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Com’è verde lo sguardo dei giovani

di Leonardo Servadio - 21/05/2008

Un sondaggio, condotto dallo Iulm e dal Fai, tra tremila studenti delle scuole superiori, soprattutto licei del nord Italia, rivela una grande sensibilità per l’ambiente.
 


 

 C
he in Italia, densa quanto nessun altro paese di pregi paesaggistici, artistici e architettonici, manchi la cultura dei beni culturali è un fatto dolorosamente assodato. Ma che la speranza stia nei giovani si è rivelato più di un’ovvietà: è significativo che ben 3000 studenti delle superiori ( in prevalenza licei del nord Italia) abbiano riempito un questionario distribuito in 5000 copie dalla Libera università di lingue e comunicazione di Milano ( Iulm) e dal Fondo per l’ambiente italiano ( Fai). « Sono dodici domande cui non si poteva rispondere in modo superficiale – ha spiegato ieri Mauro Ferraresi, il sociologo che ha condotto il sondaggio – e il fatto stesso che il 60% dei ragazzi si sia preso questo impegno rivela quanto essi si sentano coinvolti: di solito in sondaggi di questo genere si considera un successo ottenere risposte dal 5% degli intervistati » .
  Pur tra pregiudizi e preoccupazioni, dalle risposte traspare qualcosa di nuovo, che sfugge alla usuale tendenza al disinteresse per la cosa pubblica, così diffuso nel Belpaese. Per esempio, alla domanda « Quando ti senti parte integrante di un paesaggio? » il 44,1% dice « quotidianamente » : più di coloro che ( il 41,1%) ha scelto l’opzione « in vacanza » . È il primo passo: riconoscere che paesaggio è il volto dell’ambiente in cui viviamo.
  Alla domanda se la tutela sia un costo o un guadagno per lo Stato, la maggioranza assoluta ha risposto « un guadagno » : tra i giovani si comprende come il turismo culturale possa essere fonte di una circuitazione economica di grande rilevanza – il che ancora sembra sfuggire ai più, per quanto da diversi anni quello culturale sia l’unico turismo in espansione.
  I tre quarti dichiarano di ritenere che il paesaggio italiano sia in pericolo; se due quinti sostengono che fonte della minaccia siano i rifiuti ( di Napoli o in generale) è ovviamente frutto della campagna massmediale che imperversa su tale ferita aperta.
  Mentre sorprendente appare che solo il 5,5% affiderebbe la tutela alla pubblica amministrazione: la stragrande maggioranza preferirebbe affidarla alle associazioni e ai tecnici specializzati. Dietro tale risposta si nasconde il disagio della lontananza tra cittadini e una pubblica amministrazione vista come inefficiente se non addirittura inutile. Un argomento scottante e cruciale: se il paesaggio è percepito come un bene comune – come indicano le altre risposte al questionario – come è possibile supporre che chi si occupa della cosa pubblica non abbia la capacità di svolgere tale funzione?
  Carla Di Francesco, direttore del nuovo dipartimento per la tutela del paesaggio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha

 Prevale però la sfiducia verso la pubblica amministrazione: solo il 5,5% dei ragazzi le affiderebbe la cura dei beni ambientali

 spiegato il problema. Da quando negli anni Settanta si è intrapreso il cammino della decentralizzazione, si sono moltiplicate le leggi in materia di paesaggio: ogni ente locale ha la propria regolamentazione. Ma queste a volte sono indirizzate, ha specificato la Di Francesco, a sanare i bilanci locali. Alcuni Comuni abbondano in concessioni edilizie – in tal modo aumentando drasticamente la cementificazione del territorio – per raccogliere i fondi necessari per la gestione corrente o per la realizzazione di opere sociali importanti ( scuole, asili, eccetera). A questo penoso stato di cose, si aggiunge l’incuria radicata nel costume diffuso, di interessarsi degli affari propri ignorando il bene pubblico. Il rettore della Iulm, Giovanni Puglisi, nella sua appassionata requisitoria ha tra l’altro stigmatizzato che nella costiera amalfitana vi siano 24mila richieste di condono edilizio, mentre i cittadini residenti sono 21 mila: una delle zone dove maggiore dovrebbe essere l’impegno di pubblica
amministrazione e cittadini, è invece terreno di vivacissima attività edilizia speculativa.
  In tali condizioni, non può sorprendere che la maggioranza degli studenti intervistati, alla domanda « Che cosa può essere definito paesaggio? » risponde « la foresta amazzonica » ( per il 32%) o
« i parchi naturali » , quasi che solo il miraggio di una natura « incontaminata » sia paesaggio.
  Ma il risultato prevalente del sondaggio, che tra l’altro ha
portato alla costituzione di un ' Osservatorio permanente sul Paesaggio e i giovani', è la testimonianza di coinvolgimento.
  Giulia Mozzoni Crespi, presidente del Fai, ha sottolineato come, per quanto forse poco ci si possa aspettare da una classe politica che sinora non ha dato prova di sensibilità – malgrado l’Italia abbia recentemente firmato la Convenzione europea del paesaggio – si è detta fiduciosa perché, i giovani di oggi giungeranno alla età adulta più sensibili al problema di quanto lo siano coloro che oggi sono al potere.