I buoni locali di solidarietà. Progetto per rivitalizzare le economie locali
di Pierluigi Paoletti - 09/05/2008
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I Buoni Locali SCEC (la
Solidarietà ChE Cammina) nascono dall’esperienza e dallo studio di oltre 4.000esempi di monete complementari presenti in tutto il mondo, compreso il circuito WIR svizzero e il Regio
tedesco.
La situazione economica, a causa dell’esasperato aumento del debito delle famiglie e delle imprese e della
esagerata creazione monetaria ex nihilo, oltre al progressivo impoverimento delle economie locali a causa
della globalizzazione, ha determinato la necessità di attivare un’esperienza del genere anche in Italia.
Obiettivo è quello di mantenere nel territorio la ricchezza attraverso due strumenti:
1. Il Buono Locale SCEC che aumenta il potere di acquisto delle famiglie e agevola l’economia locale
circolando in un territorio limitato a fianco dell’euro come percentuale di prezzo (es. 10-20%)
2. L’attuazione di progetti aziendali per rivitalizzare il settore agroalimentare
http://www.progettotau.org/presentation1/ilsaporedelcuore.html
, oggi a rischio di collasso e leproduzioni locali e artigianali
http://www.progettotau.org/presentation1/filiereinrete.html che rischianoanch’esse di scomparire. Collaborazione tra imprese, riduzione delle filiere produttive, creazione di
economie di scala e gruppi di acquisto per settori merceologici per aumentare il potere contrattuale con i
fornitori, sono elementi che aiuteranno il prodotto locale a competere con i prodotti di importazione in
termini di prezzo e qualità.
1) Il Buono Locale
è uno strumento che ha un rapporto di parità con l’euro (1:1), non è convertibile ineuro, è gratuito e viene distribuito con criteri univoci e trasparenti, uguali in tutte le zone d’italia che
aderiscono al progetto
Arcipelago.Il Buono Locale è una percentuale di prezzo pagata (min. 10%) sul prezzo di un bene e può essere
riutilizzato dal commerciante all’interno delle imprese, professionisti, produttori ecc. che aderiscono al
circuito in tutta Italia.
Il Buono Locale essendo
distribuito gratuitamente non crea debito come accade per la creazionemonetaria. Ancora al territorio tutto l’importo (anche quello pagato in euro) e circolando nel circuito locale
consente di aumentare e reinvestire questa ricchezza nel territorio.
Il Buono Locale
aumenta il potere di acquisto delle famiglie per la percentuale di Buoni accettata (ilpensionato con 500 euro avrà un potere si acquisto maggiorato di 100 euro nel caso la percentuale media
accettata sia del 20%)
Fiscalmente il Buono Locale è assimilabile ad un abbuono
http://it.wikipedia.org/wiki/Abbuono e come talenon concorre alla determinazione della base imponibile. Essendo solo una piccola percentuale del prezzo
pagato in euro non si corre nemmeno il rischio di creare inflazione, poiché i Buoni acquisiscono valore
insieme all’euro e non ne sono indipendenti.
Il progetto
ArcipelagoSCEC prevede che ogni isola che adotta i buoni possa scambiare con le altre leeccedenze produttive e i flussi turistici, ogni isola infatti potrà pagare nella percentuale accettata con i Buoni
che circolano nella propria zona (i Buoni avranno una faccia comune nazionale e una locale anche
regionale). Ogni
isola darà una sorta di “garanzia morale” nei confronti delle altre della qualità dei prodotti edei servizi scambiati, ad esempio di un prodotto agroalimentare o di un servizio di ristorazione e alberghiero,
insomma una sorta di certificazione di qualità spontanea e veritiera.
2) Le imprese
che producono beni e artigianato hanno il problema della visibilità delle proprie merci e lacreazione di mercato. In questo caso la riduzione delle filiere e la razionalizzazione dei processi di
produzione e vendita portano ad offrire un prezzo concorrenziale aumentato dall’utilizzo del Buono e quindi
concorrerà a richiamare consumatori distogliendoli dal prodotto di importazione. L’interazione con la piccola
distribuzione permetterà ai produttori locali di ottenere anche visibilità e mercato per la propria produzione.
La creazione di piccoli
supermercati locali dove i produttori potranno far confluire i loro spacci aziendali edove i produttori agroalimentari potranno vendere direttamente concorrerà a migliorare l’offerta.
Nell’agroalimentare la qualità sarà un processo naturale visto che la vendita dei prodotti avverrà nel
territorio e quindi le aziende dovranno essere aperte ad essere visitate dai consumatori.
I Buoni Locali di Solidarietà
– Progetto Arcipelago –
Da sottolineare anche che, se i produttori, soprattutto agricoli, ricevono una giusta remunerazione del
proprio lavoro si potrà richiedere in contropartita l’emersione del lavoro nero nei campi, specialmente diffuso
al sud.
Le imprese potranno beneficiare di una piattaforma on-line per i contatti diretti, la formazione di gruppi di
acquisto sia per settore che per singoli prodotti, la gestione professionale di ogni aspetto che possa
migliorare la logistica degli iscritti e altri servizi professionali, ma open source.
