Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La lezione di Matrix

La lezione di Matrix

di Stefano Montanari - 08/05/2008

     
  

 Sono subissato di SMS e mail cui non riesco a rispondere.

Pare che l’ultima puntata di Matrix, la trasmissione notturna di Enrico Mentana passata per le antenne dell’Altissimo, abbia fatto sconquassi e abbia turbato più di una coscienza. Vediamo di raccogliere le idee. Intanto, a quell’ora si è in fascia protetta e, dunque, Gasparri e Giugliano sono ostensibili al pubblico senza incorrere in sanzioni di legge. Mentana Enrico è a libro paga e fa esclusivamente il suo dovere di cortigiano. Se, poi, preso dall’entusiasmo aziendale di compiacere casta e padrone, consente a qualcuno dei cabarettisti intervenuti di debordare con insulti rivolti a Stefano Montanari, l’ovvio outsider, e ai suoi 120.000 miserabili elettori, la cosa è del tutto comprensibile perché leccare la mano al padrone male non fa.

Proseguendo, essere dotati di un quoziente intellettivo vistosamente sotto media, padroneggiare una cultura che tradisce l’analfabetismo, essere il risultato di un’educazione che non è superiore a quella dei teppisti da curva di stadio sono tutte cose che non costituiscono reato e che non impediscono legalmente ad alcuno di accedere alla carriera politica, a quella universitaria o a quella giornalistica. Dopotutto, se abbiamo una conduzione dello stato che ci fa vergognare quando andiamo all’estero, se le nostre università occupano posti in classifica di assoluta retroguardia e se la qualità della nostra informazione guarda dal basso quella di paesi che abbiamo sempre giudicato come di “Terzo Mondo”, qualche ragione ci deve pure essere. E Mentana Enrico, da buon giornalista, queste ragioni ce le ha volute palesare. 

Entrando appena più nel dettaglio, qualcuno potrà, magari, preoccuparsi di essere rappresentato da Gasparri e preferire la versione seria, quella di Neri Marcorè. Io, dilettante di

storia romana, non sono affatto preoccupato, invece. L’imperatore Caligola nominò senatore Incitatus, un cavallo da corsa appartenente alla squadra dei Verdi (Pecoraro e famiglia non c’entrano: la squadra si chiamava davvero così), e l’Impero andò avanti ancora per secoli. Oggi, è vero, cavalli come quelli non ce ne sono più, ma gli equini, vivaddio!, mica si sono estinti! E allora, apprezziamo il ragionamento gasparriano senatoriale: Montanari ha avuto zero voti e, dunque, è un pessimo scienziato. Per quanto cerchi il pelo nell’uovo, non mi pare faccia una piega, almeno secondo i dettami della scuola filosofica in cui lo statista vive, prospera e c’illumina.

A questo punto mi astengo dal tesserne ulteriori lodi perché credo si sia ampiamente compresa la statura del personaggio. Personaggio cui, fuori onda mentre venivo ricoperto d’insulti (da quel pulpito, meritatissimi) ho assicurato la presenza mia e di PER IL BENE COMUNE anche alle prossime elezioni. Questo tanto per tenerlo allegro. Vorrei soltanto aggiungere che ho molto apprezzato l’acutissima critica, peraltro di una civiltà esemplare, portata alle posizioni di Beppe Grillo. La chiave di tutto sta nell’incidente stradale che vide protagonista il comico e nella sua denuncia dei redditi (“quelli che denuncia,” ci strizza d’occhio il senatore.) Da qui il crollo di tutto ciò che Grillo sostiene.

Dire di Michele Giugliano mi è difficile. Al cospetto di un luminare che, nel silenzio di un politecnico che va cercato nei bassifondi delle classifiche mondiali, ha effettuato una rivoluzione di stampo copernicano di tutta la scienza non posso che prostrarmi abbagliato. È grazie a lui che ora siamo consci di come il principio di conservazione della massa sia fallace opera dei biechi ambientalisti: in realtà, metti tutte le porcherie del mondo in un inceneritore, anzi, in un “termovalorizzatore”, e dal camino esce un grato sentore di violetta e null’altro. Gas velenosi, polveri… Sparito tutto! Del resto, anche il popolo intervistato da Canale 5 nell’occasione ce lo certifica: tutti in letizia a riempire i polmoni sotto il “termovalorizzatore”. L’unico che dicesse il contrario avete visto tutti che argomenti aveva e come farfugliava.

Ma Giugliano non si ferma qui: lui le polveri non le caratterizza chimicamente, non s’interessa della loro forma, non ne valuta la biocompatibilità. Lui quelle polveri le misura. E che c’importa, poi, di che roba è? Che c’importa di quelle polveri che si formano lontano (polveri secondarie)? Che c’importa delle ceneri tossiche? Che c’importa del destino che avranno le polveri catturate dai filtri? Le indagini epidemiologiche, la documentazione scientifica soverchiante, gli ordini dei medici che implorano di fermare la strage? Ma scherziamo? Noi abbiamo il professor Veronesi, dotato di bollino anche dall’oppositore politico ma, comunque, leale compagno di casta, Gasparri, che ci rassicura: zero! Le prove scientifiche? Lo ha detto LUI, e questo basti. Ma LUI che prove ha fatto? A LUI non servono le prove. E ancora non è finita: il bilancio energetico degl’inceneritori è positivo. Parola del luminare. I conti non tornano? A noi che paghiamo non tornano. A loro tornano eccome.

Poi il colpo di grazia: come hanno sottolineato tutti gli ospiti, il “termovalorizzatore” è indispensabile e, dunque, a che serve mettere sul tavolo le esperienze di città come San Francisco, Seattle, Perth, Edmonton, ecc. che questa macchina miracolosa non ce l’hanno, e invece con l’immondizia danno lavoro, non inquinano con quel tipo di combustione e fanno pure soldi? Come ci ha svelato il professor Giugliano aprendoci finalmente gli occhi, si tratta di esperienze limitate a cittadine sperdute del Canada. (San Francisco, USA, 850.000 abitanti; Seattle, USA, 600.000 abitanti; Perth, Australia, 1.600.000 abitanti., Edmonton, Canada 1.040.000 abitanti). Da noi, l’inceneritore ci vuole, come tutti i politici, in ecumenico accordo, c’insegnano. Come si farebbe, sennò, a mantenere la politica più lussuosa del mondo e tutta la corte dei miracoli di “scienziati” e “giornalisti” che le fanno codazzo? Il giornalista pettinato strano? Non saprei. Ancora una volta, la faccia non costituisce reato e nemmeno la totale disinformazione. Spero solo di non incontrarlo in una stazione della metropolitana di notte, ma in questo non c’è nulla di scientifico. In conclusione, la colpa è mia: non mi sarei mai dovuto prestare a far da contorno. 

Immagine da: http://calabria.blogosfere.it/agenzie_malefic/2.html