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Il vezzo degli scienziati inglesi: giocare a fare Dio

di Assuntina Morresi - 19/05/2008

La settimana prossima il parlamento inglese esaminerà nel dettaglio il nuovo testo di legge che vuole regolare la fecondazione assistita e la ricerca sugli embrioni.
Intanto però, due giorni fa, con una forte maggioranza è stato dato un via libera di massima all’intero impianto della nuova normativa. Nella fase successiva della discussione si prenderà infatti in esame il testo nel dettaglio, e sarà possibile inserire emendamenti. Il premier laburista Gordon Brown ha concesso libertà di voto ai parlamentari del suo schieramento nei tre punti più controversi: la creazione di embrioni misti uomo/animale (le cosiddette 'chimere'); il via libera ai «saviour sibling», cioè i bambini concepiti in provetta su misura per poter curare fratelli o sorelle malati; l’ok alla fecondazione in vitro anche in assenza della figura paterna, una norma che riguarda per esempio le coppie lesbiche.
Per far digerire misure di questo tipo la strategia è sempre la stessa: si afferma innanzitutto la propria contrarietà alla ricerca e alla fecondazione in vitro condotta senza regole, e poi si chiede di rendere legali le procedure più estreme e discutibili. Far nascere i «saviour babies» – detti anche «bambini-farmaco» – vuol dire creare in provetta un numero elevato di embrioni, selezionare quelli compatibili con la persona malata da curare e impiantarli in utero: gli altri si scartano, semplicemente perché non hanno il patrimonio genetico richiesto. Li si potrà forse 'donare' a coppie infertili, o mettere a disposizione della ricerca scientifica, o lasciarli congelati mentre si decide cosa farne. I «bambini-farmaco» sapranno forse un giorno di essere nati dopo avere superato una selezione, perché avevano il Dna 'giusto', proprio quello che serviva.
Consentire a coppie lesbiche l’accesso alla procreazione in vitro, invece, significa cancellare il padre, con tutto quello che ne consegue sul piano simbolico e concreto. La figura paterna si riduce così a un fornitore di sperma, un numero in un catalogo di una biobanca. Non è una novità: negli Usa, dove i donatori possono rimanere anonimi, esiste il «1.476 group» che comprende i nati dallo sperma offerto alla Fairfax Cryobank dall’anonimo donatore 1.476. Nel loro sito Internet salutano i visitatori con un «Welcome to the Donor 1476 family site», benvenuti nel sito della famiglia del donatore 1476.
Il figlio, purché voluto e desiderato, diventa quindi un diritto di chi lo vuole e lo desidera, ma nessuno si preoccupa dei diritti del figlio. E se queste persone, la cui vita è disegnata senza la presenza di un padre prima ancora del concepimento, un giorno rivendicassero il diritto ad avere quel papà deliberatamente cancellato da qualcun altro? Chi ha il diritto di stabilire che a loro non spetta un padre?
C’è poi il nodo della creazione di embrioni ibridi uomo/animale: è per lo meno discutibile ostinarsi a presentare come ricerca scientifica di frontiera una procedura inefficace e oramai vecchia, la cosiddetta «clonazione terapeutica», tra l’altro mischiando Dna umano e animale.
Si tratta di una strategia abbandonata dagli stessi che l’hanno promossa nel mondo, come lo scienziato Ian Wilmut, il 'padre' della pecora Dolly, e surclassata dalle nuove scoperte sulle cellule staminali pluripotenti indotte, quelle recentemente create dallo scienziato giapponese Shinya Yamanaka, per intenderci.
Se la legge inglese verrà approvata senza emendamenti, sarà dunque lecito mischiare il Dna di esseri umani e di mucche, tanto poi – dicono i fautori – questo tipo di embrioni non è destinato a svilupparsi, saranno distrutti subito, servono solo per la ricerca... Se poi è una ricerca che non trova niente, che importa? Non si può nemmeno dire che c’è chi vuole – come dicono gli inglesi –«playing God», giocare a fare Dio. C’è infatti quantomeno da dubitare che il Padreterno intenda dilettarsi in simili attività di patchwork embrionale.