Sarà al tempo stesso il portale di accesso per gli utenti , dove troveranno tutte le possibilità di spesa dello
SCEC in beni e servizi; integrato ad esso è in corso di sperimentazione un sistema per l’ottimizzazione e
l’abbattimento dei costi per le aziende di trasporto che offriranno i loro servizi in Buoni ; viste le dinamiche
del prezzo del petrolio è indispensabile agire anche su questo fronte.
Dal punto di vista sociale
, la distribuzione dei Buoni Locali anche agli immigrati e come abbiamo vistoattraverso l’emersione dello sfruttamento, opera un’integrazione che fa scemare tensioni sociali inevitabili.
Aumentando il potere di acquisto delle famiglie e dei pensionati ha la funzione di un ottimo ammortizzatore
sociale.
Si possono mettere in piedi anche forme di solidarietà fornendo beni di prima necessità (ricavati dalle
rimanenze dei punti vendita diretti e della piccola distribuzione del circuito, come pane, pasta ortofrutta ecc.)
alle famiglie meno abbienti.
Allo stesso modo sarà facile organizzare il servizio a domicilio della spesa agli anziani soli, organizzando
magari alla domenica pranzi e occasioni di ritrovo in strutture messe appositamente a disposizione dalle
amministrazioni locali.
Per i malati lungodegenti e anche per quelli terminali anche sulla scorta di esperienze di altre associazioni, si
sta elaborando un progetto da presentare alle Regioni per l’assistenza domiciliare.
Il progetto permetterà notevoli risparmi per la sanità pubblica e creerà posti di lavoro e ai malati darà
l’opportunità di rimanere nelle loro case, con i loro cari.
Il servizio in parte sarà pagato dalla regione e parte dalle famiglie con una percentuale in Buoni.
Lo scopo e l’obiettivo dei Buoni Locali possiamo dire sia quello di far intravedere alle persone che li usano
che esiste la possibilità di un altro modo di relazionarci con il prossimo, facendo anche una sana economia.
Uno stimolo a non vedere l’altro come un nemico, ma come parte di una comunità armonica.
E’ unprogetto fatto dalla gente per la gente
e ha costi irrisori oltre ad essere semplice e pratico.Ricapitolando, l’insieme delle misure adottabili, cioè i due piani aziendali con l’ausilio della piattaforma
informatica e l’ottimizzazione dei trasporti con il collante dei Buoni, sono la risposta immediata alle necessità
di qualunque impresa, persona, territorio che voglia realmente uscire da questo stallo economico, grazie a
idee chiare e una prospettiva di medio periodo.
Attualmente sono numerose le città che stanno lavorando a questo progetto:
Torino, Milano, Bergamo, Verona, Mantova, Pordenone, Genova, Bologna, Firenze, Prato, Pistoia, Lucca,
Viareggio, Massa Carrara, Arezzo, Terni, Pesaro, Roma, Napoli, Acerra, Portici, Crotone, Foggia, Taranto,
Salaparuta (TP) e anche in Sardegna.
Molte di queste partiranno entro la primavera 2008.
Le realtà attualmente già operanti sono Roma, Napoli e Portici, Salaparuta
Riferimenti utili:
www.centrofondi.it www.arcipelagotoscana.org www.arcipelagoumbria.org
www.arcipelagocalabria.it www.arcipelagolombardia.org www.progettoscec.com
www.progettoreale.com www.ecoroma.org www.circuitotalento.org
Articolo sul progetto in Calabria
http://www.centrofondi.it/articoli/Art_Crotonese16feb2008.pdfRassegna stampa sui Buoni Locali a Napoli :
http://www.centrofondi.it/articoli/rassegna_stampaScec.pdfLo SCEC di Napoli a uno mattina
http://videoitalia.etleboro.com/?vid=986Sui Buoni Locali in Toscana
http://www.centrofondi.it/articoli/Controradio_nov_07.ramArticolo sui Buoni SCEC a Pistoia
http://studimonetari.org/articoli/tirrenotoscanascec.pdfQUADRO ECONOMICO
Alcune indicazioni da focalizzare bene :
−
In USA, nel 1950, 1 dollaro di debito innescava 4 dollari di attività economica−
Nel 2000, 1 dollaro preso a prestito rendeva solo 20 centesimi−
Nel 2005, solo 10 centesimi.−
Oggi, praticamente, più nulla, secondo i dati forniti da Paul Kasriel, direttore delle ricercheeconomiche della Northern Trust. Gli interessi cumulati sul debito si mangiano il profitto, e anche lo
slancio produttivo occidentale. A quanto ammontano questi debiti ?
Alcune cifre sul debito delle nazioni industrializzate :
−
Gli inglesi sono indebitati per il 162% del loro reddito e un 41,6 di debito pubblico−
Gli americani sono indebitati per il 142% del loro reddito−
I Giapponesi per il 136% con un debito pubblico al oltre il 150%−
I tedeschi per il 109% e un debito pubblico al 66%−
Gli italiani per il 49%, ma noi abbiamo un debito pubblico al 105%Come il debito influenza la produttività e i prezzi ?
