Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Anche le banche piangano

Anche le banche piangano

di Massimo Giannini - 19/05/2008

 

 

Nella Terza Repubblica Berlusconiana è ancora possibile dire una cosa vagamente «di sinistra», senza che qualcuno si offenda o paventi l’invasione dell’orda bolscevica? Forse sì, visto che il primo a farlo è stato il nuovo ministro dell’Economia Tremonti. «Stavolta i sacrifici li chiederemo alle banche», ha annunciato il nuovo Talleyrand della destra di governo. E il suo «principale» Berlusconi, nel discorso sulla fiducia alla Camera, gli ha dato manforte: «Chiederemo agli istituti di credito uno sforzo comune, aperto alla giovane impresa, alle giovani famiglie, al popolo dei consumatori e dei risparmiatori». Sia detto senza furori ideologici e senza intenti punitivi, ma a noi questa intenzione programmatica non dispiace. Sempre che lo «sforzo comune» richiesto alle banche serva a coprire gli sgravi Ici o ulteriori benefici tributari a sostegno dei redditi e dei consumi.

 

Dopodomani il Consiglio dei ministri di Napoli varerà il provvedimento. Potrebbe aumentare l’lres, dal 27,5 al 33%, magari a carico degli istituti di credito che non rinegoziano i mutui in favore delle famiglie più indebitate. La categoria non sarà entusiasta, anche se l’Abi e alcuni grandi banchieri hanno manifestato una timida disponibilità «a fare la propria parte con l’obiettivo comune del rilancio della nostra economia». Naturalmente a condizione che la competitività del settore non sia messa a rischio da misure penalizzanti, visto che già sconta «un carico fiscale tra i più alti d’Europa». L’obiezione è sicuramente vera. A parte Ires e Iva, soprattutto l’Irap «morde» in modo particolarmente incisivo sul conto economico degli istituti. È un’imposta articolata sulla struttura dei costi, e il costo del lavoro nelle banche pesa per circa 20 miliardi, sul totale dei 37 che rappresentano i costi operativi del settore.

 

Ma è altrettanto vero che le banche vengono da una stagione di vacche molto grasse. Nel 2007 i profitti lordi del sistema sono cresciuti del 6,6%, e il margine di intermediazione è salito addirittura del 7,8%. Nonostante questo i servizi alla clientela continuano ad essere troppo costosi e poco efficienti (l’istruttoria dell’Antitrust sulla portabilità dei mutui in 10 grandi istituti parla da sé). E allora, se oggi servono sacrifici per risanare i conti e supportare la domanda interna, non è uno scandalo che si bussi alla porta dell’Abi. Oltre tutto lo fa un governo di centrodestra: stavolta nessuno potrà dire che «anche le banche piangano» è lo slogan dei «soliti comunisti».