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"Ricordanze", un giovane sulle orme di Ezra Pound

di Raffaele Panico - 13/05/2008

 



A Sant’Ambrogio, piccola località sulle colline che sovrastano dolcemente il mare di Rapallo, nel decennio del 1940 si sono avvicendate le sorti di due poeti.
Dal 1940 al 1945 il genio poetico di Ezra Pound trascorreva le giornate in una piccola casa insieme all’amante americana Olga Rudge, e la piccola Mary, loro figlia. A pochi metri di distanza un giovanissimo Giorgio Barbagelata si intimoriva quando vedeva entrare ed uscire di casa quel signore alto e segaligno dai capelli rossi e lo sguardo spiritato. Al timore si alternava l’inconscio fuoco della creatività poetica.
Così fra il 1945 e il 1946 quando Pound viene intercettato e imprigionato dai suoi connazionali nordamericani per poi spedirlo ad un processo oltreoceano, il giovane Barbagelata raccoglie il metaforico testimonio e inizia a poetare riempiendo il vuoto poundiano. La sua prima poesia è “Passi del tempo”, in tema con quanto stiamo raccontando, è il 25 aprile: “Sì, mi ricordo: un orto richiuso mia madre che spia fra gli ulivi una strada di gente che scende uno scirocco di voci che ascolta avvilito. Non ho ancora i vent’anni”.
Il ginnasio, il liceo, dei Somaschi di Rapallo. La sera fra le sei e le sette dopo lo “struscio” e gli studi pomeridiani ci si sedeva sulle panchine del lungomare “non come i vandali”.
“A furia di spingere la mia topolino che non partiva – ricorda Franco Dolcetta, uno dei panchinari, insieme a Nino Botta, detto Ninì, poi scomparso nel nulla, Italo Solari oramai da anni cileno, e Gaetano Gulizia, avvocato rapallese - Giorgio, che si prese una brutta malattia ai polmoni, poi tramutatasi in Tbc e conseguente depressione, come quei poeti Scapigliati dell’Ottocento contraevano le stesse cose e allora le chiamavano tisi e pazzia. Le pregevoli poesie, 120 scritte nell’arco di 60 anni, 1946- 2006, sono compiute e precise descrizioni del mondo esterno e del mondo interno di questo poeta autodidatta e naturale che, alternando il genio poetico alle letture di Hegel e di Gentile, di Croce e di Payreson e l’ascolto della musica classica dell’Ottocento, soprattutto Liszt, ci dà un quadro di cosa è stato il dopoguerra con gli occhi di uno che non ha rinnegato gli anni precedenti alla seconda guerra mondiale. “Notti romane” racconta fra altri momenti di distanza rispetto alla riviera di Levante la vita privata, la moglie lo ha portato anche a Ponzano Romano.
Qui e là, sparsi fra i poemi, ci sono riferimenti a questi spostamenti, simili a quelli che faceva Ezra Pound quando durante la guerra scendeva in treno fino a Roma per poter recarsi alla EIAR, la RAI di allora al fine di trasmettere ogni settimana i suoi comunicati in lingua inglese per i suoi connazionali.
Poi riprendeva il treno e ritornava a Sant’Ambogio. Da qui, da Sant’Ambrogio, si dirama lo sguardo su “calce delle case luminose bianche sulla mia grigia collina.
Castità degli ulivi poveri sopra i tetti lucidi. Serenità del mio mare solcato da vele tranquille fra guglie di verdi cipressi” questo è il paesaggio. “I muri bianchi della finestra aperta fanno da cornice ai fiori finti sul tavolo di marmo” questa è la tristezza. E ancora la metafora di una finestra che è l’occhio tramite il dentro e il fuori: “venne la mezzanotte: un profumo dei fiori calpestati”. La depressione del pianto: “per tutto il giorno livido ti piansi. Dai miei balconi su giardini spenti udivo roche lacrime di pioggia”.
Ma anche “mattino: domenica di infanzia con un sentiero che conduce a messa”. Quindi, ricordi ridanno una speranza: “Anche la speranza ho smarrito: i tuoi calmi azzurri giorni sereni”.
Non manca nel libro “Ricordanze” (Fratelli Frilli Editori, Genova 2008) - e quindi nel ricordo di Barbagelata - una serie di riferimenti che si concretizzano in maniera esemplare in questa frase, “e l’estate nel paesaggio del ricordo è solo un desiderio acre del tuo corpo caldo, è una terra senza ombre che non ci ha dimenticato”.
Sono tante le amiche ricordate con affetto da Giorgio: Anna, Graziella, Pucci, Rita, Valentina, Graziella, Angela, Marina, Gabri, Giulia, Matilde, ma anche papa Luciani e Giovanni Gentile.