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Semi, guerre e carestie. Le recinzioni delle terre - Capitolo XII

di Romolo Gobbi - 26/05/2008

Autore: RomoloGobbi | Data: 26/05/2008 1.38.31
12.Le recinzioni delle terre

La guerra dei contadini in Germania avrebbe potuto avere un esito totalmente diverso, infatti non si può: "considerare il movimento dei contadini come un movimento destinato fin dall'inizio al fallimento. Se l'imperatore non avesse vinto a Pavia e non avesse quindi potuto disporre di truppe ausiliarie...!".(1) E Carlo V non avrebbe potuto vincere e catturare Francesco I il 25 febbraio 1525 se non avesse ricevuto da Cortes l'oro sottratto a Montezuma col quale pagare le sue truppe. Un esito così diverso non avrebbe solo cambiato la sorte dei contadini tedeschi, ma tutto il corso della storia europea.
Comunque dopo la carneficina dei contadini in Germania i contadini sopravvissuti non caddero in balia dei nobili vincitori o almeno non avrebbero dovuto se questi si fossero attenuti allo spirito della Delibera della Grande Commissione sugli abusi e le lagnanze dei sudditi che: "istituita nel 1526 presso la Dieta imperiale di Speyer prese in esame le richiese dei contadini e, nei limiti del possibile, cercò di soddisfarle".(2) Ma le sorti della Riforma in Germania, l'opposizione della maggioranza dei nobili ai tentativi di Carlo V di farne uno stato unitario, portarono a diverse condizioni dei contadini nei 350 stati sovrani. E anche se in generale il peso degli oneri economici a carico dei contadini diminuì, la società contadina e non solo quella venne stravolta dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti culminate, dopo la guerra dei trent'anni, nel 1648, con la pace di Vestfalia.
Una sorte totalmente diversa ebbe la Riforma protestante in Inghilterra dove Enrico VIII nel 1535 impose a tutto il paese il distacco da Roma. Ne seguì: "un colossale furto dei beni ecclesiastici. Al momento della Riforma la Chiesa cattolica era proprietaria feudale di una gran parte del territorio inglese. La soppressione dei conventi ecc. ne gettò gli abitanti nel proletariato. I beni ecclesiastici vennero donati in gran parte a rapaci favoriti regi o venduti a prezzo irrisorio a fittavoli e cittadini speculatori, che scacciavano in massa gli antichi fittavoli ereditari dei conventi riunendo i loro poderi in grandi unità".(3) In realtà il processo di espropriazione dei contadini era cominciato già da alcuni anni, fin dal tempo di Enrico VII: "Intorno a quel tempo (1489) aumentarono le lamentele sulla trasformazione di terreno arabile in pascoli (per pecore ecc.) facilmente curati con pochi pastori, e le affittanze a tempo, a vita e a disdetta annua (delle quali viveva una gran parte degli yeomen [piccoli contadini indipendenti n.d.a.] vennero trasformate in tenute direttamente gestite dal proprietario fondiario. Questo provocò la decadenza della popolazione...".(4) Le terre destinate al pascolo vennero recintate per tenere dentro le pecore e fuori i contadini, al punto che lo stesso re dovette intervenire per porre rimedio alla cacciata dei contadini dai loro feudi e dalle terre comuni. Nel 1489 Enrico VII proibì che venissero distrutte le case dei contadini che avessero a disposizione almeno venti acri di terreno. Lo stesso Enrico VIII rinnovò questa legge: "vanno accumulandosi in poche mani molte affittanze e grandi mandrie di bestiame, specialmente di pecore, con il che le rendite fondiarie sono molto cresciute e la aratura dei campi (tillage) è molto decaduta, chiese e case sono state abbattute, e una massa stupefacente di popolazione è stata privata della possibilità di mantenere se stessa e le famiglie. Quindi la legge ordina la ricostruzione degli edifici di fattorie distrutti, fissa quale deve essere il rapporto tra terra da grano e terra da pascolo, ecc. Un Atto del 1533 lamenta che molti proprietari posseggono 24.000 pecore, e limita il numero di queste ultime a 2.000".(5)
