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Governo pakistano già sull’orlo della crisi

di Marco Masciaga - 13/05/2008

 
 

Dopo solo sei settimane di governo, la coalizione che avrebbe dovuto traghettare il Pakistan verso la normalità dopo oltre 8 anni di regime militare è andata in pezzi, facendo ripiombare l’unica potenza atomica islamica del pianeta nell’instabilità. Il leader della Pakistan Muslim League, Nawaz Sharif, ha annunciato il ritiro dei suoi ministri dal Governo non essendo riuscito a trovare un accordo con il principale partito della maggioranza, il Pakistan Peoples Party, sul reintegro dei giudici sospesi lo scorso novembre dal presidente Pervez Musharraf. Sharif ha annunciato che per il momento non si unirà ai partiti di opposizione, ma fornirà il proprio appoggio esterno alla ex maggioranza, decidendo di volta in volta come votare.

 

La rottura tra i due partiti è giunta dopo che, non più tardi di una decina di giorni fa, lo stesso Sharif aveva annunciato di aver raggiunto un accordo di massima con Asif Ali Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto che oggi guida il Ppp. Un’intesa che non ha retto a tre ulteriori giorni di trattative a Londra in cui i due leader avrebbero dovuto definire ì dettagli del reintegro dei magistrati. Sharifnon ha mai fatto segreto di considerare il loro immediato e incondizionale ritorno e le dimissioni di Musharraf le priorità del suo partito. Il Ppp invece ha sempre lasciato intendere di preferire una soluzione di compromesso che non scontentasse più di tanto il presidente.

 

La sospensione di 6o giudici tra cui Iftikhar Chaudhry, il magistrato a capo della Corte suprema, risale allo scorso 3 novembre quando Musharraf, all’epoca presidente e capo delle Forze armate, sospese la Costituzione, proclamò lo stato d’emergenza e mise agli arresti i giudici. Un colpo di mano con il quale il generale evitò che il più alto organo giurisdizionale si esprimesse sulla costituzionalità della sua recente e controversa rielezione.

 

La rottura degli equilibri della maggioranza giunge in un momento particolarmente delicato per il Pakistan. Non solo perché il nuovo Esecutivo sta conducendo una delicata trattativa con i militanti islamici che controllano le regioni al confine con l’Afghanistan. Ma anche perché uno dei ministri dimissionari è il responsabile delle Finanze Ishaq Dar che di qui a poche settimane avrebbe dovuto presentare una legge finanziaria attesa con trepidazione. Dopo un quinquennio di crescita intorno al 7%, l’economia pakistana sta attraversando una fase di rallentamento accompagnata da un’impennata dell’inflazione, giunta al 17,2% in aprile.