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Perù, la città scacciata dalla miniera

di Patrizia Cortellessa - 14/05/2008

 

 

La città, la miniera e un conflitto infinito. Una «enclave mineraria» con la sua attività in espansione avvelena la città? Si sposti allora la città. Non è uno scherzo. Accade in Perù, dove proprio in questi giorni il parlamento ha approvato una norma che autorizza lo spostamento e la ricollocazione del centro andino di Cerro de Pasco, 70mila abitanti, la città più alta del mondo (4.338 metri sul livello del mare), capitale del dipartimento di Pasco nella sierra centrale del paese. Il suo sottosuolo ricco di zinco e argento rappresenta una delle zone minerarie più importanti dell'intero Sudamerica. E' sfruttato da lungo tempo, i conquistadores spagnoli ne trassero tutto l'argento che poterolo; oggi produce soprattutto zinco, rame, oro, ferro e piombo: migliaia di tonnellate di minerali partono ogni giorno dalla regione di Pasco dirette ai porti sul Pacifico, a Lima. Ma nonostante la regione sia diventata il cuore metallurgico del Perù, terzo al mondo per estrazione di ferro e quinto per quella di oro, le popolazioni locali non ne beneficiano granché. Anzi. Sembra proprio che gli interessi economici della miniera e quelli della popolazione locale siano irrimediabilmente contrapposti. La miniera continua a sfigurare il volto della città, restituendo un futuro molto incerto. Piogge acide, continue esplosioni dovute all'estrazione dei minerali, particelle e metalli nell'aria, contaminazione della rete idrica. La miniera continua a ingrandirsi sloggiando gli abitanti e requisendo le loro terre, mentre l'espansione urbana invade la terra delle comunità contadine. Gli scarti della lavorazione si trovano tutt'attorno alla città, e sono respirati ogni giorno da donne, uomini, e soprattutto dai bambini. Non è certo la città di Cerro de Pasco che sfrutta e usufruisce delle ricchezze del suo sottosuolo. Il business è per i gruppi minerari stranieri, che si appoggiano a prestanomi locali e godono dell'appoggio del governo centrale. A tutti gli altri viene lasciata la sofferenza, il disagio e malattie gravi. Nel 2005 «i bambini delle comunità di Quiulacocha e Champamarca avevano indici di piombo nel sangue che superavano i limiti massimi disposti dall'Organizzazione Mondiale della Salute». Nel 2006 dati dell'Istituto nazionale di sanità parlavano dell'84,7% di bambini con livelli di piombo nel sangue superiori ai limiti. Il piombo è ovunque a Cerro de Pasco.
La miniera è a cielo aperto: una voragine profonda 500 metri e larga 2 km, situata a quasi 4.500 di altezza. Il suo nome è Volcan, e ha una storia fatta di soprusi e ricatti. Per stare all'era più recente, il 25 maggio 1971 il generale Juan Velasco Alvarado firmò un decreto legge in cui si dichiarava la necessità, anzi, l'interesse sociale di «rimodellare» la città di Cerro de Pasco. Visto l'avanzamento dell'attività mineraria si doveva costruire una zona di allargamento, che avrebbe dovuto ospitare la popolazione vittima di tale avanzata. Così gli abitanti del posto vennero sloggiati senza tanti complimenti, lo stato - cedendo ai ricatti della società mineraria - sequestrò le terre ai proprietari terrieri dando loro in cambio ridicoli risarcimenti. Poi a fine '99 la Centromin-Perù s.a. fu privatizzata. Nacque così la Volcan Compania Mineras s.a.
Tra la nazionalizzazione e la privatizzazione, la miniera si stava già mangiando la città. Agli inizi del 2007 la Volcan ha presentato al municipio un nuovo progetto di espansione mineraria nelle aree urbane, da eseguirsi tra il 2008 e il 2013. L'ampliamento avrebbe significato l'abbattimento di case e immobili, vie di comunicazione, spazi pubblici e luoghi commerciali. Un altro (e alto) «contributo allo sviluppo di Pasco» da parte della vorace Volcan,. Ora l'ultima decisione dei legislatori peruviani, che autorizza lo spostamento della città «contaminata», aprirà un nuovo capitolo sulla vicenda. E Cerro de Pasco continuerà a raccontare sia della sua «disordinata e instabile» crescita urbana che dell'ennesimo ricatto vinto dalla Volcan.