In effetti la tendenza a trasformare i terreni coltivati in pascoli per l'allevamento del bestiame era cominciata in tutta Europa dopo la decimazione della Peste Nera, quando "pascoli e prati naturali ripresero in tante zone il sopravvento, mentre in certe regioni - dalla Francia del Nord alla Lombardia - davano spazio per la prima volta alle colture foraggiere; né mancavano aziende specializzate nell'allevamento del bestiame, soprattutto in regioni di media e alta montagna, dalla Svevia alla Baviera, dal Tirolo alla Carinzia, alla Svizzera, all'Alsazia. Tutto ciò significò un impulso notevole al commercio della carne, sia di breve che di lungo raggio (anche le regioni dell'Est, Polonia, Ungheria, paesi balcanici, cominciarono a spedire bestiame in Occidente)".(6)
Fino alla prima metà del '500 l'Europa era tornata ad essere 'carnivora', con consumi di carne intorno ai 100 chili pro ospite l'anno, perlomeno tra i ceti medio-alti urbani: "Gli alti livelli tedeschi sarebbero ad esempio confermati per la Polonia, per la Svezia, per l'Inghilterra, per i Paesi Bassi, dove, nel XV secolo, la carne era a tal punto d'uso corrente che una crisi di carestia ne faceva appena scemare la domanda".(7) Che questo ritorno alla carne fosse solo dovuto a eventi eccezionali o a tendenze ataviche è poco probabile, in effetti a muovere questo sconvolgimento alimentare fu lo sviluppo in tutt'Europa dell'industria laniera che fece crescere a dismisura l'allevamento delle pecore, e conseguentemente gli ovini erano diventati: "un animale di moda nella società urbana del XIV-XV secolo: anche se non li stimava un granché dal punto di vista alimentare (la loro carne, si legge, è adatta solo a persone dai gusti poco raffinati) erano però un segno di distinzione e, per così dire, di emancipazione rispetto allo stile alimentare della campagna, rispetto a un cibo - la carne di porco salato - che della vita rurale era diventato il vero e proprio simbolo".(8)
Dunque in un processo innescato dal caso si inserì un interesse economico che non si lasciò intimorire dall'autorità statale: "Anzi, il grande signore feudale, in tracotante opposizione alla monarchia e al parlamento, creò un proletariato incomparabilmente più grande scacciando con la forza i contadini dalle terre sulle quali essi avevano lo stesso titolo giuridico suo, e usurpando le loro terre comuni. In Inghilterra in particolare l'impulso immediato a quest'azione fu dato dalla fioritura della manifattura laniera fiamminga e dal corrispondente aumento del prezzo della lana".(9) La trasformazione delle terre arative in pascolo trasformò i nobili da classe parassitaria di tipo feudale in moderna classe capitalistica che aveva scoperto che "il denaro era il potere dei poteri".(10) E quindi rimasero senza effetto i tentativi dello stato di porre dei limiti alla loro cupidigia di guadagno: "ancora nel 1638, sotto Carlo I, venne nominata una commissione regia per imporre con la forza l'esecuzione delle vecchie leggi, specialmente anche di quella sui quattro acri di terra; ancora Cromwell proibì di costruire case entro una cerchia di quattro miglia da Londra senza munirle di quattro acri di terra".(11)
Non potendo eliminare la causa lo stato inglese cercò di attenuare gli effetti deleteri delle recinzioni delle terre introducendo sotto Elisabetta una tassa dei poveri: "Gli autori di questa legge si vergognavano di esporre i motivi e quindi la mandarono pel mondo, contro ogni tradizione, senza nessun preamble (motivazione della presentazione)".(12) Infatti i contadini cacciati dalle terre dei nobili andavano a ingrossare le file dei mendicanti, sempre esistite durante il Medioevo, ma che ora erano diventati una folla minacciosa. Ciò nonostante le recinzioni continuarono anche sulle terre demaniali soprattutto dopo la "gloriosa rivoluzione" del 1688: "i facitori di plusvalore, fondiari e capitalistici, che inauguravano la nuova era esercitando su scala colossale il furto ai danni dei beni demaniali, che fino a quel momento era stato perpetrato solo su scala modesta. Le terre demaniali venivano regalate, vendute a prezzo irrisorio, oppure annesse a fondi privati per usurpazione diretta".(13) Con questo sistema si trasformava la terra in un bene commerciabile, mentre nella società feudale essa apparteneva al signore perché vi esercitasse il suo potere. Anche la "proprietà comune", che era un'antica istituzione germanica sopravvissuta in età feudale, e che costituiva una riserva per le attività di caccia e raccolta di legna per le comunità agricole, venne sistematicamente espropriata fin dalla fine del secolo XV.
