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Il fuoco della poesia. In viaggio nelle questioni di oggi

di Michele Fabbri - 23/05/2008

Fonte: michelefabbri.splinder.com

 

 

fuoco poesiaIn tutte le civiltà e in tutte le epoche la poesia ha sempre rappresentato la punta di lancia dell’espressione letteraria, e con la sua capacità di caricare le parole col massimo grado di significato, la poesia resta ancora la regina della letteratura. Consapevole di questo, Davide Rondoni ha scritto un saggio sul senso della poesia nel mondo contemporaneo. Rondoni, poeta originario di Forlì, è un intellettuale cattolico che tiene gli occhi ben aperti sulla realtà, e che disegna un percorso culturale che si intreccia alle grandi questioni del nostro tempo: un’epoca che ancora fatica a divincolarsi dalla stretta mortale del nichilismo. Rondoni osserva, giustamente, che per fare esperienza della poesia non occorre essere esperti di letteratura, ma occorre essere vivi, disposti al continuo evento del mondo e del suo segreto. Nelle pagine appassionate del suo libro, Rondoni descrive il degrado morale e culturale in cui affonda la società contemporanea, incapace di acquisire una maturità di coscienza che la renda capace di fare scelte consapevoli. Così si assiste al declino dei tentativi di imbastire progetti politici virtuosi, tentativi che rischiano di essere travolti dalla furia di opposti estremismi, come quelli rappresentati da integralismo islamico e massoneria americana. Per non parlare delle inquietanti prospettive che vedono la politica impegnata nel definire la concezione stessa della vita, in virtù dei risultati prodotti dalla manipolazione genetica, che rischia di cancellare l’idea stessa di libertà e di responsabilità dell’essere umano. Rondoni osserva che in un’epoca totalitaria è più facile che avvengano cose il cui senso appare indecifrabile, e proprio in un contesto in cui si fa uso e abuso della parola “democrazia” la realtà sta diventando sempre più indecifrabile e prende forma uno spaventoso modello di società orwelliana caratterizzato dalla dittatura della “neolingua” e della psicopolizia.

E all’ipocrisia della correttezza politica, Rondoni dedica pagine di vibrante impegno civile, stigmatizzando le pretese assurde e disumane di gay e femministe che pretendono di cancellare la famiglia naturale, e con essa ogni forma di convivenza civile degna di questo nome. Allo stesso modo Rondoni si rende conto di quanto sia becero il dibattito sul presunto “multiculturalismo” che pretende di uniformare l’infinita varietà delle forme di organizzazione sociale in nome di un Dio-Mercato insofferente di barriere doganali e di economie locali.

 

Tutto il libro di Rondoni è sostanzialmente dedicato alle meschinità e alle ambiguità del nichilismo, e si trovano definizioni davvero calzanti per descrivere le figure intellettuali che hanno finora spadroneggiato nel panorama culturale contemporaneo: «il nichilista è socialmente pericoloso, anche se non appare immediatamente violento, perché il suo acido corrosivo elimina ogni cosa per cui la vita è cara…Non a caso il nichilista è bravo a vivere acquattato sotto ogni regime, o seguendone l’onda». Ma a integrare le affermazioni di Rondoni si potrebbe osservare che il nichilismo impone la religione del dubbio, ma a patto che il dubbio non metta in discussione le dogmatiche certezze su cui si fonda il sistema (democrazia di mercato, società multirazziale, femminismo, sionismo…).

 

Eppure gli avvenimenti tumultuosi che si svolgono attorno a noi ci richiamano continuamente ai temi fondamentali del sacro e della libertà, attorno ai quali è imperniata la vita umana. Per questo si avverte l’urgenza di figure intellettuali che sentano il richiamo del mondo e che non si rifugino in dimensioni oniriche per paura di affrontare la complessità del reale. Oggi il mondo culturale è dominato da personaggi scaturiti dalle ideologie progressiste che hanno prodotto la violenza politica di matrice comunista o il delirio delle droghe. Questi apostoli del nulla hanno esiliato le intelligenze nel regno maligno dell’utopia e si sono vigliaccamente rifiutati di affrontare la realtà, costruendosi solide posizioni sociali grazie al consenso di folle inebetite che hanno seguito i loro slogan. Rondoni rileva come la grande sfida della modernità stia, dunque, nel ridare senso alla parola, e in questo compito è decisivo il ruolo della poesia. La scrittura poetica, infatti, nel XX° secolo ha sofferto di una posizione marginale dovuta alla banalizzazione e all’addomesticamento ideologico del linguaggio: ma proprio per questo oggi si aprono grandi orizzonti per i poeti che si sforzano di oltrepassare l’attuale fase di decadenza della cultura occidentale.

 

 

 

 

 

Davide Rondoni, Il fuoco della poesia. In viaggio nelle questioni di oggi, BUR, Bergamo 2008, pp.224, euro 9,20