Debito privato USA :
Debito delle famiglie americane nel 2001 : 29.000 miliardi di $
Debito delle famiglie americane nel 2007 : 43.000 miliardi di $
Il PIL nello stesso periodo è cresciuto di : 1500 miliardi di $
Ci sono voluti
14.000 miliardi di debito privato per far aumentare il PIL di 1.500 miliardiAll'aumentare della massa monetaria a debito la produttività NON aumenta, i prezzi esplodono.
ESPORTAZIONI : L'IMPOSSIBILITA' DI PUNTARE ALLA VENDITA FUORI AREA EURO
Per mantenere il nostro livello di esportazioni avremmo dovuto avere un cambio abbondantemente oltre le 2000 lire,
quindi un cambio svalutato. Per chi si ostina a seguire la via che ogni giorno ci viene propagandata da giornali e
televisioni, vale a dire competitività e contenimento dei costi per esportare ha di fronte giorni miseri per motivi che ad
oggi sono oramai evidenti. La forza dell'euro spalanca le porte alla merce import mai conveniente quanto oggi, e chiude
le porte all'export.
Lo svantaggio comparato ai paesi dell’area euro è forte, non parliamo neanche del sud-est asiatico.
ESPORTAZIONI : MOTIVI DI DIFFICOLTA’ DI VENDITA ANCHE NELL’ AREA
EURO
I costi di produzione risentono anche del prezzo dell’energia, che in Italia è molto più elevato dei concorrenti europei.
Unito anche ad un costo del lavoro molto più alto, determina la difficoltà ad esportare anche tra i paesi dell’unione
europea.
Il grafico sotto prende in considerazione la differenza tra la nostra produzione e la media europea. Se fino al 1972
abbiamo avuto una produzione superiore rispetto alla media europea dell’8% e nel decennio successivo addirittura quasi
del 40% (!!!), dal 1982 la nostra economia non si è più ripresa. Cosa è successo?
Il grafico sopra, collegato al precedente, fa vedere come il TUS fino al 1980 era contenuto sotto il tasso di inflazione,
mentre dopo il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia è stato sempre ampiamente sopra ed ha contribuito molto
pesantemente alla lievitazione del debito pubblico.
Con il decollare del debito pubblico crolla la competitività del Paese : vedete le due frecce, rosse e nera, come vanno in
direzioni opposte ? Il gravare degli interessi mangia anno dopo anno sempre di più il sistema Italia. Tanto nel pubblico
quanto nel privato.
Tutti questi problemi ( euro, petrolio, calo della qualità per rincorrere i
margini...) hanno un'unica soluzione : il mercato locale.
Il sapore del cuore
Progetto per la filiera agroalimentare
Il comparto agroalimentare sta attraversando un processo di trasformazione di lungo periodo che sta
portando alla lenta, ma continua riduzione delle quote di mercato.
La conseguenza è una serie di criticitàquali:
•
l’innalzamento dell’età media degli imprenditori agricoli•
una progressiva diminuzione dell’occupazione stabile a favore di quella temporanea•
una mancanza di programmazione a medio lungo termine che porta molto spesso a fare le scelte aziendali infunzione solo degli aiuti comunitari, nazionali e regionali
•
la prevalenza di produzioni non qualificate•
la scarsa forza contrattuale dei produttori a scapito delle altre parti che compongono la filiera produttiva(trasformazione e commercializzazione)
•
mancanza di diversificazione delle attività aziendaliA questi fattori dobbiamo aggiungere la riforma della PAC sempre meno accomodante ed intenzionata a portare nel
prossimo futuro le aziende a contare solo sulle loro forze e sul mercato
(cfr.http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/Infoagri/Lia3206/pag15.asp
)La conseguenza di questo stato di cose, ad esempio per quanto riguarda la produzione di grano, è che nei primi tre mesi
del 2006 le importazioni di grano tenero sono aumentate del 2,6% (30.000 tonnellate) mentre quelle di grano duro
addirittura del 9,3% (217.000 tonnellate) e non sempre la qualità viene salvaguardata come dimostra lo scandalo dello
scorso anno sul grano contaminato proveniente dal Canada che ha portato anche all’arresto di alcuni noti produttori di
pasta
(http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20sito/Grano_contaminato.htm) . A livello globale le cose non vanno certo megliose una recente pubblicazione riporta che le stime sulla raccolta di grano per quest’anno sono circa 61 milioni di
tonnellate inferiori al fabbisogno mondiale e che per la settima volta consecutiva saranno intaccate le scorte di sicurezza.
E’ anche vero che i prezzi pagati ai produttori molte volte permettono a mala pena la copertura dei costi: sempre per
rimanere nell’esempio del grano, circa vent’anni fa il prezzo pagato al produttore si aggirava intorno alle 45.000 lire, pari
a circa 23 euro, nel 1993 è sceso a circa 37-38mila lire (19 euro) e la discesa è arrivata ai 13-16 euro attuali (sett.2006).
Una riduzione quasi del 50% rispetto a venti anni fa mentre le spese, per prima quella del gasolio, hanno subito aumenti
impressionanti. Da considerare che il prezzo del grano incide sul prodotto finito (pane) solo un 3-6% ed infinitamente
meno su tutti gli altri prodotti da forno mentre nel caso dell’ortofrutta i prezzi pagati al produttore sono, nel migliore dei
casi, un decimo dei prezzi che il consumatore paga al negozio o alla grande distribuzione.