A partire poi dal 1700 fu lo stesso parlamento inglese a praticare l'espropriazione delle terre comuni: "La formula parlamentare del furto è quella dei bills for inclosures of commons (leggi per la recinzione delle terre comuni), in altre parole, decreti per mezzo dei quali i signori dei fondi regalano a se stessi come proprietà privata, terra del popolo; sono decreti di espropriazione del popolo".(14) E naturalmente le terre comuni espropriate venivano trasformate in pascoli e i contadini che ne usufruivano venivano cacciati: "Nel Northamptonshire o nel Lincolnshire la recinzione delle terre comuni ha avuto luogo su larga scala, e i nuovi fondi signorili sorti con le recinzioni sono ora trasformati in pascoli [...] Non è cosa insolita vedere che quattro o cinque ricchi allevatori di bestiame usurpano grandi signorie da poco recinte che prima si trovavano in mano a 20-30 fittavoli e di altrettanti proprietari minori e contadini. Tutti costoro sono stati gettati fuori dei loro possessi assieme alle famiglie, oltre a molte altre famiglie che trovavano occupazione e sostentamento presso le prime".(15)
Con la recinzione delle terre si attua la cosiddetta "accumulazione originaria del capitale" che consiste essenzialmente nella "liberazione" dei contadini dalla proprietà dei mezzi di produzione e di sussistenza e li getta nel 'libero' mercato del lavoro da cui attingono sia i grandi proprietari terrieri sia i proprietari delle manifatture: "Se la terra capita in mano a pochi grossi fittavoli, i piccoli fittavoli [...] vengono trasformati in gente che deve guadagnare la propria sussistenza lavorando per altri e che è costretta ad andar al mercato per tutte le cose di cui ha bisogno ... Forse si fa più lavoro, perché domina di più la costrizione di farlo ... Cresceranno città e manifatture, perché viene cacciata nella città e nelle manifatture più gente che cerca occupazione".(16)
Ma non necessariamente il fenomeno della recinzione delle terre e conseguente cacciata dei contadini, era commisurato e sincronizzato con l'assorbimento della manodopera nelle manifatture e così per anni si formò una massa di poveri che sopravviveva con la mendicità e il vagabondaggio. E poiché questo non era tollerabile venne varata: "in tutta l'Europa occidentale una legislazione sanguinaria contro il vagabondaggio".(17) In Inghilterra le prime leggi contro i vagabondi vennero approvate durante i regni di Enrico VII e Enrico VIII, e nel 1530: "i mendicanti vecchi e incapaci di lavorare ricevono una licenza di mendicità. Ma per i vagabondi sani e robusti frusta invece e prigione. Debbono essere legati dietro a un carro e essere frustati finché il sangue scorra dal loro corpo; poi giurare solennemente di tornare al loro luogo di nascita oppure là dove hanno abitato gli ultimi tre anni e 'mettersi al lavoro' [...] Quando un vagabondo viene colto sul fatto una seconda volta, la pena della frustata deve essere ripetuta e sarà reciso mezzo orecchio; alla terza ricaduta invece il vagabondo deve essere considerato criminale indurito e nemico della comunità e giustiziato come tale".(18)
Sotto il regno di Edoardo V, nel 1547, venne stabilito che: "se qualcuno rifiuta di lavorare deve essere aggiudicato come schiavo alla persona che l'ha denunciato come fannullone. Il padrone deve nutrire il suo schiavo a pane e acqua, bevande deboli e scarti di carne a suo arbitrio. Ha il diritto di costringerlo a qualunque lavoro, anche al più ripugnante, con la frusta e con la catena. Se lo schiavo si allontana per 15 giorni, viene condannato alla schiavitù a vita e deve essere bollato a fuoco sulla fronte o sulle guance con la lettera S; se fugge per la terza volta deve essere giustiziato come traditore dello Stato".(19)
