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Afghanistan: nessuna notizia dal sud del Paese

di Maso Notarianni - 08/05/2008

L'offensiva militare rimane un mistero. La raccolta dell'oppio non è più contrastata dalla Nato

 
Continua ad essere impossibile raccontare quel che sta accadendo nel sud dell'Afghanistan, dove l'Isaf sta conducendo una operazione militare in grande stile. L'unica certezza è che l'aeroporto di Lashkargah è da una settimana chiuso a tutti i voli civili, siano aerei o elicotteri, proprio per ordine della stessa Isaf.

E' di oggi la notizia di un soldato canadese morto durante gli scontri con i ribelli talebani. Di quel che accade ai civili, invece, non è dato sapere.
Come se l'informazione fosse filtrata dalla stessa nuvola di polvere che oggi avvolge Kabul.
Quel che si sa, è che gli angloamericani dell'Isaf stanno conducendo una operazione militare in grande stile, pomposamente annunciata. Ma i combattenti afgani, per ora, sembrano pensare ad altro. In questi giorni si sta svolgendo il raccolto primaverile dell'oppio. E la stragrande maggioranza dei combattenti ha, per adesso, lasciato cadere i kalashnikov e impugnato i falcetti, per portare a casa quel po' di danaro sufficiente a mantenere la famiglia.

Peraltro, tra le poche notizie che dal sud arrivano alla capitale, ce ne è proprio una che riguarda la raccolta dell'oppio, a cui sembrerebbe che i militari occidentali siano del tutto disinteressati. "Potrebbe essere il segno di una nuova politica impostata in modo da non far salire troppo la tensione. Le azioni di contrasto alla raccolta dell'oppio hanno sempre scatenato rivolte, anche armate. E hanno sempre dato respiro alla propaganda antioccidentale dei talebani. Quest'anno è la prima volta che quaggiù non si sente parlare mai di azioni di contrasto al raccolto", mi raccontano in difficili telefonate i nostri informatori che per ovvie ragioni di sicurezza richiedono l'assoluto anonimato.
Le uniche voci ad arrivare sono quelle dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, unica struttura civile ad operare in tutto il sud del paese.

"In questi giorni sono cominciati ad arrivare pazienti dalle zone colpite dai bombardamenti", racconta Marco Garatti, che dell'ospedale è coordinatore oltreché chirurgo. "Che però ci hanno raccontato di sporadici bombardamenti, non di operazioni militari in grande stile. Da quel che ci dicono sembrerebbe che le bombe vengano usate per tenere libera la strada che da Gamser porta verso il sud più che per colpire movimenti talebani". Garatti conferma anche la scarsa attività di contrasto al raccolto dell'oppio: "Non abbiamo saputo di nessuna operazione militare contro il raccolto di primavera, che sta andando alla grande, e che tiene occupati praticamente tutti, qui al sud. Anche il cielo di Lashkargah, che di solito è sulle rotte delle operazioni militari, in questi giorni è abbastanza tranquillo. Non vediamo grandi movimenti di aerei o di elicotteri".

Secondo i bollettini militari, le attività sono in corso. Nei primi quattro giorni di maggio, sarebbero state almeno dieci le missioni combat dell'aviazione. Nelle quali non si è fatto risparmio nell'uso di bombe ad alto potenziale distruttivo.
"I primi pazienti arrivati sono feriti da arma da fuoco. Civili colpiti mentre cercavano di scappare. Purtroppo, uno di loro è morto. Il viaggio dal loro villaggio al nostro ospedale è lungo. E non ci sono in zona strutture in grado di stabilizzare i feriti", racconta ancora Garatti. "Il giorno dopo, domenica, sono arrivati invece tre pazienti feriti da un bombardamento. Uno di loro, un ragazzino di circa 13 anni, ha perso una gamba".