Per evitare che la trasformazione in atto pregiudichi irrimedialmente il settore agroalimentare ed il tessuto socioeconomico
a lui connesso, occorre che i produttori e gli enti locali necessariamente pongano in atto contromisure volte
all’incremento della redditività aziendale ed allo sviluppo del tessuto economico locale.
Il progetto Il sapore del cuore si ripropone di rilanciare l’agricoltura e l’economia locale attraverso i seguenti punti:
1. raggruppamento degli imprenditori agricoli in associazione per attuare un piano strategico comune di medio
termine a più ampio respiro che possa coinvolgere tutto il tessuto economico locale
2. viene perseguita la qualità anche riconvertendo la produzione all’agricoltura integrata o utilizzando metodi
biologici ed aderendo ai vari consorzi di qualità
3. i produttori associati diventano parte attiva fino alla vendita dei prodotti accorciando in tal modo la filiera
produttiva in modo consistente che permette di ricevere un’equa retribuzione per i propri prodotti e garantire al
consumatore un prezzo ugale o addirittura inferiore a quello della media-grande distribuzione
4. si aprono punti vendita e di ristoro nei comuni interessati col marchio Il sapore del cuore
5. nelle zone interessate, oltre alla moneta ufficiale, viene utilizzato un
Buono locale che circola solo a livellolocale il cui scopo è quello di mantenere nel territorio la ricchezza prodotta incentivando gli scambi tra
consumatori, esercenti, artigiani e professionisti locali.
6. Il
Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di rivitalizzazionedell’economie locali attraverso il finanziamento di campagne di sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione
all’uso privato ed aziendale di energie rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo
dal patrimonio immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita.
Il punto
6 (intervento dei Comuni), pur essendo importante per tutta la comunità locale, può essere attuato anche in unsecondo momento o tralasciato se le condizioni non lo permettono.
1 L’associazione tra produttori
L’associazione tra imprenditori agricoli risulta necessaria per arrivare alla massa critica utile a mettere in moto il ciclo
virtuoso dei benefici ricavabili dal presente progetto. L’unione fra aziende permette anche di poter arrivare con maggior
facilità ad una programmazione aziendale comune di medio-lungo periodo il più possibile svincolata dal piano degli aiuti
comunitari oltre alla possibiltà di attivare interessanti economie di scala.
I Piani di Sviluppo Rurale agevolano le associazioni di imprenditori
Nota:
La tendenza della politica agricola mondiale è preoccupante e ha reso praticamente impossibile ad un piccoloproduttore agricolo (sotto i 100 ettari) di poter ottenere un reddito soddisfacente dal suo lavoro. Per evitare che per
mantenere la sua famiglia debba svolgere anche un altro lavoro è necessario ottenere tutti i vantaggi economici derivanti
dal lavoro agricolo arrivando a controllare le varie fasi fino alla vendita dei suoi prodotti. Bisogna dire che in questo caso
si deve fare uno sforzo per superare lo spiacevole ricordo delle passate e fallimentari esperienze di associazionismo
(cooperative, consorzi) che avevano
solamente connotazioni politiche e servivano solamente soddisfare esigenzeclientelari. L’associazione di cui stiamo parlando in questo progetto ha basi esclusivamente aziendali ed è strumentale
all’incremento del reddito da lavoro agricolo.
L’associazione dei produttori è essenziale per operare importanti economie di scala (ad es. mulino, frantoio, stoccaggio,
trasformazione di prodotti) che permetteranno di contenere i costi e poter ridurre i prezzi finali al consumatore che,
ottenendo anche lui un vantaggio economico, potrà così sostenere la produzione locale di qualità.
2 La qualità dei prodotti
Dopo i recenti fatti di cronaca sulla partita di grano contaminato dal Canada, le carni avariate
http://www.beppegrillo.it/2006/09/wurstel.html#comments
, riso cinese con ogmhttp://www.greenplanet.net/Articolo16883.html
e la notizia che l’uso mondiale di pesticidi ha raggiunto i 2 kg. per ettaro controgli 0,49 kg. del 1961
www.centrofondi.it/Articoli/pesticidi.htm , il mercato esige sempre più un prodotto locale di qualità, sano enaturale come testimonia il consistente aumento del numero di persone che acquista prodotti biologici
http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/501_06.html
e che annualmente passa le sue vacanze in agriturismo.Una delle possibilità, ove naturalmente questo sia possibile, è di ritornare a produrre qualità di grano coltivato nei
decenni passati nella zona e riscoprire antiche lavorazioni come ad esempio il pane ottenuto da lievito madre.
NOTA: tornare alla coltura del grano, oltre ad essere una mossa strategica utile per prevenire gli effetti della crisi di
produzione mondiale attualmente in atto, è essenziale per ricreare la filiera del pane, pasta, prodotti da forno, pizza, da
cui si ricavano i maggiori utili aziendali.