Tornò dunque ufficialmente la schiavitù anche per i cristiani con tutte le conseguenze di questa antica istituzione: lo schiavo può essere venduto, lasciato in eredità o affittato come schiavo a terze persone. Se poi lo schiavo si ribella al padrone verrà giustiziato non più sulla croce, ma sulla forca. Per essere considerato vagabondo basta essere sorpreso ad oziare per tre giorni, nel qual caso: "sarà portato al suo luogo di nascita, e adoprato quivi, in catene, a pulire la strada e ad altri servizi. Se il vagabondo dà un luogo di nascita falso rimarrà per punizione schiavo a vita di quel luogo, dei suoi abitanti, o della sua corporazione, e sarà marchiato con una S".(20)
I contadini scacciati dalle terre e ridotti al vagabondaggio, non pagavano solo di persona, ma potevano essere privati dei loro figli da parte di chiunque, che poteva tenerseli come apprendisti fino a un'età variabile dai 20 anni per le ragazze ai 24 per i ragazzi: "Se scappano, dovranno essere schiavi, fino a quell'età, dei maestri artigiani che possono incatenarli, frustarli, ecc., ad arbitrio. Ogni padrone può mettere al collo, alle braccia o alle gambe del suo schiavo un anello di ferro per poterlo conoscere meglio e per essere più sicuro".(21) Sotto il regno di Elisabetta la condizione dei vagabondi venne di poco modificata e durante il suo regno: "i vagabondi venivano impiccati in fila, ma di solito non trascorreva un anno in cui non divenissero vittime della forca in un posto o nell'altro dai 300 ai 400 di loro".(22) Sotto Giacomo I il vagabondo dopo essere stato frustato, poteva essere messo in carcere per sei mesi, una prima volta, sei anni se recidivo: "I vagabondi incorreggibili e pericolosi debbono essere bollati a fuoco con una R sulla spalla sinistra e messi ai lavori forzati; se vengono sorpresi ancora a mendicare debbono essere giustiziati senza grazia".(23) Tutta questa legislazione antivagabondaggio, che restò in vigore fino ai primi anni del XVIII secolo, riguardava solo coloro che erano sorpresi a chiedere l'elemosina senza l'autorizzazione, perché se compivano anche il minimo furto venivano subito impiccati. Così Tommaso Moro nella sua Utopia parlando della sorte dei contadini scacciati con le recinzioni: "Senza giovare alla repubblica, anzi noiandola, rovinano le case, abbattono le terre per lasciare alle pecore più larghi pascoli [...] errando qua e là che altro possono fare che rubare ed essere appiccati, vedete voi con qual giustizia? [...] 72.000 grandi e piccoli ladri furono giustiziati sotto Enrico VIII".(24)
Delle leggi contro il vagabondaggio furono varate in vari altri paesi come la Francia dove i vagabondi erano talmente numerosi nel secolo XVII da costituire a Parigi un 'reame di vagabondi'. Nel 1777, regnante Luigi XVI: "ogni uomo di sana costituzione dai sedici ai sessanta anni, se era senza mezzi per vivere e senza esercizio di professione doveva essere mandato in galera".(25) Leggi analoghe vennero stabilite, a partire dal 1537, in Olanda. Anche negli altri paesi europei il vagabondaggio era il risultato della recinzione delle terre: "Nell'Ile-de-France il fenomeno ha un'accelerazione a partire dal 1530-40 e il risultato è già impressionante alla vigilia delle guerre di religione: ora, uno studio su sette villaggi dell'Hurepoix e su più di 6.000 ettari mostra come, sul totale delle terre solo il 33,75 per cento appartiene ancora ai contadini. Le guerre di religione accentuarono ancora questo quadro: nel 1600 a Wisson la proprietà contadina non copre più del 21 per cento della terra e a Gentilly, nel 1620, più del 29 per cento. A metà del XVII secolo era quasi scomparsa [...] In Francia e negli altri paesi dell'Europa occidentale l'esproprio contadino è stato più rapido e più ampio nelle regioni ricche [...] Nell'assai differenziato sistema economico e sociale dei paesi dell'Europa orientale - Germania orientale, Boemia, Ungheria, Polonia, Moscovia ecc. - i nobili riuscirono egualmente ad appropriarsi di una parte dei raccolti [...] per l'asservimento dei contadini e per l'impressionante aumento delle corvée".(26)
