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Piccole patrie contro la globalizzazione

di A.M. - 23/01/2006

Fonte: lapadania.com

 

Piccole patrie e geo politica sono state le
protagoniste di un confronto ieri a Varese nella
bellissima cornice di Villa Ponti organizzato
dall'associazione Terra Insubre.
Un incontro importante che ha riempito di un pubblico
attento e interessato la grande sala conferenze in cui
si sono sentite varie voci e punti di vista su come,
nel mondo sempre più globalizzato le piccole realtà
debbano e possano difendersi dallo sradicamento e dal
mondialismo.
A moderare l'incontro Paolo Bassi, giornalista del
Federalismo, che ha lanciato il dibattito ricordando
quanto le scelte (anche quelle che appaiono più
banali) fatte a livello internazionale abbiano
conseguenze sui popoli. «Basti pensare - ha affermato
Bassi - alla decisione dell'Ue sul cacao di qualche
tempo fa. Ad una prima lettura questa può sembrare una
sciocchezza, ma pensiamo ai risvolti
economico-sociali: decine di paesi del terzo mondo
hanno ridotto le esportazioni di prodotto causando un
aggravio della povertà e un conseguente aumento
dell'emigrazione verso l'Europa». Da qui è partito
l'intervento di Stefano Vernole, giornalista di
Eurasia, che poi ha trattato il "caso" del gas tra
Russia e Ucraina. «Tutti - ha affermato - hanno
pensato che i motivi della crisi siano da ricondurre
al tentativo di Putin di egemonizzare un Paese che sta
uscendo dall'orbita russa». «Eppure se avesse voluto
attuare pressioni avrebbe potuto spingere per la
secessione delle regioni ucraine filo-russe. Questo
non è avvenuto - ha affermato il giornalista - quindi
le ragioni sono da ricondurre ad altro». La Russia è
un "pericolo" e viene criticata perché cerca di
mantenere la sua autonomia spiega Vernole «stessa cosa
dovrebbe fare l'Europa, decidendo se stare con gli
Usa, continuando le guerre» o cercando maggiore
autonomia.
In seguito è stata la volta del giornalista Gianluca
Savoini che ha ribadito quanto «oggi l'Europa sia
vassalla della politica Usa», ma che ha indirizzato il
suo intervento sul terrorismo. «Purtroppo il problema
è che quando si parla di certi argomenti si viene
immediatamente etichettati: se parli "male" degli Usa
sei un no-global comunista, se parli "male" dell'Islam
sei un teocon». Su questo continua Savoini «penso che
si stia dando troppo spazio ad Oriana Fallaci, che
pone al centro del discorso lo scontro religioso.
Questo è sbagliato, perché dietro alla religione c'è
molto altro». Bin Laden, infatti, secondo il
giornalista è «stato aiutato dagli Usa all'epoca del
mujahgiddin afghani per il reclutamento dei volontari
(circa 100mila in 10 anni) e poi "scaricato" quando,
una volta crollato il muro, il petrolio afgano
interessava a Washington». Il quadro, insomma illustra
una situazione in cui gli Usa fanno il bello e il
cattivo tempo e da questo spunto è partito il
professor Claudio Bonvecchio dell'Università
dell'Insubria per affermare che «l'Europa pare alla
finestra a guardare quello che accade e a dare una
mano al più forte. È necessario che il Continente
oltre che a livello economico sia unito anche sul
piano politico. L'Europa - ha affermato il professore
- deve essere diversa, con una propria identità, il
riconoscimento della propria storia e un progetto.
L'Europa deve essere quella delle piccole patrie, di
gruppi che si riconoscono e si fondono».
Un vero assist per Gilberto Oneto, direttore dei
Quaderni Padani: «Sentendo questi discorsi pare
impossibile fronteggiare i grandi palazzi. Ma è
proprio costruendo piccole cose che possiamo reagire.
Ognuno lo deve fare ricordando che a formare l'Europa
sono state minoranze, comuni piccole patrie che hanno
la possibilità di mettersi assieme contro i più
forti». «Tutti - ha affermato Oneto - dobbiamo sapere
ciò che ci avviene intorno e dobbiamo agire su quello
che possiamo fare» il tutto per rendere «più libere»
le nostre realtà territoriali.
Infine è intervenuto Stefano Sutti, dell'Università di
Padova che per un risveglio dell'Europa punterebbe ad
una prospettiva «euro-siberiana». Sutti ha affermato
di non essere d'accordo sulla visione localista perché
«gli stati nazionali hanno terminato la loro spinta
propulsiva. In più - secondo »Sutti - serve una realtà
che affronti i problemi del nostro tempo. L'orologio
non va indietro» ha chiuso Sutti stimolando Oneto ad
una replica: «Quando si vuole costruire una matrioska
- ha affermato Oneto - si deve per forza partire dal
pezzo più piccolo...».
A. M.