3 – 4 Vendita e punti vendita
Il rafforzamento e l’accorciamento delle filiere agroalimentari sono il cardine di questo progetto perché consentono alle
aziende agricole di ottenere, oltre ad una giusta remunerazione della loro produzione, anche un incremento ed una
diversificazione del reddito nel caso decidessero di partecipare fino alla vendita del prodotto finito. In questo senso va
l’apertura, da parte dell’associazione, dei punti vendita agroalimentari dove il consumatore può trovare il pane e tutti i
prodotti da forno, l’ortofrutta, l’olio il vino e le altre eventuali lavorazioni fatte in modo artigianale dalle aziende associate
(passate, confetture, lavorazioni casearie e carni).
Il produttore che non se la sentisse di partecipare a tutte le fasi della filiera, può decidere eventualmente di limitarsi a
fornire solo un appoggio “esterno” all’associazione conferendo solo la materia prima ed in questo caso il suo apporto
termina con il ricevimento di un “prezzo equo” (in parte pagato con i Buoni Locali di cui al punto 5). Tutte le altre fasi
fino alla vendita verranno eseguite dall’associazione.
Oltre ai punti vendita l’associazione può aprire anche dei punti di ristoro, con il marchio
Il sapore del cuore, comefiaschetterie, pizzerie utilizzando esclusivamente le materie prime e lavorazioni provenienti dalle aziende aderenti o
dall’associazione stessa e nel caso in cui questo non sia possibile verranno usati prodotti di qualità analoga.
E’ cosa importante che ogni nuovo cliente sia del punto vendita che del punto di ristoro venga sensibilizzato al progetto
con la consegna di un piccolo opuscolo dove saranno riportate le linee guida e la filosofia dell’iniziativa oltre
naturalmente alla descrizione delle aziende produttrici.
Nota:
Una corretta controinformazione al consumatore finale è determinante per contrastare gli effetti distruttivi di unainformazione "ufficiale" e pubblicitaria che ha “confuso” le abitudini alimentari di noi tutti e sconvolto la concezione di
stagionalità del prodotto. E’ per questo che l’associazione, ma anche gli Enti Locali si devono attivare per fare campagne
di corretta informazione alimentare.
L’accorciamento della filiera produce un vantaggio in termini di prezzo anche per l’utente finale che potrà trovare in tutti i
punti de Il sapore del cuore oltre ad una qualità certificata, anche prezzi inferiori alla media di mercato.
In tutti i punti vendita e ristoro gestiti in prima persona dall’associazione, tutto il personale impiegato avrà una parte
della retribuzione variabile commisurata all’andamento dell’attività in cui è occupato (nel caso di utilizzo della moneta di
scambio locale la parte variabile sarà corrisposta con questa moneta). In accordo con i servizi sociali potranno essere
integrate nelle attività sia delle aziende che dell’associazione anche persone diversamente abili o con altre problematiche
e potrà essere attivato un servizio a domicilio per le persone con difficoltà motorie (anziani, diversamente abili ecc.).
Parallelamente alla gestione diretta delle attività, ma solo nel caso della produzione dei prodotti da forno e dei punti di
ristoro, l’associazione può decidere di concedere l’uso del marchio Il sapore del cuore a panifici, ristoranti, fiaschetterie,
pizzerie che si impegnino ad adottare la filosofia del progetto e utilizzare tutti i prodotti dell’associazione.
Per quanto riguarda l’apertura di un forno all’interno del punto vendita, questo potrà beneficiare delle disposizioni
contenute dal decreto legge 223 del 2006 (cd. Decreto Bersani)
(la regione Toscana sostiene gli investimenti fatti dalle aziende,anche associate, effettuati per la lavorazione,
trasformazione,, conservazione, confezionamento della loro produzione oltre a finanziare l’allestimento di locali e
l’acquisto diattrezzature destinate alla commercializzazione dei prodotti al punto 5.3.1.2.3 pag. 43 del Programma di
sviluppo rurale 2007-2013; da leggere con attenzione anche il punto 5.3.3.1.2 pag. 92 sul sostegno e la creazione e lo
sviluppo delle attività artigianali, commerciali e turistiche)
Nota: La scelta delle attività commerciali da intraprendere non sono casuali, ma dettate dall’alto ritorno economico che
queste possono dare.
5 Buoni Locali
Una caratteristica dell’economia odierna globalizzata è quella di “drenare” la ricchezza prodotta localmente per
alimentare mercati lontani migliaia di chilometri. E’ il caso della grande distribuzione che solo in minima parte acquista e
vende prodotti locali e dell’industria che con la delocalizzazione delle produzioni in paesi dove il costo del lavoro è molto
più basso investe sempre meno nel mercato domestico.
L’obiettivo è quello di invertire questo processo di progressivo impoverimento che rende la moneta un bene sempre più
“raro” ed insufficiente ad alimentare le economie locali.
Il successo di questo progetto si fonda sull’adozione di
Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina) che si affianchinoalla valuta ufficiale (euro) e vengano adottati ed accettati in tutti i punti vendita e di ristoro che adottano il marchio.
Questi buoni di scambio, per la loro caratteristicha peculiare di facilitare gli scambi in un ambito geografico ristretto, al
contrario dell’euro che è considerato riserva di valore, hanno una velocità di circolazione molto più elevata, ovvero con la
stessa quantità di moneta vengono effettuati un maggior numero di scambi con la conseguenza di apportare maggior
ricchezza alla comunità che la adotta.