Ma l'aumento del vagabondaggio era dovuto oltreché alle recinzioni all'aumento della popolazione europea che da circa 90 milioni alla metà del '400 passò a 125 milioni all'inizio del '700. Con l'aumento della popolazione e la riduzione dei terreni seminativi, per far posto alle pecore, aumentò il prezzo del grano e quindi scesero i salari reali di coloro che ancora lavoravano in campagna: "L'esempio dell'Inghilterra - dal XVI al XVIII secolo - sembra ben conformarsi allo schema malthusiano [...] Le statistiche mostrano una evidente relazione diretta tra popolazione e prezzi -conformemente all'idea che la crescita demografica determina un aumento dei prezzi e viceversa - ...".(27) Una relazione ovvia è stata calcolata per lo stesso periodo e sempre per l'Inghilterra tra l'andamento dei salari e la speranza di vita della popolazione: quando diminuiscono i salari diminuisce anche la vita media, che scese dai circa 38 anni all'inizio del '600 a poco più di 30 anni a metà dello stesso secolo.(28) Ma sulla durata della vita incisero anche le epidemie, che ebbero maggiori possibilità di svilupparsi per la crescita della popolazione e della miseria: vi fu una nuova epidemia di peste dal 1663 al 1670 in Inghilterra, Francia del Nord, Paesi Bassi e Valle del Reno. Inoltre incisero sulla durata della media di vita e il ripetersi delle carestie: "Ora noi sappiamo che la frequenza e la gravità delle carestie, pur con scarti e diversità da regione a regione dell'Europa, fu particolarmente accentuata nei decenni centrali del secolo (culminati nella crisi generale del 1556-57) e nell'ultimo decennio (carestie del 1590-93)".(29)
Comunque, al di fuori dei periodi di epidemie e di carestia, l'alimentazione della popolazione europea peggiorò soprattutto per quanto riguarda il consumo della carne, che: "dall'optimum di 100 Kg. annui pro capite ipotizzati per la Germania del XIV-XV secolo, sarebbe giunta al minimo di 14 Kg. Fra il XVIII e XIX".(39) Anche il consumo di cereali diminuì e peggiorò come qualità, con la confezione di pane misto con grano e altri cereali: "Nel pane dei contadini, invece, i cereali inferiori non avevano mai smesso di entrare: quelli che in città erano pani di carestia, o dei poveri, nelle campagne rappresentavano la norma. Anche i contadini più ricchi, che avevano eccedenze da portare al mercato, erano soliti vendere i prodotti più pregiati (tutto il frumento, talvolta la segale) e tenere il fabbisogno domestico i cereali inferiori, le leguminose, le castagne".(31) Inoltre nella alimentazione contadina il pane aveva un ruolo meno importante: "nella dieta contadina le farinate (zuppe, polente, ecc.) continuano a occupare un ruolo più importante dello stesso pane: ciò, osservava finemente Marc Bloch, almeno consentiva ai contadini di sfuggire al doppio monopolio signorile dei mulini e dei forni".(32)
In ogni modo i cereali fornivano la maggior quota calorica dell'alimentazione contadina e quindi risultarono particolarmente gravi le conseguenze delle carestie o dei cattivi raccolti di cereali che colpirono l'Europa nel '600: "particolarmente difficili sembrano gli anni attorno al 1630, che vedono scoppiare carestie un po' ovunque; quelli attorno al 1648, anno critico in tutta Europa (ma la crisi si estende fino al 1652-54, con frequenti ritorni nei primi anni Sessanta); nuovo periodo difficile è quello fra il 1680 e il 1685, mentre il 1693-95, segna una generale debacle delle strutture produttive europee, con un subitaneo contraccolpo nel 1697-99".(33)
Tutte queste carestie furono accompagnate da più o meno gravi episodi di violenza da parte della popolazione affamata, con saccheggi dei forni e dei depositi di grano e vere e proprie sommosse: "Nei momenti di crisi, folle di contadini e di miserabili si accalcano alle porte dei centri urbani, maggiormente protetti dalla politica governativa. Ciò accadeva da secoli, e da secoli i cittadini tentavano di difendersi da simili invasioni [...] si moltiplicano i casi (non certo una novità) di emarginazione sociale e di forzato allontanamento delle bocche in soprannumero - ovviamente quelle dei più deboli - [...] I poveri cominciano ad essere imprigionati assieme ai pazzi e ai delinquenti. In Inghilterra entrano in vigore le poor laws 'le leggi dei poveri, in realtà le leggi contro i poveri' ".(34)
