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Una tigre nel motore. La “Gladio dei carburanti”.

di byebyeunclesam - 26/05/2008

 

Attraversa 6 Regioni, 17 Province e 136 Comuni italiani. Totalmente finanziato dall’Alleanza Atlantica, e’ stato costruito negli anni Sessanta per rifornire in modo autonomo e continuativo carburante Jet A1 (kerosene) ai velivoli dislocati negli aeroporti militari di tutta Europa.
Il suo nome è NATO-POL (acronimo che sta per Petroleum Oil Lubrificant) ed è un sistema completo di terminal marini, depositi di stoccaggio sotterranei e gruppi di pompaggio: una rete di oleodotti le cui condutture corrono per oltre 11.000 chilometri, dal mare fino al cuore dell’Europa.
Il sistema POL è una delle infrastrutture NATO meno note: la frazione italiana della rete - denominata North Italian Pipeline System (NIPS) - raggiunge le basi USA-NATO di Ghedi (Brescia), Aviano (Pordenone), Rivolto (Udine) e Cervia (Ravenna), nonché altre infrastrutture utilizzate esclusivamente dall’Aeronautica Militare Italiana. Dal terminale marino di Vezzano, in Val Mulinello, nei pressi di La Spezia, giunge al nodo di Collecchio (Parma) e lì si ramifica in tre direzioni, per un’estensione complessiva pari a circa 850 chilometri. Importanti depositi si trovano anche a Mestre, ad Augusta per rifornire la base US Navy di Sigonella, ed a Taranto.
Un braccio arriva fino in Germania, attraversando l’Austria. Un altro capo è in Portogallo, a Lisbona, dove un intero molo è riservato al NATO-POL. Altri depositi sono in Gran Bretagna. Reti analoghe a quella italiana sono inoltre presenti in Norvegia, Grecia e Turchia. Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda sono invece collegate da un sistema centrale europeo.
Di approfondirne la natura si era fatto carico il senatore Severino Galante (PdCI), con un’interrogazione parlamentare in cui chiedeva al governo italiano chiarimenti in merito alla segretezza dell’oleodotto e ad un’eventuale autorizzazione concessa alla NATO per ampliarlo nel tratto che da Vicenza (dove recentemente si è verificato un guasto) porta ad Aviano. L’allora ministro della Difesa Parisi si era affrettato a precisare che “l’aeroporto Dal Molin di Vicenza non è alimentato da tale rete” e che l’opera non riveste “carattere di segretezza” in quanto il tracciato è punteggiato, ogni duecento metri, da un cartello con la dicitura “Amministrazione dello Stato”.
Il combustibile dalle petroliere approdate a La Spezia viene riversato in Val Mulinello fino a 20.000 litri all’ora, quindi stoccato in serbatoi di cemento armato rinforzati da una lamina in acciaio e ricoperti di terra, non solo per impedire eventuali sversamenti ma anche per protezione da ipotetici attacchi. La portata dell’oleodotto nella parte italiana raggiunge, secondo dati aggiornati al 1999 (durante l’aggressione NATO alla ex Jugoslavia) un massimo di 1 milione e 600mila litri al giorno. Logisticamente, esso dipende dall’Aeronautica Militare Italiana (AMI), ed in particolare dal Comando situato presso l’Aeroporto di Parma, in via Cremonese 35.
La gestione e la manutenzione dell’impianto in Italia sono invece affidate alla società privata IG (Infrastrutture e Gestioni) S.p.A., con sede a Roma in via Castello della Magliana 75. Controllata dalla holding francese Technip, la IG vanta una consolidata esperienza tecnica ed organizzativa acquisita in oltre trenta anni di attività nei settori della realizzazione e gestione di impianti industriali ed infrastrutture in Italia ed all’estero, in campo civile e militare.
Il relativo contratto, stipulato nel 2000 con la Direzione Generale degli Armamenti Aeronautici del Ministero della Difesa, ha durata di 14 anni e comprende: l’esercizio con presa in consegna e riconsegna nelle aree di impiego dei prodotti petroliferi; la manutenzione ordinaria e straordinaria;
il controllo delle servitù e concessioni; i servizi tecnici; l’addestramento del personale; la custodia delle aree; il management generale.
Qualcuno, argutamente, ha parlato di “Gladio dei carburanti”.