Semplificando molto, i buoni di scambio locale sono equiparabili alla fidelity card o al buono sconto della grande
distribuzione, ma invece di circolare solo all’interno della stessa catena, viene utilizzata ed accettata in un contesto più
vasto.
La cosa ideale sarebbe che oltre ai punti vendita e di ristoro de Il sapore del cuore venissero adottati per piccoli
pagamenti anche dagli altri commercianti, dagli artigiani, dai professionisti e perché no anche dal Comune-i dell’area
interessata. Ovviamente, come è facilmente intuibile, più si allarga il bacino di utenza di questa moneta di scambio locale
più alto è il numero degli scambi e maggiore è la ricchezza che viene prodotta.
Provando ad immaginare il percorso ideale di questa
moneta possiamo vedere che l’imprenditore agricolo viene pagatoper la sua produzione (ad es. il grano) parte in euro (es.70-80%) e parte in
moneta di scambio locale (es.20-30%). Congli euro pagherà tutto quello che non è reperibile in zona ovvero il gasolio, le sementi (se non sono autoprodotte), i
macchinari ecc. mentre con la
moneta di scambio locale pagherà una parte: della spesa alla panetteria (es. 20%),dell’onorario dell’idraulico (es. 20%), della spesa nel negozio di abbigliamento (10-20%), del calzolaio (20%), del
geometra (15-20%), della babysitter (30%), del professore per le ripetizioni di matematica al figlio (20%), la multa
comunale per divieto di sosta e la sera quando porta fuori a cena la famiglia pagherà parte del conto del ristorante (20-
30%).
La percentuale di accettazione di questa
moneta varia in funzione della possibilità dell’esercente di pagare a sua volta ipropri fornitori in
Buoni Locali .Il progetto Arcipelago permetterà lo scambio delle eccedenze produttive all’inetrno del circuito nazionale che adotterà i
Buoni Locali SCEC
6 Il ruolo del Comune
In questo progetto il ruolo del Comune, o dei Comuni se la zona interessata è più ampia, è importante per rilanciare
l’agricoltura e l’economia locale. Innanzitutto, in virtù dei benefici che ne trarrà tutto il territorio, può agevolare
l’associazione dei produttori agricoli reperendo e mettendo a disposizione i locali per l’esercizio delle attività e agevolando
il disbrigo di tutte le attività burocratiche (come ha fatto il comune di Montevarchi (Arezzo) per il progetto “Il
Mercatale”).
Nel caso in cui la zona fornisse una quantità sufficiente di biomasse potrebbe intraprendere la strada della costruzione di
piccoli impianti per il teleriscaldamento o per la produzione di energia elettrica.
Al fine di migliorare la competitività delle imprese e la qualità di vita nelle aree rurali potrebbe sostenere ed
intraprendere progetti per la diffusione della banda larga nelle aree non ancora servite attraverso l’utilizzo di tecnologie
come il WiMax o il WiFi e attivare servizi in rete
Potrebbe incoraggiare anche economicamente l’associazione tra imprenditori agricoli ed il passaggio all’agricoltura
integrata o biologica.
Potrebbe sostenere l’associazione con campagne informative sul progetto
Potrebbe accettare come pagamento, in tutto o in parte, di alcune tasse comunali il
Buono Locale SCECPotrebbe incentivare, anche economicamente, i privati e le aziende all’uso di energie alternative (biomasse, solare
termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni con installatori e ditte fornitrici del
materiale in modo da sfruttare il peso contrattuale, magari promuovendo anche dei gruppi di acquisto.
