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I sionisti di Sion

di Mauro Maggiora - 12/05/2008

     

 

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La parabola di Gianfranco Fini è suggestiva: dalla kefiah degli anni del Fuan alla kippah del viaggio in Israele del 2003. Per carità, le metamorfosi sono legittime, anzi spesso auspicabili.
A Fini è successo qualcosa di molto comune: capita al fumatore che si allontana dal tabagismo e diventa integralista anti-fumo, a Giuliano Ferrara che abbandona le ammucchiate (da spettatore passivo) del tempo glorioso delle occupazioni universitarie per dedicarsi all’esegesi di Ratzinger, all’ex marxista Bondi che sostituisce la musa greca Erato o il compagno Bordiga con Silvio da Arcore.
Voilà, la storia e le mutazioni neuronali ci restituiscono Fini piu’ sionista di Sion. E’ talmente cristallina questa sua metamorfosi da emergere prepotentemente dai salotti “letamaio catodico” nel preciso momento in cui, catturato dalla sua devozione sionista, il nostro “sbrocca”.
Negando dignità politica all’aggressione e all’omicidio di Nicola ucciso da cinque neonazi deficienti e, al tempo stesso, offrendo piena (e distorta) dignità politica all’evento, paragonandolo alle proteste contro la politica dello stato di Israele, a Torino.
Ovviamente in pieno delirio ma va capito, perché è innamorato di Israele. E’ non è l’unico in Italia.
Chi scrive non ha molto interesse al rogo delle bandiere perché apolide dello spirito e privo di simboli di riferimento, di stoffa e non. Forse per questo gli riesce difficile discernere tra stoffa, appunto e carta igienica, tra cio’ che è potenziale terrorismo (i cattivi di Torino) e cio’ che invece è  sedicente autorevolezza istituzionale (Bossi)
Chiara ed inequivocabile è invece la mattanza silenziosa ed inesorabile di un paese che non c’è, la Palestina. Un non paese, non difeso, non tutelato, neppure dall’antagonismo pavloviano della sinistra ormai “extraparanormale”, con la sua  scelta di sterile contrapposizione al sionismo di Fini e colleghi...
La comunità ebraica definisce “vulnus democratico” la critica legittima alla politica del governo israeliano (e lasciamo perdere l’accusa di antisemitismo, talmente ridicola da non essere neppure degna di considerazione).
Lo stesso dicasi per il preside della facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna che ha bloccato un incontro con il filosofo Gianni Vattimo sul tema. Dissentire è diventato antidemocratico, cosa diavolo sarà allora la democrazia?
Evidentemente deve aver a che fare con gli oscuri meccanismi che regolano il simulacro che ci spacciano nella sua variante “rappresentativa”. Quella che si esaurisce nel supremo rituale della delega sodomitica del suffragio.
Oscuri meccanismi, appunto, per chi ne vede svanire il senso, giorno dopo giorno, abuso dopo abuso.
Non resta che l’attesa di una Fiera del Libro dedicata all’Armenia, se non proprio all’Egitto. Gli Armeni, vittime invisibili di un altro spaventoso genocidio. Oscurato e sepolto.