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I sindacati. L'Altra Casta

di Piero Ricca - 02/05/2008

     
 
 In Italia la trasparenza è un optional, anche per i sindacati: la meno indagata fra le caste nazionali. Se n’è incaricato di recente il cronista dell’Espresso Stefano Livadiotti, autore del libro “L’altra casta” (Bompiani). Sintetico e di agevole lettura, il libro racconta dei fatturati miliardari, dei bilanci segreti, dello sterminato patrimonio immobiliare, degli organici colossali, dei provvedimenti legislativi imposti o evitati per introdurre e mantenere privilegi. Da leggere.
 
“L’immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di interpretare gli interessi generali, si è dissolta” - scrive l’autore - “e ha lasciato il posto a quella di una casta iperburocratizzata e autoreferenziale che ha perso via via il contatto con il Paese reale”. Una casta che, pur mantenendo un forte potere di veto...
non rappresenta più di un quarto del sistema produttivo nazionale: la metà dei tesserati sono pensionati, per il resto in gran parte sono lavoratori a tempo indeterminato, pochissimi i giovani e i “precari”.
 
Alla base del potere sindacale c’è una forza economica incontrollata. Almeno un miliardo di euro è la cifra che ogni anno aziende e enti previdenziali versano a Cgil, Cisl e Uil, trattenendola da stipendi e pensioni degli iscritti. Il meccanismo della trattenuta automatica, già cancellato dalla legge con un referendum e poi rientrato dalla finestra nei contratti di lavoro, è a tutto vantaggio dei sindacati. Ma le fonti di finanziamento sono numerose, redditizie e quasi sempre esentasse. Pur mancando i bilanci ufficiali, Livadiotti le passa in rassegna con scrupolo: la “miniera d’oro” dei Caf (Centri di assistenza fiscale); la “riserva di caccia” dei patronati, l’l'immenso patrimonio immobiliare ricevuto in dono dallo Stato con esonero dall’Ici, l’intercettazione mediante i Caf del famoso 5 per mille, cioé la quota che i contribuenti possono dare al volontariato.
 
Non basta: “i sindacati si sono infiltrati anche nell’attività consumeristica”, costituendo proprie associazioni di consumatori, che succhiano soldi allo Stato, e nell’appetitoso business della formazione, in quest’ultimo caso spesso a braccetto con il nemico confindustriale.