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Franco Frattini e la nuova politica estera italiana.

di Antonio Caracciolo - 14/05/2008



Che su Franco Frattini si appuntino in Israele ed a Torino le nuove speranze di un sempre maggiore coinvolgimento bellico dell’Italia non è difficile da capire. Credo che da questo momento in cui Frattini ricopre la carica di ministero degli esteri occorra fissare gli occhi su di lui. La faziosità e la chiusura mentale del personaggio mi si era rivelata un prima volta per una sua reazione stizzita contro una giornalista che aveva usato l’espressione “resistenza irachena” anziché “terrorismo”. Lo stesso personaggio – se ho letto ed ascoltato – si è distinto (ma non da solo) per essersi dato da fare in modo da includere Hamas nella lista dei “terroristi”, cioè dei “cattivi” segnati come tali nella lavagna della scuola elementare della politica estera.

No! Con Hamas non si tratta. Parola di Frattini!. Intanto però ha dovuto fare marcia indietro sul proposito di modificare le regole d’ingaggio dei soldati italiani in Libano. Secondo i desideri lobbistici i soldati italiani avrebbero dovuto impegnarsi in vere e proprie azioni di guerra per disarmare gli Hezbollah a tutto vantaggio di Israele. In uno scenario simile dovremmo abituarci non a qualche morto accidentale, ma ad un continuo arrivo di “salme italiane” dal Libano. Molti italiani – di quelli occupati al pensiero di dover sbarcare il lunario per giungere alla terza settimana – si chiederebbero allora cosa stiano a farci degli italiani in scenari di guerra e con risorse ingenti che potrebbero più utilmente essere meglio distribuite. Non sia mai che gli italiani abbiano a svegliarsi. Questo Silvio lo sa. Frattini un po meno.