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La Catalogna assetata

di Elena Marisol Brandolini - 06/05/2008



Spagna Il clima nella penisola Iberica si va arroventando: solo negli ultimi 30 anni, in questa parte del pianeta, la temperatura media è cresciuta del doppio, rispetto a quanto si è verificato, a livello globale, negli ultimi 150 anni. Da un punto di vista energetico, in termini di efficienza e qualità, il modello di sviluppo su cui si è costruita la strepitosa crescita dell'economia spagnola degli ultimi anni, non ha certo aiutato a migliorare la situazione



Nel prossimo autunno, la città di Barcellona non disporrà di acqua sufficiente per coprire il fabbisogno primario dei suoi cittadini. Le precipitazioni piovose si sono infatti molto diradate sulla Spagna negli ultimi quattro anni, considerati, a memoria umana, il quadriennio più secco nella storia del paese. Negli ultimi sei mesi, dal cielo, sono caduti appena 219,4 litri d'acqua per metro quadro (contro una media che, nei mesi tra ottobre e marzo, normalmente è attorno a 387,4 litri per m/q); lo scorso inverno è stato particolarmente avaro di piogge, in dicembre è piovuto il 37% di quello che ci si sarebbe attesi. Il clima nella penisola Iberica si va arroventando: solo negli ultimi 30 anni, in questa parte del pianeta, la temperatura media è cresciuta del doppio, rispetto a quanto si è verificato, a livello globale, negli ultimi 150 anni. Da un punto di vista energetico, in termini di efficienza e qualità, il modello di sviluppo su cui si è costruita la strepitosa crescita dell'economia spagnola degli ultimi anni, non ha certo aiutato a migliorare la situazione.

Il presidente del governo spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, ha dichiarato nel suo programma di legislatura, di voler fare della questione del cambiamento climatico uno degli assi portanti della sua iniziativa politica. La stessa grave crisi del mercato immobiliario, che sta intervenendo a peggiorare le dinamiche macroeconomiche del sistema spagnolo, richiede un'inversione di rotta nella promozione dello sviluppo e dell'occupazione.

Per cominciare, la prima priorità è rappresentata dalla carenza di acqua per usi domestici. Normalmente è un problema che riguarda la zona di Alicante, Murcia e Valencia e l'area catalana che, oggi, denuncia una situazione di vera e propria emergenza. Non l'Andalusia, come ci si potrebbe attendere da profani, perché il Sud del paese è attraversato da un grande fiume come il Guadalquivir, gode di una parziale esposizione sull'Atlantico (dove le condizioni metereologiche sono diverse che sul Mediterraneo), presenta coltivazioni agricole non particolarmente bisognose di acqua ed ha una popolazione relativamente scarsa.
In Catalogna, invece, piove poco e forte, l'agricoltura richiede cospicue quantità d'acqua e, soprattutto, l'area metropolitana di Barcellona conta su di una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti.
Si tratta di situazioni cui, in genere, si cerca di rispondere con un insieme di provvedimenti, dall'acquisto dei diritti dell'acqua agli utenti dei bacini "in avanzo", alla messa a punto di operazioni di travaso dai fiumi, dalla realizzazione di dissalatori d'acqua marina alla tenuta di pozzi per la siccità.

Barcellona ha bisogno di una certa quantità di ettometri cubici di acqua per far fronte alle esigenze della sua popolazione, a partire dall'ottobre prossimo. La Generalitat avrebbe voluto l'assenso da parte del governo spagnolo ad un mini-travaso temporaneo dal locale fiume Segre (nel bacino della città di Lleida), per non dovere concordare con le altre Autonomie le condizioni del suo sfruttamento. Il PSC si è però trovato da solo in questa rivendicazione, contrari i partiti d'opposizione (PP e CiU), in parte le stesse forze di maggioranza, la città di Lleida e il governo centrale; inoltre, l'area gode di una speciale protezione ambientale, che renderebbe difficile la realizzazione delle opere di allaccio al corso del fiume.
L'accordo, alla fine, raccolto nel Decreto del governo votato alla Camera, lo scorso 29 aprile, prevede un travaso di acqua dal fiume Ebro a Barcellona.

I socialisti si ostinano a non volerlo chiamare "travaso", avendo a suo tempo combattuto la filosofia del piano idrico del PP del 2001 che prevedeva, per l'appunto, di utilizzare l'Ebro nelle Comunità di Valencia e Murcia per le esigenze di sviluppo economico dell'area.
L'Ebro è uno dei fiumi più importanti e ricchi d'acqua della penisola Iberica di cui attraversa l'estremo Nord-est, con un corso totalmente spagnolo, nascendo in Cantabria e sboccando in Catalogna.
L'acqua (32 ettometri cubici) verrà dall'Ebro a Barcellona attraverso una tubazione che correrà parallela all'autostrada AP-7; secondo il Ministero dell'Ambiente ci vorranno pochi mesi per la realizzazione dell'infrastruttura adeguata. La Generalitat ha tentato d'introdurre l'argomento dell'acquisto dei diritti dell'uso dell'acqua dal fiume, per legittimarne il trasferimento, ma ha incontrato l'opposizione della Federazione delle Comunità dei lavoratori dell'irrigazione dell'Ebro, indisponibile a fare del corso del fiume un mercato per il miglior offerente. L'acqua risulterà dal risparmio che i lavoratori dell'irrigazione realizzeranno lungo tutto il bacino dell'Ebro, senza alcuna compensazione economica (ma prevedendo migliorie nelle opere d'irrigazione dei campi).
La soluzione adottata ha creato problemi nel governo catalano, dove tutte le forze si erano dette contrarie, in origine, a qualunque tipo di travaso; mentre, dall'opposizione, CiU continua a proporre il travaso dal fiume Rodano, come unica opzione strutturale.

E poiché la disponibilità e lo sfruttamento dell'acqua ha importanti risvolti economici, i governi del PP delle Comunità di Valencia e Murcia sono ora sul piede di guerra, considerando un affronto il mini-travaso riconosciuto a Barcellona e non ai loro territori. Hanno minacciato di portare il Decreto approvato al Tribunale Costituzionale, nonostante i popolari lo abbiano votato, nel Parlamento spagnolo, forse nel tentativo di riconquistare un po' della fiducia persa in Catalogna. Il resto dei Gruppi, alla Camera, ha votato a favore, o si è astenuto (ERC, CiU, NaBai e BNG); Gaspar Llamazares, unico rappresentante di IU, ha votato contro, mentre il suo collega di ICV (versione catalana di IU) votava a favore, assieme ai socialisti catalani.