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La ferocia degli adolescenti

di Massimo Ammanniti - 15/05/2008

 
Segnali che ci giungono dal mondo degli adolescenti e dei giovani sono allarmanti, si può parlare di un’emergenza nazionale. Prima a Verona un giovane è stato ucciso da un branco inferocito di coetanei e poi a Viterbo un quattordicenne è stato sottoposto a sevizie dai suoi compagni di scuola e infine a Niscemi una ragazza, anche lei quattordicenne, è stata uccisa e gettata in un pozzo dai suoi amici, tutti minorenni. I tre episodi sono senz’altro diversi, anche se ci sono delle costanti su cui vale la pena riflettere.

 

 

Intanto l’età: tutti i giovani coinvolti si trovano fra i 14 e i 20-22 anni, alcuni stanno entrando nell’adolescenza mentre altri si trovano a cavallo fra la fine dell’adolescenza e l’ingresso nell’età giovanile. L’altro dato comune è il fatto che si tratta di riconfermando il fatto che vi è forte prevalenza maschile nell’antisocialità durante l’adolescenza. L’ultimo aspetto riguarda la dinamica dell’aggressione sempre da parte di un gruppo complice e feroce che si scaglia su un ragazzo o una ragazza sola.

 

Credo che sia necessario andare al di là dello sconcerto o della condanna e cercare di capire se si tratti di episodi isolati oppure se i fatti non indichino una sorta di mutazione antropologica. Per chi conosce il mondo della scuola è più che mai evidente quanto sia profondamente cambiato il clima: da una parte insegnanti spesso intimoriti o impotenti, incapaci di mantenere la disciplina e dall’altra ragazzi che hanno preso il sopravvento con i loro comportamenti irrispettosi e prepotenti. E i ragazzi o le ragazze che vorrebbero studiare costretti ai margini del gruppo, quando addirittura non siano oggetto di scherzi feroci o di sopraffazioni, perché considerati, secondo il gergo giovanile, dei "soggetti", versione ancora più dispregiativa del vecchio termine secchione. Ci si può chiedere se la scuola sia ancora in grado di selezionare e formare la futura classe dirigente, quando i ragazzi e le ragazze più dotate non solo non vengono sostenuti e premiati, ma addirittura vengono scoraggiati ed intimiditi.

 

Dobbiamo chiederci che cosa succeda nella mente di un ragazzo odi una ragazza durante l’adolescenza. Il corpo che cambia, gli impulsi sessuali che premono e le profonde modificazioni emozionali ed intellettive generano sconcerto nell’adolescente facendo sentire estremamente fragile e traballante la sua identità. La minaccia può essere personificata da una ragazza che vuol farsi valere oppure da un compagno che appartenga a un’altra banda o anche più semplicemente da un ragazzo in difficoltà, che verranno aggrediti con violenza per salvaguardare il proprio territorio. Come ha messo in luce la ricerca di Tremblay, uno studioso canadese, i ragazzi che ricorrono alla violenza hanno spesso una storia personale di rabbia e di reazioni aggressive, che si amplificano poi durante l’adolescenza.

 

Riguardo al sesso è ampiamente dimostrato che i disturbi della condotta sono maggiormente frequenti nei maschi rispetto alle ragazze, con un rapporto di circa 4 a 1. È indubbio che i bambini rispetto alle loro coetanee agiscano più spesso in modo aggressivo e questo è ancora più vero nel corso dell’adolescenza. Vi è infine il ruolo del gruppo che diventa sempre più importante in questa fase della vita, perché aiuta a staccarsi dalla famiglia e ad iniziare l’esplorazione del mondo. Se il gruppo è una grande occasione di crescita, di scambio e di condivisione perla maggior parte dei ragazzi, in alcune situazioni può trasformarsi in una banda basata sulla complicità e sull’omertà, assoggettata al volere di un leader negativo che impone le sue regole e i suoi rituali ai compagni. E il gruppo per cementare l’appartenenza spesso identificai suoi nemici all’esterno e impone dei rigidi comportamenti di affiliazione cui è difficile sottrarsi. A volte viene chiesta una prova di fedeltà per poter essere accettato, ci si deve sottoporre a pratiche di sottomissione per esempio consegnando dei soldi oppure rinunciando al proprio cellulare o accettando che la propria ragazza possa andare anche con gli altri. Oppure si chiede di dare prove di coraggio aggredendo le bande rivali o bucando le gomme della macchina di una professoressa, che ha dato un cattivo voto. Tutto questo è avvenuto in un contesto sociale e familiare che via via ha rinunciato a porre dei limiti e far valere le regole. Da parte dei genitori si tende spesso a giustificare il proprio figlio, e questo in campo scolastico è diventato deleterio. In questo modo è venuta meno l’alleanza fra scuola e famiglia che costituiva il sistema di riferimento certo per ogni bambino.

 

In questo periodo stiamo parlando molto del "fronte esterno" legato al pericolo clandestini, ma stiamo dimenticando il fronte interno dei nostri figli, ancora più pericoloso ed insidioso perché in esso si riflettono tutte le inadempienze e le cecità di noi adulti.