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Libano: la guerra civile nell'interesse altrui...

di redazionale - 09/05/2008

 Uomini armati fedeli all'Hezbollah hanno imposto l'oscuramento dell'emittente televisiva libanese filo-governativa 'Future News', di proprietà del leader della maggioranza di governo anti-siriana, Saad al-Hariri. Lo rende noto una fonte dell'emittente. "Un ufficiale dell'esercito accompagnato da membri di Hezbollah è entrato nella sede dell'emittente e ci ha imposto di chiudere le trasmissioni. Siano oscurati", ha detto la fonte alla Reuters.

Le ultime decisioni del governo equivalgono ad "una dichiarazione di guerra", ha detto oggi il leader di Hezbollah, e, nel giro di mezz'ora, Beirut è si è ritrovata sulla soglia dell'inferno: esplosioni e raffiche di armi automatiche sono riecheggiati per molte ore in tutta la città, mentre i miliziani dei gruppi sciiti e sunniti rivali si sono dati battaglia strada per strada in almeno sei quartieri. Gli scontri sono dilagati a macchia d'olio, con l'utilizzo di granate, fucili mitragliatori, pistole.

Diverse fonti di stampa hanno riferito che alle sparatorie hanno preso parte anche diversi cecchini, appostati sui tetti. Fonti ospedaliere hanno parlato di almeno sette morti e di decine di feriti. Ancora in serata a Beirut si sentivano esplosioni. L'emittente Tv locale Lbc ha aperto il suo notiziario serale affermando: "E' guerra, tutto il resto sono dettagli". Le tv hanno mostrato strade deserte, pattugliate solo dell'esercito, con blindati agli incroci principali, dove da ieri campeggiano carcasse di auto date alle fiamme e i resti dei roghi allestiti dai miliziani di Hezbollah per bloccare il traffico, quando hanno dato il via alla loro "disobbedienza civile" per protestare contro le decisioni del governo presieduto dal sunnita Fuad Sinora, che ha il sostegno di Usa, Europa e Arabia Saudita.

Gli attivisti del Partito di Dio sciita, che a sua volta ha il sostegno di Iran e Siria, sono in preda all'ira da quando lunedì l'esecutivo ha dichiarato "illegale" la rete telefonica militare dei guerriglieri Hezbollah e ha rimosso dall'incarico il responsabile della sicurezza dell' aeroporto di Beirut, dopo che il movimento sciita ha allestito un sistema di video-sorveglianza delle piste dello scalo, che peraltro oggi è rimasto inaccessibile per il secondo giorno di seguito a causa dei blocchi stradali allestiti dai miliziani sciiti. In mattinata la situazione si è andata deteriorando anche nella valle orientale della Bekaa, dove scontri tra gruppi armati di sostenitori sunniti del governo e seguaci di Hezbollah hanno avuto luogo in particolare nel villaggio di Taalbaya.

Attivisti sunniti hanno poi bloccato le principali arterie stradali della valle, compresa l'autostrada che conduce in Siria, ponendo come condizione per la rimozione dei blocchi che il movimento Hezbollah liberi dalle barricate l'autostrada che collega Beirut all'aeroporto internazionale. "Ci sono segnali di guerra, si, certo, ma è una guerra imposta da altri: che revochino le loro decisioni, se vogliono evitarla", ha detto il leader del movimento sciita Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, in una rara conferenza stampa in diretta Tv.

Nasrallah è stato durissimo. Ha accusato il governo di essere "una gang", che sta tentando di raggiungere ciò che Israele non è stato in grado di perseguire nella guerra del 2006 e di aver rimosso il capo della sicurezza dell' aeroporto perché "vuole trasformare lo scalo in una base per l'Fbi, la Cia e il Mossad". In serata, ha replicato il leader della maggioranza parlamentare, il sunnita Saad Hariri, che rivolgendosi direttamente al "fratello" Sayyed Nasrallah, ha proposto una soluzione di compromesso. Mettiamo "nelle mani dell'esercito le decisioni che hanno provocato equivoci", ha detto, e "procediamo immediatamente" all'elezione del capo dell'esercito, generale Michel Suleiman, alla presidenza della Repubblica, carica vacante da oltre cinque mesi e al centro di un braccio di ferro di cui non si vede la fine.

L'offerta di Hariri è stata però respinta da Hezbollah. Il generale Suleiman, sulla cui nomina in teoria c'e un accordo "di principio" tra le parti, oggi ha peraltro ammonito, ancora prima che la situazione degenerasse, che "il perdurare dell'attuale crisi minaccia l'unità delle istituzioni militari" del Paese.