Ma l'episodio più eclatante di questo periodo fu la "guerra civile" scoppiata in Inghilterra nel 1642 fra il re e i puritani che rappresentavano la "gente di condizione media" e in particolare: "in diversi luoghi i liberi agricoltori mostravano una certa consapevolezza della forza che avevano in quanto specifico gruppo sociale".(35) Anche in questa occasione riemerse lo spirito apocalittico che era rimasto sempre latente in Inghilterra fin dalla "grande ribellione" del 1381, anzi possiamo considerare: "il millenarismo come un prodotto naturale e razionale degli assunti di questa società, condivisa da uomini come John Milton e Sir Henry Vane, oltre che da Vavason Powell e John Rogers".(36) Vari gruppi apocalittici "estremisti" si succedettero durante l'arco della Rivoluzione inglese dai Battisti, ai Livellatori, ai Quintomonarchisti, ai Quaccheri che prevedevano e predicavano il regno millenario di Cristo in terra. Lo stesso Cromwell, dopo aver fatto decapitare Carlo I, e sciolto il vecchio parlamento, inaugurando il nuovo parlamento il 4 luglio 1653 disse: "In verità voi siete chiamati da Dio a governare con Lui e per Lui (...) Noi conosciamo coloro che saranno gli alleati dell'Agnello nella guerra contro i suoi nemici. Essi devono essere un popolo chiamato, eletto e fedele... Io sono sicuro che qualcosa ci attende, che ci troviamo su di una soglia ... e qualcuno di noi ha pensato che fosse nostro dovere porci su questa strada e non considerare invano quelle profezie di Daniele e dell'Apocalisse, e il regno non verrà affidato ad un'altra nazione".(37) Cromwell prima di assumere il ruolo politico che lo portò a diventare 'Protettore' della Repubblica inglese era un modesto proprietario terriero. Ma la componente contadina vera della Rivoluzione inglese fu rappresentata dal gruppo apocalittico degli Zappatori, che ebbero un ruolo secondario ma emblematico della condizione contadina di sempre. Gli Zappatori erano una frangia estremista dei Livellatori che a loro volta erano stati accusati di essere atei, o gesuiti, o lassisti in fatto di cerimonie religiose, o realisti, o anarchici e infine comunisti. Ma il sospetto principale che essi dovevano allontanare era quello di condividere le posizioni contro la proprietà proclamate dal gruppo dei Veri Livellatori o Zappatori.
Domenica 1° aprile 1649, una dozzina di contadini aveva occupato le terre comunali sulla collina si S. George nel Surrey, e aveva cominciato a zappare e concimare il terreno incolto cantando: "In piedi Zappatori voi tutti, in piedi ora, in piedi ora/In piedi, nobili Zappatori voi tutti, in piedi ora/per difendere la terra incolta".(38)
L'azione era stata prevista e organizzata da Gerrard Winstanley, un ex commerciante di panni, che a un certo punto aveva avuto una visione: "Non molto tempo fa, in stato di estasi mi vennero mostrate diverse cose che qui non devono essere ripetute. E udii queste parole: "Lavorate insieme, mangiate insieme, proclamate questo al mondo". Udii ancora: "La mano del Signore ricadrà su chiunque lavori la terra per conto di coloro che come signori o come governanti non si considerano uguali a tutti gli altri, ma si innalzano al disopra degli altri. Io, il Signore, lo dico e lo manterrò".(39)
Dalle parole usate nei suoi scritti, e dalle continue citazioni delle Sacre Scritture, si può capire che Winstanley esprimeva in maniera dispiegata il clima millenaristico religioso di quegli anni: "Ma l'epoca della restaurazione di Israele, che sta iniziando adesso, quando lo stesso Re di Giustizia sarà il governante di ogni cuore, nessuno lavorerà per salario né offrirà lavoro per salario; tutti lavoreranno in amore, ognuno per l'altro, e con l'aiuto l'uno dell'altro, e si mangerà assieme come i membri di una famiglia, che è l'elemento del creato nel quale la Ragione governa come re in perfetta gloria (Geremia, 23,5-6)".(40)
