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Transparency

di Alessio Mannino - 07/05/2008

     

 

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La sfera della libertà privata è un recinto che lo Stato dovrebbe toccare il meno possibile. Ma la privacy, quando diventa pretesto per coprire insopportabili situazioni di sfregio alla giustizia sociale, può essere un argomento che giustifica privilegi e zone d'ombra a cui il semplice cittadino, trattato da bue fesso da coloro che ne godono, ha il diritto di ribellarsi.
Il caso degli elenchi dei redditi messi on line dall'Agenzia delle Entrate fa parte di quelle indignazioni false e pelose a cui la nostra classe dirigente ci ha abituato. Si dice: che bisogno c'era di renderli pubblici su internet, quando essi sono liberamente consultabili nei Comuni? Ora, a parte il fatto che la Rete - di cui noi non siamo fan ideologici, ma più modestamente e pragmaticamente utilizzatori - è destinata a diventare ogni giorno di più la piazza parallela dell'agorà pubblica, la differenza ha mandato in bestia certi difensori d'ufficio dell'establishment perchè evidentemente ne ha punzecchiato la coda di paglia.
Ci sarà pure dell'insano voyeurismo nell'affannarsi a scaricare questi cataloghi di cifre che fanno i conti in tasca al vicino di casa, ma la reazione scomposta di molti (anche di Beppe Grillo, che da genovese duro e puro in fatto di soldi, questa volta ha toppato alla grande unendosi al coro) a noi pare dovuta a un unico e semplice fatto: si va a tastare il punto dolens dell'ipocrisia nazionale, l'evasione fiscale.
Intendiamoci: siamo convinti e arciconvinti che questo Stato-sanguisuga ci ammazza di tasse solo per tenere in piedi il baraccone totalitario delle banche, quindi, in linea di principio, uno sciopero fiscale sarebbe tutt'altro che un'idea peregrina. Ma un conto è una rivolta dettata dalla coscienza dello sfruttamento, un altro è la furbizia italiota di evadere il fisco condannando due volte coloro che sono costretti a versare fino all'ultimo centesimo perchè hanno la ritenuta alla fonte (cioè i lavoratori).
Ecco, gli alti lai levatisi contro una semplice operazione di trasparenza, che rende più accessibile sapere se un conclamato riccastro dichiara come una colf facendosi beffe di noi tutti poveri idioti che le tasse le paghiamo, sono l'ennesima dimostrazione di come l'Italia sia il Paese del doppio diritto e della doppia morale: una per quei ricchi e potenti che la fanno franca, e una per gli scemi che ancora s'illudono che pagare le tasse sia un dovere.