Molte di queste attività sono finanziate dai Piani di Sviluppo Rurale
PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO
•
Aiuta il settore agroalimentare a fare una programmazione comune per il medio-lungo termine uscendo dallalogica degli aiuti comunitari, statali, regionali e a diversificare le attività
•
Gli investimenti hanno un impegno economico limitato e danno i loro frutti molto velocemente•
Si persegue la qualità dei prodotti tramite l’agricoltura integrata o biologica•
Il produttore ottiene un “prezzo equo” dalla vendita della sua produzione•
Dall’accorciamento della filiera il consumatore ottiene un prezzo inferiore a quelli di mercato ed una qualitàmigliore dei prodotti
•
Insieme all’agricoltura si rivitalizza tutta l’economia locale e si aumenta la qualità della vita•
Si recuperano la cultura ed i sapori locali•
Si mette in moto un ciclo virtuoso che apre la strada ad altri progetti tesi al miglioramento della qualità dellavita
•
La struttura modulare del progetto consente la sua applicazione a più livelli ed ogni soggettointeressato, pubblico o privato, può decidere il suo grado di coinvolgimento senza per questo
pregiudicare il successo dell’iniziativa
PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO
•
Per riuscire a mettere in moto tutte le potenzialità positive del progetto è necessario, almeno inizialmente, unnumero minimo di imprese e persone motivate
NOTIZIE UTILI
•
L’Italia importa grano dal Canada, Stati Uniti, Australia, Kazakistan•
Nel 2006 nel mondo si produrranno 61 milioni di tonnellate in meno del fabbisogno mondiale e per il 7° annoconsecutivo verranno utilizzate le riserve strategiche
•
I consumi alimentari sono da anni in costante diminuzione•
I prezzi dell’ortofrutta pagati al produttore sono da 10 a 20 volte inferiori a quelli che paga il consumatorefinale
•
al produttore un quintale di grano viene pagato 13-16 euro , un ettaro produce da 25 a 35 quintali di grano e lespese si aggirano da 300 a 500 euro per ettaro per cui il ricavato ricopre a mala pena le spese sostenute
dall’imprenditore agricolo
•
se viene adottata la coltura biologica solo 1/3 della superficie può essere coltivata a grano per la necessariarotazione delle colture
•
100 kg di grano rende circa 80 Kg. di farina e 20 di crusca, da 80 kg. di farina si ottengono circa 100 kg. dipane per cui alla fine 100 kg. di grano=100 kg. di pane
•
il costo della farina varia da 34 euro a oltre 50 euro al quintale•
il prezzo medio del pane al forno si aggira intorno ai 2-3 euro al kg. (2-300 euro al quintale contro i 20-25 delgrano)
La prima veste grafica dei Buoni Locali
Forza e debolezza dell’economia italiana è la frammentazione in piccolissima, piccola e media entità della quasi
totalità delle imprese. Il momento attuale vede una serie di criticità che stanno divenendo ogni giorno più pesanti, se
non insostenibili. Per le aziende di produzione vediamo :
1. Concorrenza dei paesi a basso costo di manodopera ( specie sud-est asiatico ) non sostenibile.
2. Mancanza di programmazione a medio e lungo termine.
3. Per le aziende export grandi difficoltà per la forza dell'euro.
4. Mancanza di risorse per ricerca e innovamento
5. Utilizzo, per abbattere i costi, di personale non specializzato con conseguente perdita di qualifiche.
6. Diseconomie di scala dovute alla chiusura di aziende interne ai processi di lavorazione.
Il risultato si traduce in :
•
Poli e distretti produttivi del comparto industriale vedono ridursi le quote di mercato in maniera crescente emolto preoccupante.
•
Delocalizzazione per massimizzare i margini con conseguente trasformazione da attività produttiva in attività diimport.
•
Minore qualità e/o nessun controllo della merce importata.•
Licenziamento della forza lavoro o utilizzo di precariato e part-time.Per quanto riguarda le
aziende di distribuzione ( sia all'ingrosso che al dettaglio ) vediamo :1.
Concorrenza di prezzo ( spietata ) della grande distribuzione organizzata. (GDO)2.
Mancanza di risorse per marketing e pubblicità.3.
Offerta di servizi finanziari da parte della GDO non replicabili dai piccoli imprenditori ( card con pagamentorateale come stanno facendo, ad es. LIDL e COOP )
http://www.lidl-card.it/4.
Mancanza di potere contrattuale contro fornitori di beni e servizi. Scarso peso politico ( i parcheggi ne sono un'esempio ). La grande distribuzione organizzata agisce invece in senso opposto :
http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.html
Il risultato si traduce in :
•
Margini troppo bassi ( per chi sceglie la via della concorrenza ) o prezzi troppo alti ( per chi cerca di scaricaresui prezzi le difficoltà ).
•
Liquidazioni periodiche per evitare immobilizzazioni e rimanenze.•
Poco magazzino per far fronte ai continui cambiamenti di mode e mercato.•
Espandersi del franchising in ogni settore.•
Riduzione al minimo del personale con licenziamenti o precarizzazioneIn comune
sia produzione che distribuzione sopportano anche :1. Costi fissi molto al di sopra della media europea. ( energia, trasporti, comunicazioni....)
2. Costi finanziari altrettanto alti.
3. Burocrazia pesante con servizi lenti e costosi.
4. Tassazione ormai a livelli insostenibili.
Le
aziende di servizi, in questo contesto, hanno il fiato corto e la prospettiva di dover prestare servizi ad un numerosempre più esiguo di imprese (e che tagliano ogni tipo di costo). Le varie associazioni di categoria dovrebbero pensare
seriamente
a chi daranno assistenza, in futuro, per non trovarsi senza base associativa. Vista la situazione è molto facileche ogni finanziamento alle aziende serva solo a dare respiro momentaneo al sistema, visto che la liquidità creata verrà
utilizzata per import, de-localizzazione, operazioni di immagine ; dove
si pensa che il ritorno in termini di utili sia piùconsistente e immediato. Come ribaltare questa prospettiva ?
