Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Israele membro di fatto della NATO

Israele membro di fatto della NATO

di redazionale - 09/05/2008

Alla fine di giugno del 2007, al quartier generale della NATO a Bruxelles si sono svolti incontri ufficiali ad alto livello tra una delegazione israeliana guidata da Avigdor Lieberman, allora ministro per gli affari strategici, e rappresentanti della NATO, fra cui il vicesegretario generale l’italiano Alessandro Minuto Rizzo. Essi hanno discusso principalmente il dispiegamento nella Striscia di Gaza di una forza militare internazionale posta sotto la guida della NATO, al fine di mantenere l’ordine ed impedire ai palestinesi di armarsi. Altri argomenti all’ordine del giorno sono stati l’Iran, le difese aeree israeliane e l’approfondimento della cooperazione in materia di intelligence tra la NATO ed Israele.
Al ritorno da questi incontri, Lieberman ha dichiarato alla radio dell’esercito israeliano di aver ricevuto la tacita benedizione di Stati Uniti, Unione Europea e NATO per iniziare una guerra nel Vicino Oriente lanciando un attacco contro l’Iran (e la Siria, il Libano…). Egli ha anche detto che, a causa degli impegni militari in Iraq ed Afghanistan, gli Stati Uniti ed i loro alleati non sono in grado di dare il via ad una guerra contro l’Iran ma che, se questa fosse stata intrapresa da Israele, sarebbero intervenuti immediatamente al suo fianco non appena fosse cominciata, per proteggere il suo “diritto ad esistere” ovviamente (ché se prendessero l’iniziativa in prima persona, i loro leader politici dovrebbero affrontare opinioni pubbliche molto contrarie ad altre avventure militari ed infrazioni del diritto internazionale).
Le affermazioni di Lieberman non lasciano molti dubbi sulle prospettive dell’entità sionista in termini di diplomazia e sicurezza: “Aderire alla NATO ed entrare nell’UE”. Non si dimentichi a questo proposito che Israele è già membro attivo dell’operazione NATO Active Endeavour nel Mediterraneo orientale.
All’inizio del 2008 si sono susseguiti viaggi in Vicino Oriente di diversi esponenti politici occidentali, da Bush al presidente francese Sarkozy fino al segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer, il quale ha assicurato i suoi interlocutori arabi che la NATO agirà nel Golfo Persico per contenere l’Iran e che interverrà in un eventuale conflitto tra Israele ed i suoi nemici. Sarkozy, dal canto, suo ha dichiarato che le probabilità di un attacco israeliano contro l’Iran sono molto più alte di uno americano, benché l’Iran – dicono gli esperti – gli sia militarmente superiore. Lieberman ha poi dato le dimissioni dal proprio incarico ministeriale, ufficialmente a causa del dissenso verso lo svolgimento dei colloqui di pace con i palestinesi tenutisi ad Annapolis, in realtà - pare - nell’ambito di una tattica per mantenere il partito laburista nella coalizione governativa di Olmert e dare a quest’ultimo il tempo di lanciare un attacco all’Iran.
Che ciò avvenga o meno, dall’altra parte della barricata sono rimasti in pochi a credere che Israele sia in grado di elaborare una politica coerente con i propri interessi e non invece succube delle direttive strategiche d’oltreoceano. Già nel 2004, il ministro della difesa iraniano, il contrammiraglio Ali Shamkhani, ammonì il governo statunitense che in caso di attacco israeliano la risposta militare dell’Iran sarebbe stata diretta anche contro gli Stati Uniti. In seguito all’aggressione del Libano nell’estate 2006, il vice segretario generale di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassam, ebbe a dire alla televisione Al-Manar che la reazione israeliana era stata talmente sproporzionata da far credere plausibilmente che l’aggressione fosse stata pianificata in anticipo eseguendo decisioni già assunte dagli Stati Uniti: “Tutti hanno sempre detto che è Israele a muovere le fila dell’America, ma adesso risulta che è l’America a manovrare Israele. Israele è diventato il braccio dell’America”.
In una delle sue rarissime apparizioni pubbliche in quel di Beirut, il capo indiscusso di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in previsione di una nuova aggressione sionista, ha promesso una guerra che cambierà il volto di tutta la regione, e non secondo gli auspici del piano made in USA di “Nuovo Medio Oriente”.