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Jerusalem Post: "Attacco Usa all'Iran prima della fine del mandato di Bush"

di Stefania Podda - 21/05/2008



Un attacco contro l'Iran prima della scadenza del suo mandato e di una probabile vittoria dei Democratici. La stampa israeliana ne è convinta, ieri la notizia era sulla prima pagina del Jerusalem Post e la radio militare l'ha rilanciata nei notiziari della giornata, costringendo infine la Casa Bianca ad una smentita ufficiale.

Secondo il quotidiano israeliano, infatti, George W.Bush avrebbe già sul tavolo i piani per una guerra contro Teheran, considerata una minaccia primaria per via del suo programma nucleare. Ne avrebbe parlato uno stretto collaboratore del presidente, durante una riunione a porte chiuse svoltasi durante la recente visita di Bush in Israele per il sessantesimo anniversario della nascita dello Stato ebraico. Si sa che il governo israeliano considera l'Iran un pericolo concreto per sé e per la stabilità in Medio Oriente e mentre - con il tacito consenso di Washington, tratta ufficiosamente con la Siria per sganciarla da Teheran - chiede invece la linea dura per il regime di Ahmadinejad. Nella sua trasferta a Gerusalemme, Bush aveva avuto parole molto nette contro Teheran, dicendo esplicitamente di essere d'accordo con Israele sulla valutazione dell'entità della minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano nonché sulla necessità di gestire con fermezza la partita diplomatica in corso. «Per me l'Iran è la minaccia singola più importante alla pace in Medio Oriente. Permettere al principale sponsor mondiale del terrorismo di possedere l'arma più pericolosa sarebbe un tradimento imperdonabile verso le generazioni future - aveva affermato in un discorso ai deputati della Knesset - per il bene della pace, il mondo non deve permettere all'Iran di possedere un'arma nucleare. Bisogna essere preoccupati di questo, voi lo siete e anche noi».

Sulle valutazioni di Washington peserebbe, in particolare, la recente crisi in Libano, letta dall'amministrazione Bush come una prova di forza messa in scena da Hezbollah e una conferma della crescente influenza iraniana nel paese. Dunque il funzionario della Casa Bianca in visita a Gerusalemme si sarebbe preoccupato di rassicurare gli interlocutori israeliani, confermando loro l'esistenza di un piano d'attacco. Aggiungendo però che sulla reale fattibilità di un intervento militare, peserebbero i dissidi interni allo staff di Bush. L'amministrazione repubblicana sarebbe infatti divisa tra il presidente stesso e il suo vice, Dick Cheney, entrambi favorevoli all'attacco, e i più perplessi Condoleezza Rice e Robert Gates. Il segretario di Stato e quello alla Difesa sarebbero infatti contrari all'ipotesi di una guerra, soprattutto a mandato in scadenza, per via delle imponderabili conseguenze di un intervento nella regione.

La notizia di un prossimo intervento militare è stata comunque smentita dalla Casa Bianca con una nota ufficiale della portavoce Dana Perino: «L'articolo che cita fonti anonime che citano a loro volta fonti anonime sulla posizione del presidente Bush sull'Iran non vale la carta su cui è stato pubblicato». Quindi un riferimento esplicito all'opzione militare: «Il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe mai rinunciare a priori ad alcuna opzione ma la nostra preferenza e le nostre azioni per affrontare questo problema riguardano i metodi diplomatici pacifici. Niente è cambiato a questo proposito».