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Dietro agli inceneritori un business di consulenze?

di Matteo Incerti - 23/05/2008

     
  
 

 L’EMERGENZA RIFIUTI. Forse di vera emergenza non si tratta, ma fatto sta che i sacchetti maleodoranti per le strade di Napoli ci sono e una soluzione va trovata. Per molti gli inceneritori sono il rimedio ideale, per altri un danno anche peggiore. Contro la loro realizzazione gli abitanti scendono in piazza mentre l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna e quello francese chiedono una moratoria. Si parla di alternative con un minore impatto ambientale e sanitario e, oltretutto, meno costose. Alternative spesso censurate, come ricorda anche Marco Travaglio nel libro «La scomparsa dei fatti». Chi ha ragione?

Per rispondere ci si appella alle competenze tecniche di superesperti. Vengono chiamati in causa docenti universitari e politici, si organizzano studi e convegni, il tutto regolarmente finanziato in base alle normative vigenti. Sulle competenze e la serietà di questi professionisti...

nessuno ha dubbi, anche se vedere che tra gli sponsor dei corsi e dei convegni, che dovrebbero fare chiarezza ed essere neutrali e obiettivi, ci sono multinazionali che costruiscono inceneritori, suscita qualche perplessità. Tra le università italiane, il Politecnico di Milano è tra le più attraenti per chi intende occuparsi di combustione di rifiuti. Tra i suoi partner ufficiali del settore: la Poliplacment, la Fooster&Wheeler Italia (branca italiana di una multinazionale americana che costruisce inceneritori) e la multinazionale francese Veolia Environnement che costruisce anch’essa inceneritori e discariche. Per preparare al meglio gli esperti d’incenerimento vengono organizzati corsi universitari, come quello dei docenti Consonni e Giugliano nel 2005 per la sede di Piacenza del Politecnico di Milano con il sostegno di diverse ex municipalizzate come l’allora Ampsa, Tidone Energia del Gruppo Asm Brescia, Tesa Piacenza (oggi in Enia Spa). Tra i docenti l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, dirigenti di Hera, Pirelli e Federambiente. Il polo scientifico di Rimini dell’università di Bologna, tra i suoi sponsor ufficiali, vede anche il gruppo Hera Spa che da Modena fino alla Romagna gestisce ben sette impianti d’incenerimento di rifiuti solidi urbani, per i quali ha chiesto anche l’ampliamento. Fino al 2007 il presidente dell’Istituto di economia delle fonti di energia (IEFE) dell’università Bocconi, è stato l’ingegner Renzo Capra, a capo di Asm Brescia. Da annotare anche il corso universitario per diventare «Tecnico superiore per il monitoraggio e la gestione dell’ambiente», realizzato anche grazie a Asm Brescia Spa.

IDEE CONFUSE: SIAMO PRO O CONTRO?
L’iniziativa Nimby Forum (acronimo di Not In My Back Yard, cioè "Non nel mio cortile”), promossa da enti, istituzioni ed imprese ha invece l’intento di promuovere la costruzione d’impianti di smaltimento e infrastrutture “pesanti” spesso oggetto di contestazioni da parte delle popolazioni. Il direttore del comitato scientifico è stato in passato Andrea Gilardoni, già presidente dell’Amsa Milano e poi di Waste Italia, ramo italiano della multinazionale che costruisce, tra l’altro, inceneritori. Nell’attuale comitato scientifico di Nimby Forum troviamo anche Franco Battaglia, docente di chimica all’università di Modena e Reggio, vice presidente dell’associazione Galileo 2001 (il cui presidente onorario è Umberto Veronesi). Battaglia è noto per le sue teorie controcorrente quali l’«inesistenza di ogni inquinamento da elettrosmog » e ha definito una «bufala» i cambiamenti climatici. Recentemente ha anche dichiarato che «non conviene differenziare i rifiuti, meglio bruciarli». Tra i partner di Nimby Forum figurano aziende del settore e multiutilities: da Actelios/Gruppo Falck a AEM Milano, da Amsa Milano a Amiu Genova E ancora, tra le altre, Waste Italia, Autostrade, Edison, Enel, Endesa, Gruppo Impregilo, Stretto di Messina, TAV/Ferrovie dello Stato, Terna. Del gruppo fanno parte anche gli Amici della Terra, che se all’estero contrastano gli inceneritori in Italia li difendono a spada tratta. Misteri…

