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Uomini e super-topi

di Alessandro Farulli - 13/05/2008

Fare la fine del topo prenderà presto un’accezione positiva. Perché di fronte alle mutazioni recenti del roditore, non ci sarà gatto che tenga. Le avesse l’uomo le capacità di adattamento all’ambiente che cambia che ha il topo, probabilmente non avrebbe neppure il bisogno di occuparsi dei cambiamenti climatici. Sono tra noi da sempre, ma il loro numero è talmente grande che – come sottolinea Andrea Tarquini su Repubblica di sabato – ormai sulla terra e in particolare nelle città, gli ospiti siamo noi. Si dice che contarli sia impossibile, ma una stima verosimile è uno a quattro: ovvero quattro topi ogni abitante. Se una città è di 100mila abitanti, i piccoli (mica tanto) roditori possono essere anche 400mila. Come fanno ad essere così numerosi?

Ogni madre può generare ogni anno 2mila piccoli, di cui 500 sopravvivono. Con gli anni sono praticamente diventati immuni ai più potenti veleni. Hanno capibranco e un’organizzazione gerarchica standardizzata dove quelli più in basso fanno da assaggiatori del cibo: se muoiono, tutto il branco cambia zona. Branco che può attendere fino anche a cinque giorni prima di mangiare in modo da vedere gli effetti di quel cibo testati dall’assaggiatore. Sono in grado anche di interrompere o facilitare le gravidanze a seconda delle circostanze. La conformazione ossea permette loro di entrare ovunque e di compiere salti anche di mezzo metro.

In Germania un topo, per la prima volta, ha assalito un ragazzo berlinese. Non hanno più paura di niente, un po’ come i gabbiani che attaccano le persone sempre più frequentemente, oltre ad aver cambiato completamente alimentazione preferendo ai pesci i ‘cugini’ piccioni. Segnali di sconvolgimenti le cui conseguenze sono ancora tutte da studiare e capire. Forse proprio il gabbiano sarà il prossimo unico e vero predatore dei topi in una nuova rinnovata catena alimentare. Di certo nessun gatto è in grado di affrontare pantegane da mezzo metro.

Ma c’è molto altro, perché i topi di fogna portano con sé numerose malattie in grado ancora di sconvolgere la vita degli uomini anche in occidente dove la peste è un lontanissimo ricordo di manzoniana memoria, ma leptospirosi e febbre Hanta potrebbero trovare nuovi focolai.

Il rapporto strettissimo tra uomini e topi è da sempre tema da romanzo, o da film. L’intelligenza dei roditori affascina e spaventa: il “Pifferaio magico”, “Topolino”, lo straordinario “Uomini e topi” di John Steinbeck sono opere che vedono l’essere umano e l’animale facce della stessa medaglia. Il topo rappresenta quasi sempre l’anima subdola e furba dell’uomo che cerca di adattarsi anche nelle condizioni più avverse quasi sempre in un’ottica parassitaria. Con Topolino invece Disney andò a coglierne l’aspetto più virtuoso di animale intelligente che potesse fargli anche da alter ego sul grande schermo.

Lennie, uno dei protagonisti di “Uomini e topi” (1937), rappresenta e assomiglia invece drammaticamente bene alla condizione attuale dell’uomo sia nella sua infantilità, sia nella sua irresponsabilità. Con la sua grande forza, infatti, non si rende conto che con una piccola pressione delle dita uccide i piccoli animali che ama tenere in mano: che guarda caso sono topi. Un po’ come fa l’uomo con l’ambiente che lo circonda, anche se molto spesso lo fa con coscienza e questo è l’aspetto peggiore.

Per non parlare dei topi-cavie, la cui nemesi potrebbe proprio essere simboleggiata dall’assalto del super ratto contro il ragazzo berlinese di cui racconta, come detto, Repubblica. Insomma, da un certo punto di vista verrebbe da dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole (o dentro le fogne), ma la realtà può essere osservata anche da un altro punto di vista. Il pianeta sta mutando e in un buona parte a causa dell’uomo: tutti i suoi abitanti cercano di adattarsi a questi cambiamenti secondo il proprio istinto. Qualcuno scomparirà, proprio perché non saprà come adattarsi e come metter mano alla propria condizione. I più organizzati sopravvivranno, gli altri soccomberanno. Chi scommette su chi farà la fine del topo? I topi hanno già scommesso sull’uomo.