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Ggi orti urbani comunali

di Giuliano Guglielmo - 23/05/2008

 

RAPPRESENTANO UNA CONCRETA ALTERNATIVA PER UNA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE AREE SUB-URBANE, UN AIUTO ECONOMICO PER LE FAMIGLIE, UNO STIMOLO E UN'OPPORTUNITA' DI INCONTRO PER GLI ANZIANI, UN'OCCASIONE PER RISCOPRIRE LA GIOIA DI AUTOPRODURRE RIAVVICINANDOSI ALLA NATURA E METTENDO IN PRATICA I PRINCIPI DELLA DECRESCITA FELICE.

Pioltello, provincia di Milano. E' una limpida domenica di settembre ed abbiamo appuntamento con zio Pierino perché vuole portarci a vedere il terreno che da un paio di anni il Comune gli ha concesso di coltivare ad orto e grazie al quale riesce a produrre discrete quantità di verdura di ottima qualità che lui spesso non esita a regalare ai numerosi componenti della nostra famiglia.

Si tratta di un'ampia area che costeggia la pista ciclabile del paese, caratterizzata da numerosi piccoli appezzamenti di terra adeguatamente recintati, dove molti pensionati residenti in città si dilettano a seminare, zappettare, trapiantare, innaffiare, raccogliere e, perché no, anche a fare lunghe chiacchierate con i “vicini” per scambiarsi consigli su come curare i vari tipi di piantine.

All'altezza dell'ingresso situato nella parte centrale dell'area, l'Amministrazione Comunale ha fatto anche costruire tanti piccoli gabbiotti di legno dove tutti gli “ortolani“ possono depositare le varie attrezzature da lavoro. Nell'atrio ricavato al centro dei gabbiotti disposti a forma di quadrato vi sono anche sedie e tavoli situati all'ombra di una bella pergola di vite americana, che rappresenta ormai un punto di ritrovo per piacevoli partite a carte o per trascorrere tra amici le calde ore di calura estiva.

Giungiamo finalmente al cancellino dell'orto dello zio e rimaniamo stupefatti dalla bellezza e varietà di colori che ci circondano. Orgoglioso lo zio ci fa vedere tutte le verdure che, attraverso una opportuna concimazione organica autunnale e grazie alle sue attente cure, è riuscito a produrre trasformando un piccolo fazzoletto di terra in un vero e proprio vivaio di insalate, fagiolini, melanzane, peperoni, basilico, peperoncino, pomodori e chi più ha più ne metta. E' bellissimo anche fare un giro attorno agli altri orti, caratterizzati ognuno da uno stile diverso: c'è chi vi ha messo a dimora anche piante da frutto, chi ha creato delle piccole file di uva, chi coltiva fiori insieme agli ortaggi ecc...

Un altro curiosissimo aspetto sono i vari punti di approvvigionamento idrico costituiti da rubinetti attivabili soltanto attraverso delle leve manuali (per intenderci le fontane tipiche del far-west). Si tratta di un'ottima trovata per sensibilizzare al risparmio idrico perché, a causa della fatica necessaria per far uscire l'acqua, si è automaticamente indotti a non sprecarla .

Finito il giro salutiamo lo zio che ovviamente non ci lascia andar via senza prima averci regalato almeno un paio di borse piene delle varie verdure del suo orto.

Nel tornare a casa non ho potuto fare a meno di elencare mentalmente i numerosi positivi aspetti ambientali e sociali che potrebbero derivare se molte amministrazioni comunali, seguendo l'esempio di Pioltello (che fortunatamente non è il solo) decidessero di concedere ai propri cittadini, in particolare ai pensionati e alle famiglie meno abbienti, l'uso di piccoli terreni comunali dedicati all'autoproduzione di frutta ed ortaggi:

·       Innanzi tutto la creazione di aree adibite ad orti urbani può davvero rappresentare un modo alternativo per gestire in modo sostenibile molte zone sub-urbane delle nostre città, al fine di salvaguardarle dal degrado e dalla cementificazione selvaggia, creando delle vere e proprie “cinture verdi” che circondano le aree costruite, autogestite dagli abitanti del posto. In secondo luogo si darebbe davvero una concreta opportunità ai cittadini, in particolare se residenti in grandi contesti urbanizzati dove ormai più nessuno possiede un terreno in campagna, di riavvicinarsi alla natura, tornando a riscoprire la successione delle stagioni e rafforzando il legame e l'amore per la propria terra.

·       Dare la possibilità ad ogni famiglia di coltivare un fazzoletto di terra può davvero rappresentare un notevole aiuto economico, che funzionerebbe molto meglio dei famosi “bonus” che ogni tanto vengono concessi alle famiglie con basso reddito, a quelle numerose o per i nuovi nati, ma che spesso rappresentano solo dei palliativi che non sono in grado di risolvere i veri problemi in cui versano le famiglie italiane (in particolare quelle meno abbienti ed i pensionati che vivono in grandi città). L'autoproduzione di beni infatti è uno degli strumenti principali che possiamo mettere in pratica per difenderci dai continui rincari (in particolare di frutta e verdura) e per cominciare a ridurre la nostra dipendenza dall'acquisto di merci, affermando il principio per cui la qualità dalla nostra vita non deve essere per forza collegata al potere di acquisto (e quindi alla nostra capacità di far crescere il P.I.L.).

·       Un'altra funzione, di non secondaria importanza, che potrebbero rivestire gli orti urbani sarebbe quella di creare dei presupposti per combattere la solitudine sociale. Gli orti infatti possono rappresentare per molti anziani uno stimolo, un'occasione di incontro e, perché no, anche l'opportunità per fare un po’ di esercizio fisico. La produzione di beni agricoli di ottima qualità da distribuire anche ad amici e componenti familiari, sarebbe poi una preziosa arma per combattere il malessere che purtroppo affligge spesso molti anziani residenti nelle città e che li porta a sentirsi solo come un “peso” per la società.

·       Molti di questi piccoli appezzamenti di terra potrebbero anche essere dati in gestione a scolaresche per finalità di didattica ambientale o ad associazioni e cooperative sociali per la realizzazione di programmi di ortoterapia per persone diversamente abili.

·       Gli orti urbani rappresentano anche un'ottima soluzione per ridurre l'impatto ambientale connesso alla produzione e al consumo di derrate agricole. Di solito infatti, nelle grandi città si tende per lo più ad acquistare frutta e verdura proveniente da regioni e paesi molto lontani, contribuendo ad un notevole inquinamento ambientale a causa dell'imballaggio usato per confezionarle e soprattutto in relazione alle emissioni inquinanti di camion e navi necessari per trasportarle dal luogo di origine a quello di vendita e consumo finale. Basti pensare ad esempio che negli Stati Uniti si stima che le derrate agricole percorrano in media circa 2.000 chilometri dal luogo di produzione a quello di consumo, con le immaginabili ripercussioni in termini di emissioni di CO2 e di congestionamento delle strade. Gli orti urbani permetterebbero invece di andare nella direzione diametralmente opposta, dando l'opportunità di produrre beni agricoli di stagione e di consumarli a livello locale, seguendo il meccanismo della “filiera corta” (dal produttore al consumatore, senza intermediari).