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Quella grande magia dei Balmetti

di Carlo Petrini - 21/05/2008

 

Il viso pacioso di Germano Bovo ci accoglie sul cancello del suo "Balmetto", nella frazione San Germano di Borgofranco d' Ivrea. Siamo in quello che sembra un piccolo borgo dimenticato, ma che in realtà un borgo non è. Di fronte alla schiera di quelle che a prima vista possono sembrare casette appoggiate su un verde pendio, incombe il rudere immenso di un fascinoso reperto di archeologia industriale: la vecchia fabbrica di birra di Borgofranco d' Ivrea, che ha chiuso i battenti da più di mezzo secolo (sarebbe da recuperare e da non lasciare in questo stato di abbandono, è un vero peccato). Siamo in via Buonumore, quasi all' angolo con via della Coppa. Un po' più un là c' è via di Bacco: siamo nel regno dei Balmetti. Germano Bovo ci fa entrare nel suo piccolo cortile: di fronte a noi una porta che si apre su una cantina piena di botti. Sopra, una stanzetta arredata con mobili di recupero. I Balmetti sono cantine-magazzino addossate alla montagna: sono particolari perché ci raccontano molto della cultura agricola di queste zone e di come l' uomo abbia saputo fare di necessità virtù, alleandosi con la natura. Seguiamo Germano nel buio della cantina, al piano terra, e immediatamente siamo al freddo. Qui ci sono 7 gradi centigradi sia d' inverno che d' estate. Ma non ci sono umidificatori, condizionatori e quant' altro: qui nei Balmetti, che si sono iniziati a costruire dalla metà del Settecento, ci sono le "ore". La montagna che qui si è formata attraverso spostamenti di antichi ghiacciai contro la roccia e successivo crolli di massi, è piena di fratture nelle quali, per effetto compressivo e decompressivo, circolano numerose correnti d' aria. Al fondo della cantina di Germano, infatti, dopo le botti, i tini, le tome e le cassette con le patate, c' è il muro di roccia su cui è appoggiato il Balmetto, e si vedono dei piccoli pertugi, da cui esce sorprendentemente aria fredda. Eccole, le "ore". Borgofranco d' Ivrea è stato edificato in una zona paludosa, quindi nelle case è sempre stato impossibile costruire cantine sotto terra. Ma a un chilometro dal paese, c' è questo fenomeno geologico curioso, che gli abitanti hanno presto capito come sfruttare: costruendo una stanza attorno ai buchi si otteneva un ambiente ideale per la conservazione dei tanti prodotti agricoli della zona. Ma siccome era troppo fredda per restarci a lungo, era meglio costruire anche una stanza al di sopra, per ristorarsi e riposare quando si veniva qui al lavoro. Luoghi di lavoro, ma anche luoghi di festa: i nomi delle vie del resto non mentono. I Balmetti sono l' orgoglio delle famiglie di Borgofranco: qui si è svolta gran parte della socialità rurale di questa comunità agricola, industrializzatasi poi con l' avvento dell' Olivetti. Anche Germano ha lavorato in Olivetti, per 37 anni, e ci racconta di come in realtà, come tutti gli altri suoi colleghi, non ha mai smesso di fare l' agricoltore. Faceva il turno in fabbrica, poi andava nei campi e nella stalla, quindi finiva le sue giornate "a Balmetto", bevendo qualche bicchiere insieme agli amici o a chi passava di lì. Ancora oggi, ogni pomeriggio, una volta che ha finito di dare da mangiare ai conigli, di aver sistemato la vigna e l' orto, Germano lo si trova qui. Ma lo si trova solo. Già, perché soltanto lui e pochissimi altri, come ad esempio "Giospin Vignèt", al secolo Giusppe Regrutto, classe 1923, frequentano ancora assiduamente i Balmetti. Oggi molte di queste costruzioni (quasi 200) sono state un po' modernizzate, chi le ha ricevute in eredità ne ha fatto luoghi accoglienti per qualche festa occasionale (ogni terza domenica di giugno la Pro loco organizza una festa dei Balmetti). Alcuni tra i più grandi sembrano vere e proprie seconde case, altri ricordano il più classico dei "ciabòt". Non mancano quelli abbandonati, e neanche quelli le cui ristrutturazioni si sono rivelate degli scempi alla struttura originaria, ma nel complesso il "villaggio" conserva ancora tutto il suo fascino. Germano è un po' il custode di questa originalissima testimonianza di integrazione tra uomo e ambiente che con il tempo si è arricchita di tradizioni, valori paesaggistici e cultura. Fa piacere e rassicura saperlo sempre lì, davanti al proprio Balmetto con un bicchiere in mano, pronto ad accogliere chiunque abbia voglia di parlare un po' .