IL MONDO DELLA SANITA’ …
In tema di impatto ambientale e sanitario degli inceneritori troviamo spesso impegnati Giuseppe Viviano e Loredana Musmeci dell’Istituto Superiore della Sanità. Le loro pubblicazioni più importanti in questo settore si possono trovare sul portale del Comitato Termotecnico Italiano (www.cti2000.it). Il dottor Viviano viene chiamato spesso come esperto da parte di comuni che vogliono realizzare inceneritori, come ad esempio Parma. Insieme alla dottoressa Musmeci, ai docenti Aurelio Misiti e Renato Gavasci, fanno parte del comitato scientifico di Nuova Gea, la rivista di Federambiente. Presidente dell’associazione, che riunisce le multiutility e aziende collegate, è Daniele Fortini che è anche il copresidente della Confederazione europea dei gestori d’impianti d’incenerimento, il CEWEP In tema di sanità è interessante il caso di Brescia, dove è in funzione il più grande inceneritore d’Europa, da 800 mila tonnellate di rifiuti, dell’Asm Brescia. Presso l’Asl locale è attivo da anni un registro tumori. Dal dicembre del 2004 il presidente dell’Asm è stato chiamato a far parte del Comitato Tecnico-Scientifico dello stesso registro. E la stessa Asm ha finanziato nel maggio 2006, con due borse di studio da 15 mila euro ciascuna, l’attività del registro. In Romagna invece Hera risulta tra i finanziatori di diverse attività dell’Istituto oncologico romagnolo (Ior). Lo stesso, in collaborazione con Hera, ha promosso una campagna di prevenzione per i dipendenti della multiutility. Il professor Dino Amadori, che fa parte del comitato scientifico dello Ior, lo scorso autunno ha difeso il ministro Pierluigi Bersani nella polemica scatenata dall’ordine dei medici dell’Emilia Romagna che chiedeva una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori nella regione.

… E QUELLO DELLA POLITICA
Alleanza Nazionale, i Ds, oggi confluiti nel Pd, e FI sono la stessa cosa quando si parla di inceneritori e finanziamenti regolarmente registrati da parte di importanti aziende del settore. Per chi si occupa di combustione di rifiuti investire su questi partiti «è una questione di vicinanza ideale». Lo ha dichiarato con chiarezza a Report su Rai3, nell’autunno 2006, l’amministratore delegato di Waste Italia, Pietro Colucci, presidente anche di Assoambiente. Sempre riguardo alla politica trasversale, Paolo Togni, già a.d. di Waste Italia e poi capo di gabinetto del ministro all’Ambiente Altero Matteoli, è tra i soci della Fondazione Sorella Natura insieme all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e al candidato premier del Pd Walter Veltroni. Tra i soci benemeriti della Fondazione Sorella Natura anche Ermete Realacci, vice presidente del Kyoto Club, l’organizzazione che punta a promuovere politiche tese a ridurre i gas-serra e ha, come soci, ex municipalizzate come Asm Brescia ed aziende del settore energetico come Eni, Enel, Edison, Pirelli.

