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Cina, un reporter scopre la fabbrica dei baby-schiavi

di Simone Pieranni - 03/05/2008

 
Inviato si finge padroncino nel Guandong, il paradiso dei prodotti taroccati, e gli vengono offerti i bambini: pochi spiccioli per averli, 30 centesimi di euro l'ora per farli lavorare

Imaschi erano 107, le femmine 60. Comprati, alcuni rapiti, e costretti a lavorare in fabbriche a ritmi forsennati e paghe disumane. Minacciati di morte, nel caso avessero provato a fuggire. Un commercio di bambini-schiavi in piena regola. Ieri la polizia del Guandong ha liberato 167 minorenni, utilizzati come lavoratori nelle fabbriche di Dongguan. Comprati per pochi spiccioli. Pagati 3 yuan all'ora, circa 30 centesimi di euro. Età media dai 9 ai 16 anni. Nel mezzo dei problemi internazionali sollevati dal Tibet e dal tormentato percorso della fiaccola olimpica, e a ormai cento giorni dai Giochi, la Cina riscopre la parte più terribile del proprio sviluppo economico. E' il lato oscuro del progresso, forsennato e inesauribile, del sudest cinese. E' l'ennesimo scandalo creato dai ritmi da record della regione del Guandong, nota per la produzione di prodotti tessili per l'industria dell'abbigliamento. Il paradiso del fake , dei tarocchi delle marche prestigiose.

La scoperta della fitta rete che collegava i compratori dei bambini ai boss delle fabbriche è arrivata grazie all'intraprendenza del giornalista di un quotidiano che, fintosi proprietario di una fabbrica, ha aiutato la polizia a smascherare il traffico. Operazione non ancora terminata: seguiranno arresti e probabilmente altri bambini verranno finalmente liberati. Per ora, però, nessun nome di azienda, fabbrica, marca. Il Guandong è una zona economica che va di corsa e che costituisce uno dei polmoni economici del paese. Una delle tante fabbriche del mondo situate sul territorio cinese.
La polizia ha chiarito che la maggior parte dei bambini erano stati prelevati da Liangshan, cittadina della regione del Sichuan, situtata poco più a nord delle loro fabbriche-prigioni. Comprati per 30-40 euro, quando non addirittura rapiti, come alcuni dei ragazzini avrebbero confessato. Le operazioni di polizia sono in corso. «Questi ragazzi non hanno carta di identità, questo rende difficile capire la loro storia» ha detto Zhang Xiang, un portavoce della presidenza del lavoro del Guangdong. «Il lavoro minorile è un caso abbastanza tipico ha spiegato Hu Xingdou, professore di economia e di politica sociale dell'università di Pechino, intervistato dall' International Herald Tribune - perché l'economia cinese è in via di sviluppo e la velocità di tale processo è affascinante, ma spesso avviene a scapito di leggi, diritti umani e protezione ambientale». E di un'infanzia normale, anche.

Il governo cinese ha avviato lo scorso anno una campagna nazionale contro la schiavitù e il lavoro infantile, ma c'è ancora troppa differenza tra le grandi città e le regioni più distanti e meno vicine al potere centrale: così se il governo ha invitato a migliorare le condizioni di lavoro, specie dopo gli scandali dello scorso anno con i bambini (anche minorati mentali) impiegati come schiavi nelle fabbriche di mattoni dello Shanxi e dell'Henan, i governi locali, agganciati a incentivi per fare crescere la propria economia territoriale, tendono a chiudere occhi, bocca e orecchie. Alcuni osservatori ritengono che invece le cause di questo fenomeno siano da ricercare nell'aumento dei costi del lavoro, dell'energia e delle materie prime (per questo alcune fabbriche nordcoreane starebbero spostandosi dal sud della Cina al vicino Vietnam, meno avvezzo a scioperi e con costi ancora più bassi), che avrebbero costretto i boss delle fabbriche a trovare nuove fonti di lavoro a basso costo, tra cui l'impiego di minori.

Anche nomi famosi, non solo aziende semisconosciute, che forniscono materiale a marche ben più note: tempo fa WalMart Stores è stata accusata di utilizzare minorenni e di violare le leggi del lavoro locale. Un fenomeno diffuso e in aumento, anziché in regressione. La dinamica del reclutamento è stata svelata dagli attivi reporter del Southern Metropolis , quotidiano in lingua cinese di Guangzhou, la capitale del Guandong, un foglio non nuovo a «imprese» del genere: un giornalista si è recato alla prefettura di Liangshan alla ricerca di forza-lavoro fingendosi proprietario di una fabbrica. Da lì avrebbe trovato i bambini, tramite un'agenzia di impiego, con tanto di possibilità di scelta sulla base della struttura fisica.
Chen Fulin, un portavoce del governo di Liangshan, ha confermato l'esistenza del caso: «Finora, abbiamo arrestato quattro persone nella contea di Zhaojue, sospettate di avere portato i bambini da Liangshan a Dongguan e averli costretti a lavorare nelle fabbriche». Il Southern Metropolis però ha sottolineato come ancora non si sappiano i nomi delle fabbriche che utilizzano lavoro minorile, criticando le autorità locali: «Abbiamo scoperto i fatti grazie a qualche intervista e in pochi giorni. Come è possibile - si chiedono i giornalisti - che il dipartimento del lavoro della regione non abbia mostrato interesse per il fenomeno, per così tanto tempo?».