Oltre a fattori difficili da contrastare ci sono molti altri componenti che invece possono e devono venire superati, anche
perchè sono le uniche problematiche dove la volontà personale dell'imprenditore può incidere, mentre non ha nessun
FILIERE PRODUTTIVE IN RETE
Progetto per piccole e medie imprese per lo sviluppo di aree locali integrate
potere, ad esempio, sul prezzo del petrolio o trova un muro di gomma nella burocrazia. Vediamo nel dettaglio senza
distinzione fra produzione e distribuzione dove possiamo intervenire con profitto :
1. Mancanza di programmazione e strategia di settore, comparto, filiera verticale.
2. Mancanza di marketing, pubblicità e informazione culturale su prodotti locali.
3. Acquisti polverizzati nella piccola distribuzione, con costi di acquisto non concorrenziali.
4. Mancanza di potere contrattuale in campo finanziario.
5. Bassa informatizzazione.
6. Crescita dell'invenduto
Tutte queste criticità si traducono in :
segno meno nelle vendite senza distinzione di settore o posizionehttp://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a7.07.26.14.08
difficoltà crescenti di carattere finanziario che acutizzeranno i problemi :http://it.biz.yahoo.com/31102007/2/risparmio-draghi-famiglie-arrancano-rischio-mut.html
problemi crescenti di carattere economico con la restrizione del credito in attohttp://it.biz.yahoo.com/28102007/92/liberta-individuale-come-impegno-sociale-liberta-positive-negative.html
http://it.biz.yahoo.com/30102007/58-65/subprime-meta-imprese-italia-colpite-restrizioni-credito-csc.html
Alla luce di quanto sopra esposto le linee guida di ogni progetto aziendale passa attraverso punti obbligati ed altri
vivamente consigliati per rendere perfomanti le soluzioni proposte.
1.
Creare un gruppo di azione di consulenza aziendale che metta in contatto verticalmente ed orizzontalmentele imprese. Una struttura leggera che interagisca ( nel caso siano propositive ) anche con CNA, Confcommercio
ecc. e per creare la spina dorsale e perseguire il disegno finale. Questo anche in prospettiva del terzo punto
2.
Aprire show-room di prodotti del territorio locale direttamente dei produttori, INCOLLABORAZIONE con la piccola distribuzione, come i Centri Commerciali Naturali, al fine di
incentivare
al massimo le connessioni economiche di tipo verticale (filiera) ed orizzontale (settore diattività
).3. Legare il territorio con un
Buono locale, che affianchi la valuta ufficiale e unisca tutte queste forze PERCONVENIENZA
. In questo modo si cementa la auto-sostenibilità delle filiere con un meccanismo autonomosenza più dipendere dall'ausilio esterno, connettendo consumatori, esercenti, professionisti, artigiani.
4. Connettersi
con le varie zone italiane che utilizzano i Buoni locali, in modo da scambiare le eccedenzeproduttive, le produzioni di eccellenza, i beni primari non reperibili in zona nonché
organizzare flussituristici.
5. Perseguire obiettivi di qualità e di forte caratterizzazione commerciale
(marchio locale). Fare marketingterritoriale a 360 gradi,
non solo per settore specifico con grande opera di informazione culturale associataall’attività economica svolta.
6.
Il Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di ri-vitalizzazionedelle economie locali attraverso il finanziamento di campagne di sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione
all’uso privato ed aziendale di energie rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo
dal patrimonio immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita.
La ricchezza prodotta deve rimanere e circolare nel sistema locale, ed evitare che venga dispersa all'estero.
E' basilare notare come dalla fine degli anni '80 la GDO ha iniziato a tagliare i fili che univano produzione-distribuzione
all'ingrosso-distribuzione al dettaglio, che assicurava la circolazione della moneta all'interno del circuito nazionale.
La merce import, da loro organizzata e distribuita, ha spazzato o sta spazzando via tutta la filiera di molti settori, dalla
produzione
alla distribuzione ingrosso-dettaglio. Quindi la soluzione dei problemi passa senza mezzi termini dallaricostruzione delle filiere in maniera organizzata, non ci sono ricette miracolose o idee geniali che risolvano i problemi
senza affrontare il nodo centrale che è questo.
Non per niente il successo della
grande distribuzione organizzata è ricostruire la “filiera” e organizzare il “gruppo diacquisto” al suo interno
http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.htmlLa sola consapevolezza di questo passaggio non serve : vediamo che tanti progetti di rilancio locale, se solo di facciata (
spesso per raccogliere finanziamenti pubblici...), non hanno altro risultato che quello di togliere fiducia circa la possibilità
di rendere economicamente convenienti queste iniziative.
Come rendere le piccole imprese competitive sul mercato oggi, con l’obiettivo della auto-sostenibilità ?
Da un recente articolo apparso sull
'Herald Tribune , si apprende di una interessante iniziativa che sta per essere lanciatadalla catena americana di grandi magazzini a basso costo
Wal-Mart. La società ha deciso di ampliare i servizi finanziariche già sta offrendo in 225 negozi, estendendoli almeno a mille negozi.
A chi utilizza questi servizi, la
Wal-Mart verserà 200 "Wal-Mart dollari" che saranno spendibili all'interno della catenadei suoi negozi. In questo modo aumenta il potere d'acquisto dei suoi clienti e promuove l'uso e la rapida diffusione della
sua nuova valuta. Con l'apertura di 875 nuove filiali che accetteranno questa nuova valuta, entro il 2008 la
Wal-Martraggiungerà una capillarità di sportelli simile a quella della Citibank.
In Cina sono ormai 200 milioni gli utenti che usano una moneta virtuale chiamata QQ emessa dalla società
Tencent
. I sistemi di scambio come i Buoni locali sono semplici da usare e