CHI FINANZIA LA FONDAZIONE VERONESI?
LA FONDAZIONE VERONESI, creata dall’omonimo professor Umberto, vive grazie al contributo di grandi aziende, nazionali e multinazionali impegnate nei più svariati settori: dal petrolio alla costruzione di inceneritori, dalla distribuzione di acque minerali in bottiglie di plastica alla telefonia mobile, fino ai colossi dell’energia e dell’acqua. Scorrendo tra i tantissimi partner della Fondazione, troviamo acciaierie (la Acciai Brianza e la Co.met Acciai), compagnie telefoniche (Telecom e 3), colossi industriali dell’acqua minerale in bottiglia (Ferrarelle e San Pellegrino), l’Enel, che – oltre a gestire centrali a carbone e ad olio combustibile - sta investendo all’estero sull’energia nucleare. Tra i partner anche Pirelli, Eni e Mondadori Ancora, la società Autostrada Ligure Toscana e Veolia, multinazionale francese che costruisce discariche e inceneritori. Essa detiene anche il 49% della Tecnoborgo di Piacenza, che gestisce il termovalorizzatore della città, e il 60% della Energonut, che controlla l’analogo impianto di Pozzilli (oltre ad essere in gara per completare quello di Acerra). Il gruppo Veolia è anche la più grande multinazionale dell’acqua del mondo, con un giro d’affari che nel 1999 era pari a 50 miliardi di dollari.

SI CAMBIA IDEA SUI CIP6
CIP6, DALLE BOLLETTE DELLA LUCE DEGLI ITALIANI direttamente agli inceneritori della Campania spacciandoli per “fonti rinnovabili”. A volte ritornano, nonostante i richiami e le procedure d’infrazione aperte dall’Unione europea. Con un vero e proprio blitz Romano Prodi il 31 gennaio ha firmato l’ordinanza che «garantisce le agevolazioni tariffarie per la vendita dell’energia elettrica (Cip6) agli inceneritori campani in costruzione». «In questo modo si procederà più rapidamente alla realizzazione degli impianti di termodistruzione o di gassificazione che saranno realizzati nei terreni di Acerra, S. Maria la Fossa e della provincia di Salerno», si legge sul sito del governo. Un dettaglio: il giorno precedente A2A (Asm Brescia e Aem Milano) e Veolia Italia si erano ritirate dalla gara per l’inceneritore di Acerra. Il direttore commerciale di Veolia Italia Andrea Ramonda spiegò al Sole 24 Ore come la scelta derivasse proprio dalla mancanza di garanzie sui contributi Cip6. Contributi aboliti dal governo per rispettare le norme Ue. Sono stati accontentati da Prodi il giorno seguente. Ciò nonostante nel 2003, con il professore alla guida dell’Ue, il commissario Loyola De Palacio ribadì che per la direttiva «la parte non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte rinnovabile».

UNIVERSITA’ COME JUKEBOX
IL PROFESSOR MICHELE GIUGLIANO, docente di «Trattamento delle emissioni in atmosfera” al Politecnico di Milano, e il professor Mario Grosso, che insegna ai corsi di “Rifiuti Solidi” e di “Ingegneria Sanitaria Ambientale” sempre al Politecnico di Milano, rispondono alle critiche di conflitto di interesse che vengono loro rivolte da molti. Nessun problema.
- Professor Giugliano c’è chi critica il fatto che alcuni di voi effettuino studi finanziati da aziende come Eni, Snam, Asm Brescia…
Mah, non so. Alcuni di noi... noi lavoriamo per l’università.
- Ma anche i vostri studi sono stati finanziati...
Naturalmente, l’università, come sapete, adesso è una specie di Jukebox. Viviamo con delle ricerche che, in gran parte, vengono commissionate dall’esterno, perché i contributi ministeriali e della Comunità Europea per la ricerca sono modesti. Quindi ciascuno di noi se ha un curriculum piuttosto corposo…
- Professor Grosso, c’è chi contesta i vostri studi sostenendo che bisogna guardare se hanno referenze legate a certe aziende. Ad esempio nel suo curriculum compare Fooster&Wheeler, una multinazionale che costruisce inceneritori...
Lì ho trovato un lavoro che era semplicemente legato alla quantificazione dei rifiuti per un tipo d’inceneritore. Avendo una particolare competenza sulla tecnologia di questi impianti, è chiaro che, quando si tratta di fare delle valutazioni, mi consultino. Non vedo particolari problemi.

 

(clicca sulle immagini per ingrandirle) 

 

dalla rivista "Valori" di marzo, ripreso dal sito grillitreviso