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Libano, il governo ritira misure anti-Hizbollah. E gli sciiti aprono al dialogo

di Carlo M. Miele - 15/05/2008



Erano stati l’elemento scatenante dei violenti scontri della scorsa settimana tra sostenitori di maggioranza e opposizione, responsabili della morte di oltre sessanta persone. Oggi il governo libanese guidato da Fouad Sinora ha deciso di ritirarli.

Si tratta dei cosiddetti provvedimenti “anti-Hizbollah”, le misure con cui la maggioranza di Beirut imponeva la chiusura della rete di telecomunicazioni terrestre del Partito di dio e la rimozione del capo della sicurezza dell’aeroporto, ritenuto vicino alla stessa formazione sciita e accusato di spionaggio.

Hizbollah – che per bocca del suo leader Hassan Nasrallah aveva paragonato i provvedimenti governativi a “una dichiarazione di guerra” – ha accolto la decisione come una vera e propria vittoria, frutto della prova di forza inscenata negli ultimi giorni dalle sue milizie, e ha annunciato la prossima fine della sua “campagna di disobbedienza civile”.

Alla notizia i militanti dell’opposizione, concentrati nelle roccaforti di Beirut sud (Dahye, “la periferia” in arabo), hanno festeggiato sparando in aria colpi d’arma da fuoco. A breve dovrebbero essere eliminate anchi tutte le barricate che bloccano le principali vie di comunicazione della capitale e l’accesso all’aeroporto internazionale.

Per conto dell’esecutivo ha parlato il ministro dell’Informazione, Ghazi al-Aridi, dichiarando che "il governo ha deciso riaccettare le raccomandazioni del comandante dell’esercito”, “in vista di un superiore interesse nazionale”.

Mediazione araba per il dialogo

Decisiva nella retromarcia dell’esecutivo libanese è stata la mediazione della delegazione della Lega araba, arrivata ieri all’aeroporto internazionale di Beirut, a bordo di un volo privato.

In queste ore il gruppo di mediatori, guidato dal segretario Amr Moussa e di cui fa parte anche il primo ministro del Qatar, sta intrattenendo colloqui con la maggioranza – sostenuta dall’Occidente – e l’opposizione – legata a Siria e Iran – in vista di una riapertura del dialogo.

Dopo la revoca delle misure misure “anti-Hizbollah” da parte del governo, il clima appare favorevole.

Nel corso di una conferenza stampa tenuta nella periferia sud Beirut, vice segretario generale del Partito di Dio, Naim Qassem, ha detto che la formazione leader dell’opposizione libanese è intenzionata a “lavorare mano nella mano” con la maggioranza governativa “per costruire il Libano”.

“Siamo in una nuova fase che deve esser basata sul dialogo e desideriamo raggiungere un compromesso nel quale non ci siano né vincitori né vinti”, ha detto Qassem, aggiungendo che “se le altre parti desiderano un compromesso noi siamo pronti”.

Sono tre le questioni principali che attendono governo e opposizione: formazione di un governo di unità nazionale, riforma della legge elettorale ed elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Su quest’ultimo punto è intervenuto il vice segretario di Hizbolla, dicendo che “la questione dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica da parte nostra è già decisa e il comandante dell'esercito il generale Michel Suleiman è il nostro candidato”.

Beirut
lentamente si rialza

In questo clima ancora carico di tensioni, la capitale libanese tenta lentamente di tornare alla normalità.

La maggior parte di arterie che collegano la parte ovest e quella est di Beirut sono state aperte alla circolazione automobilistica, ma il traffico resta estremamente più caotico e congestionato del solito.

Beirut sud è nuovamente collegata alle altre zone della città, e Beirut parzialmente al resto del Paese.

Intanto Future Tv, la televisione vicina alla formazione governativa al-Mustaqbal oscurata dai miliziani di Hizbollah durante gli scontri, è tornata a trasmettere attraverso le frequenze di Lbc e ha così potuto mandare in onda le dichiarazioni di un Saad Hariri deciso a riconquistare il terreno perduto. Toni forti – rispetto al precedente, cauto e conciliatore discorso del premier Sinora - sono stati usati nei confronti dell’opposizione e dell’ingerenza di Iran e Siria.

(con il contributo di Francesco Volpicella di Un Ponte Per – Beirut)