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Tremonti: le banche e gli emolumenti dei manager

di Oscar Giannino - 15/05/2008

Fonte: Libero

 

 

Anche a Bruxelles, lo spiazzamento della sinistra avanza, inesorabile. Se a Roma Silvio IV tuba e colombeggia con il Pd di Veltroni, facendo venire la bava alla bocca ai nostalgici resistenti in servizio permanente effettivo, all’Eurogruppo e all’Ecofm la prima uscita comunitaria del ministro dell’Economia Tremonti non è da meno. Se ancora qualcuno a sinistra si aspettava un’accoglienza diffidente verso il presunto alfiere di protezionismo euroscettico, eccolo servito di barba e capelli. SuperGiulio ne ha subito infilata una in buca: popolare, anzi "di sinistra", a favore dei bassi redditi e col consenso generale. Con la sinistra resta muta e silenziosa, a vedersi rubare il lavoro.

 

Non solo i colleghi europei hanno rispetto e stima di Tremonti per il suo mandato precedente. Ma condividono appieno la valutazione che SuperGiulio compie nel suo intervento, sulla positività degli interventi pubblici avvenuti in Europa e Usa per arginare la crisi dei mercati finanziari e degli intermediari bancari. Altro che kermesse mercatista organizzata a Milano da Rcs e Bocconi intorno a Mario Monti. E c’è di più. Perché a un certo punto, invece di impuntarsi sugli antichi sospetti verso una finanza pubblica italiana spendacciona e fuori linea, ecco che a Bruxelles il dibattito si accende intorno alla necessità di un particolare intervento coordinato. Volto a tassare di più i superbonus che i manager di banche e grandi gruppi si attribuiscono malgrado le loro aziende vadano male, e quando i redditi da lavoro dipendente bassi e medi sono chiamati a stringere la cinghia. Marameo, carissimi Veltroni ed Epifani.

 

 

Tremonti ridacchia e gode contento, quando il freno ai superbonus dei manager è invocato dal presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, che prorompe in un’invettiva contro lo «scandaloso flagello sociale» di banchieri e amministratori delegati che decidono di premiarsi con montagne di milioni fiscalmente incentivate. «È inaccettabile che super remunerazioni e liquidazioni dei manager in molti Paesi possano essere dedotte dalle tasse e presentate come spese generali e normali», tuona Juncker. Si allinea il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Alinunia. «Nel momento in cui si parla di moderazione salariale e di essere più prudenti nel non innescare spirali prezzi-salari, legando gli aumenti retributivi alla produttività, bisogna fare chiarezza sui livelli delle remunerazioni dei manager», dice. Lamentando che, in materia, le raccomandazioni della Commissione europea non sono rispettate. Col risultato che gli elevati superbonus legati agli andamenti trimestrali dei titoli hanno spinto molte banche a comportamenti patrimonialmente assai rischiosi, finché la crisi dei mercati finanziari proveniente dai mutui ad alto rischio americani non è esplosa anche nelle banche francesi, britanniche, tedesche e svizzere. In Olanda già si passa ai fatti, e il ministro delle Finanze, Wouter Bos, ha depositato una proposta per tassare del 30% le buonuscite superiori a 500mila euro, e di aumentare del 15% i contributi che le aziende dovranno sborsare peri dirigenti pagati più dimezzo milione di euro l’anno. Musica e melodia, perle orecchie di SuperGiulio. Il mercato con le sue capacità spontanee di autocorrezione piacerà molto ad alcuni editorialisti per i quali "il liberismo è di sinistra", ma di questi tempi va poco per la maggiore, tra i politici europei. «Cinque anni fa» dichiara compiaciuto Tremonti «non avrei mai immaginato discussioni di questo tipo in sede europea. È cambiatala situazione politica». Tremonti si tiene sul prudente, quanto a modifiche concrete della regolamentazione fiscale attuale italiana. Ma lui è naturalmente d’accordo. E strizza l’occhio e fa capire che se questa è l’aria aria che Ora sui superbonus ai manager, altrettanto alta è stata l’attenzione quando ai colleghi ha chiesto criteri omogenei per gli aiuti di Stato. E quando è stato toccato il tema degli euro-bonds, con i quali Tremonti propone l’istituzione di un debito pubblico finalmente comune ed europeo, per finanziare non spesa corrente ma investimenti in infrastrutture. A Trichet e al board della Bce la proposta non piace, ma ai politici e ai governi sì.

 

L’aria è dunque molto diversa, da quando Bruxelles guardava a Roma con occhio strabico, riservando favore alla sinistra e ditino ammonitore alla destra. Sui primi interventi economici del governo Berlusconi, a cominciare dall’abolizione dell’Ici sulla prima casa, detassazione di straordinari e salario variabile, Bruxelles non metterà certo i bastoni tra le ruote. Quanto ai superbonus, in effetti anche il più spinto liberista come me, che sono per l’aliquota unica e piatta - non può negare che qualche problemino ci sia. La retribuzione lorda media per il lavoratore dipendente, in Italia, è pari a circa 22.700 euro l’anno. Si è accresciuta di circa il 17% dal 2000, rispetto a un aumento di circa il 19% dell’indice dei prodotti e servizi più acquistati. Ma per i supermanager la storia è diversa. Nel 2007, i 50 dirigenti più pagati tra le aziende quotate italiane si sono riconosciuti emolumenti per più di 300 milioni di euro, con un aumento del 29% sul solo anno precedente. Nelle 10 maggiori banche italiane, i 294 maggiori manager si sono riconosciuti 185 milioni di euro nel 2007, con un aumento del 68,9% sull’anno precedente. Per i loro dipendenti, in media l’aumento era dell’1,9%. Intanto, il listino di Borsa perdeva il 9% e quello dei titoli bancari il 14,7%. Preferisco evitare i nomi e cognomi, perché il problema è generale. Siamo pieni di amministratori delegati di banchette locali che guadagnano più di ad di grandi banche tedesche. Da Telecom Italia e da Alitalia sono usciti manager coperti di decine di milioni, malgrado la caduta in verticale della prima, il quasi-fallimento della seconda. No, forse Super Giulio non ha tutti i torti. Certo fa ridere, che ci debba pensare la destra mentre la sinistra inneggia allo pseudoliberismo.