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Compro il Cile e ne faccio un parco

di Geminello Alvi - 22/01/2006

Fonte: corriere.it



II ricchissimo  Douglas Tompkins ha acquistato centinaia di migliaia di
ettari per ricreare la foresta dove non c'è più. Qualcuno si chiede:
ecologista o Cia?


Gli indigeni della Siberia o quelli delle Ande pensano, come il filosofo tedesco Schelling, che la Natura sia animata. Che le piante
sentano e, addirittura, le pietre crescano, esseri viventi pure loro animati da una idea divina. Se è così, il primo compito degli uomini non sarebbe di
usare la Natura, ma piuttosto contemplarla. Quanto è economico verrebbe perciò solo dopo quanto è spirituale. Difficile da capire; ma chi si trovi
nei parchi di Douglas Tompkins in Cile, tra cipressi primigenii che paiono giganti e rocce immense, forse se ne accorge. L'americano Tompkins da più di
due settenni si dedica infatti a riverginare la foresta del Cile con la medesima caparbietà che lo ha fatto diventare multimilionario. Comprando
fattorie a dozzine, per metterle assieme e farne un parco immenso dove c'è solo l'economia della Natura, non quella del denaro.

Quando arrivò in Cile, alla fine degli Anni '80, parve ai più uno stravagante bonario, al quale non sembrava vero di poter vendere tenute,
tutte indebitate. Ma da affabile, col tempo, il gringo si rivelò gran rompiscatole: e la fabbrica di salmoni inquinava, andava chiusa. Neppure la
strada andava e le piantagioni di eucalipto nemmeno. Il fatto è che in un parco immenso che va dall'Oceano Pacifico al confine argentino, Tompkins da
allora sta riverginando la natura. E però ad alcuni cileni e a certi politici il gesto piaceva sempre meno. Il deputato conservatore Antonio Horvath lo accusò di aver diviso in due il Paese. E non pochi nel Paese andino giudicano ancora Tompkins un agente della Cia.
Col nuovo governo va tuttavia meglio. A guastare i rapporti coi democristiani c'erano le compagnie del legname, avversate dall'ecologista. E
per tutta risposta il nostro ha già restituito un enorme riserva in Patagonia allo Stato, ma alla ovvia condizione che sia lasciato parco.
E darebbe via allo stesso modo anche il cuore del suo impero: Pumalin.

 E dire che la vita di Douglas Tompkins pareva quella di chi è nato per fare soldi, e continuare a farli, ammalandosi come tutti i ricchi l'anima. Il
tutto per eredi più o meno scemi che li spenderanno in vizi o per fare altri soldi. Negli Anni '60 fondò con 5000 dollari North Face, una ditta di
abbigliamento. La rivendette a prezzi moltiplicati e fondò Esprit. E intanto però non mollava la sua passione per la montagna, e le scalate, che non gli
impedirono d'intascare dollari a palate e di vendere nel 1999 Esprit per più di 150 milioni di dollari.
Del resto era sempre meno in ufficio, militante del movimento dei diritti civili, fissato con l'ecologia integrale. Quella di Ame Naess creatore di
Deep Ecology che avversa il dominio umano sulla natura e dice uguali le cose viventi. Perciò Tompkins iniziò a comprare i primi 25.000 ettari di Pumalin
Park e poi tanti altri fino a dividere in due il Cile.

Dove non si è fermato. Ultimamente ne ha acquistati altri 280.000 in Argentina, in una regione che nutre di acqua il Rio Parana ed è la più importante riserva di acqua dell'Argentina. Pure lì si è ripreso a parlare del complotto. In verità, chi fa del male a quei luoghi sono le culture intensive che dilavano il suolo.

Tompkins ha pagato 400 contadini per rifare i letti dei fiumi e togliere le piantagioni di eucalipto nocive. In vent'anni vuole far ritornare il tutto vergine, come nel Paradiso terrestre.

In effetti la moda di comprare terre sterminate ha contagiato altri: George Soros, Ted Turner e Sylvester Stallone. Ma per costoro l'idea è di usare la terra, di piegarla all'economia del denaro, tutt'al più al piacere di un rifugio esclusivo. E alcuni di loro vogliono addomesticare i guanaco e deludono Tompkins che è per sdomesticare gli animali.

Ma altri ricchi, e le loro fondazioni, assecondano il panteismo di Tompkins:
la Weeden Poundation o lo Sweet Water Trust di Boston. Non stimo molto Neruda come poeta, per di più lui era comunista, mentre io di sentimenti
zaristi.

Tuttavia forse tocca dargli ragione: chi non è stato nella foresta del Cile
non può dire di conoscere il Creato.