Il fatto che usasse sovente la similitudine Dio = Ragione ha fatto invece pensare a molti che la sua teorizzazione fosse una prima manifestazione di millenarismo laico: "La Ragione di Winstanley sembra a volte anticipare la Volontà Generale di Rousseau".(41) Ma tutte le sue opere sono infarcite del misticismo apocalittico medievale, al punto che si impadronì anche del mito del Vangelo Eterno e delle tre età del mondo che risalivano a Gioacchino da Fiore.
Nella sua opera principale, La nuova legge di Giustizia, Winstanley riecheggiava addirittura le ingenuità del millenarismo antico. "Quando l'umanità sarà restaurata, e liberata dalla maledizione, e unicamente animata dallo spirito [di Cristo] anche le altre creature saranno salvate e liberate dalle loro some; la terra sarà libera da rovi, spine e deserti; L'aria e i venti dalle tempeste e dai turbamenti molesti; le bestie dalla furia selvaggia; la Legge di Giustizia e di amore si insedierà in tutto il creato dalla più umile creatura alla più alta".(42)
La modernità di Winstanley si manifestò dopo il fallimento delle occupazioni delle terre incolte, quando egli si rivolse direttamente a Cromwell per proporgli il suo 'piano' per attuare il comunismo in Inghilterra.
Nella lettera del 5 novembre 1651, che accompagnava il 'piano', il tono era ancora apocalittico: "Lo spirito del creato tutto, che è Dio, prepara la riforma del mondo ed andrà avanti nella sua opera; e se non risparmia i re, che così a lungo hanno seduto alla sua destra, governando il mondo, non avrà riguardi per voi, a meno che il vostro operato non risulti più giusto di quello del re".(43)
Winstanley si rivolgeva a Cromwell come "generale dell'esercito della Repubblica per l'Inghilterra, Scozia e Irlanda", ma prevedeva la sua funzione di leader politico e il suo linguaggio era più pratico e quasi tecnico-giuridico. Ma nonostante le serrate argomentazioni in favore del suo 'piano' per il comunismo, non fu sufficientemente convincente per il futuro Lord Protettore. Né tanto meno lo fu verso le masse dei cittadini diseredati. A parte i dubbi che oggi si possono avere sulla predisposizione naturale degli uomini ad accettare il comunismo, nemmeno allora doveva essere facile convincere, non tanto i ricchi, quanto le masse popolari a rinunciare alle vecchie abitudini del mercato. Oltre a ciò non dovette risultare particolarmente allettante il rigore rivoluzionario con cui si voleva garantire la società comunista: "Coloro che comprano o vendono la terra o i suoi frutti, a meno che non sia con stranieri di un'altra nazione, e secondo la legge di navigazione, saranno ambedue messi a morte come traditori della pace della Repubblica, perché ciò reintroduce la servitù regia, ed è occasione di liti ed oppressioni...".(44)
Questa proposta faceva parte delle 62 leggi che Winstanley accluse al suo 'piano' come esemplificazione della repubblica comunista da fondare, ed erano tutte terribili, prevedendo pene severe per ci si rifiutava di lavorare, "attizzava discordia tra i vicini", "giace con una donna a forza", eccetera. Il tutto era animato dal rigore veterotestamentario di cui si rievocava la legge fondamentale. "Chi colpisce il suo prossimo, sarà colpito dal boia colpo per colpo, e perderà occhio per occhio, dente per dente, membro per membro, vita per vita. La ragione è che gli uomini possono avere cura del corpo degli altri, facendo agli altri ciò che vorrebbero fosse fatto a loro".(45)
Al di là del poco fascino che questo rigore può aver suscitato tra i contemporanei di Winstanley, bisogna dire che se le sue azioni di occupazione delle terre non si generalizzarono fu anche dovuto al fatto che nel periodo della rivoluzione puritana mancarono quasi completamente le rivolte contadine, che avevano caratterizzato la storia inglese dei 200 anni precedenti, ed erano continuate anche nella prima metà del '600, coi movimenti contro le recinzioni delle terre comuni del 1607, quando erano apparsi i primi Zappatori.(46)
Comunque gli Zappatori rimasero nella mitologia di sinistra i primi comunisti e il primo esempio di quelle lotte per "l'occupazione delle terre" che si ripeteranno sistematicamente nei secoli successivi in varie regioni europee.

