perdendo completamente di vista il suo fine trascendente.

 

Un bel risultato davvero: Berlicche può essere estremamente soddisfatto. Invece di aiutarsi - come nella bella favola del Maestro e Margherita - a realizzare la loro vocazione spirituale, uomo e donna fanno oggi a gara nel trascinarsi in mezzo al fango. E non sono affatto più felici; credono - questo sì - di aver conquistato nuovi spazi di libertà. Ma è la gioia sterile e brutale di cui parla Baudelaire nella poesia Femmes damnées: una torbida allucinazione dei sensi, che non produce alcuna forma di benessere, armonia o equilibrio.

Già: Baudelaire. Il quale diceva pure un'altra grande verità: che il Diavolo - si chiami Berlicche, o in qualunque altro modo - non è mai tanto soddisfatto di sé, come quando gli uomini trovano superato e un po' ridicolo continuare a credere nella sua esistenza.