1. H.A. OBERMAN, La Riforma protestante da Lutero a Calvino, Laterza, 1989, p. 165.

2. P. BLICKLE, op.cit., p. 288.

3. K. MARX, Il capitale, Libro I, vol. 3, Editori Riuniti, 1956, p. 179.

4. Ivi, p. 177.

5. Ibidem.

6. M. MONTANARI, op.cit., p. 93.

7. Ivi, p. 94.

8. Ivi, p. 97.

9. K. MARX, op.cit., p. 176.

10. Ibidem.

11. Ivi, pp. 178-9.

12. Ivi, p. 179.

13. Ivi, p. 182.

14. Ivi, p. 183.

15. Ivi, p. 184.

16. R. PRICE. cit., in K. MARX, op.cit., p. 185.

17. K. MARX, op.cit., p. 193.

18. Ibidem.

19. Ibidem.

20. Ivi, p. 194.

21. Ibidem.

22. Ivi, p. 195, n. 221a.

23. Ivi, p. 195.

24. Cit. in K. MARX, op.cit., pp. 194-5.

25. Ivi, p. 195.

26. J.L. FLANDRIN, in Storia dell'alimentazione, op. cit., pp. 430-1.

27. M. LIVI BACCI, Storia minima della popolazione del mondo, Il Mulino, 1998, p. 107.

28. Ivi, p. 108.

29. M. MONTANARI, op.cit., p. 127.

30. Ivi, p. 131.

31. Ivi, p. 134.

32. Ibidem.

33. Ivi, pp. 134-5.

34. Ivi, pp. 135-6.

35. In B. MANNING, Popolo e Rivoluzione in Inghilterra (1640-1649), Milano, 1976, p. 281.

36. C. HILL, Il mondo alla rovescia, Einaudi, 1981, p. 6.

37. Cit. in G. VOLA, Il millenarismo nella rivoluzione inglese: i quintomonarchisti, Annali della Fondazione Einaudi di Torino, 1973, p. 92.

38. Ivi, p. 702.

39. G. WINSTANLEY, in La terra a chi lavora, a cura di A. Recupero, Firenze 1974, p. 56.

40. Ivi, pp. 56-57.

41. C. HILL, Il mondo alla rovescia, op.cit., P. 387.

42. G. WINSTANLEY. La terra a chi lavora, op.cit., p. 45.

43. Ivi, p. 118.

44. Ivi, p. 213.

45. Ivi, p. 212.

46. G.E.AYLMER, Gerrard Winstanley, in Radical Religion ..., op. cit., p. 118