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Slovenia 1945 (novità editoriale)

di John Corsellis e Marcus Ferrar - 26/05/2008

Fonte: leg

SLOVENIA 1945
 
SLOVENIA 1945
Ricordi di morte e di sopravvivenza dopo la Seconda guerra mondiale

di John Corsellis e Marcus Ferrar

Collana: "LEGuerre", n° 48
Brossura, pagine: 341
Prima edizione "LEGuerre", maggio 2008
ISBN: 978-88-6102-026-9
prezzo: Euro 26,00 i.i.

Note:
TRADUZIONE di EVA SIROK

SUPERVISIONE del TESTO a cura di
MAURO PASCOLAT

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 · note di copertina ·  
Nel catastrofico epilogo della Seconda guerra mondiale, l'intera Europa, la cui mappa si andava vorticosamente ridisegnando dopo lo sconvolgimento degli assetti determinati dalla generale aggressione nazifascista e in funzione delle opzioni strategico-politiche degli Alleati, si trasformò in un caotico scenario di fughe e migrazioni che coinvolsero, in ogni angolo del Continente, intere popolazioni allo sbando.
Nel maggio del 1945 una fiumana di civili e di militari sloveni (i domobranci), per la stragrande maggioranza cattolici, aveva preso la via dell'Austria, attraverso il Passo Ljubelj, nel tentativo di sottrarsi all'avanzata delle armate di Tito: questa enorme massa di persone in fuga era nel mirino dei partigiani jugoslavi in quanto oppositori del progetto rivoluzionario comunista e collaboratori delle forze di occupazione nella prima fase del conflitto mondiale, quel conflitto che in Jugoslavia si era trasformato in una guerra civile scatenata dalle fazioni divise da opposte ideologie e che aveva condotto all'incorporazione della Slovenia nella Federazione jugoslava.
Oltre il Passo Ljubelj, al di là delle Karavanke, i profughi vedevano una possibilità di salvezza nell'VIII Corpo d'Armata britannico che aveva occupato la Carinzia. E in effetti i britannici accolsero i profughi, sistemandoli nel campo di Viktring - e in analoghe strutture in località limitrofe - e assegnando loro lo status di "DP", Displaced Persons.
Tuttavia, alla luce dell'intricata situazione internazionale - i britannici erano sostanzialmente stati alleati di Tito, con il quale avevano per altro siglato l'Accordo di Bled - e per una complessa serie di circostanze, le speranze dei profughi furono ben presto disattese. Oltre a subire l'ignominia del furto da parte dei soldati britannici, essi furono traditi quando, malgrado le assicurazioni ricevute dai militari, vennero rimpatriati in Slovenia con l'inganno, e con ciò mandati a morte certa: circa 12.000 domobranci furono vittime di massacri efferati una volta rientrati in patria. Altri 6.000 civili scamparono all'annientamento grazie all'intervento del maggiore Barre, comandante canadese a Viktring. Paradossalmente, per gran parte di questi civili il campo fu un punto di partenza per una nuova vita che in seguito riuscirono a costruirsi dopo una seconda diaspora che li portò un po' ovunque nel mondo. Ma ancora oggi, malgrado l'impegno delle parti nella moderna Slovenia democratica, la strada verso la completa riconciliazione, benché auspicata dalla società civile e dalle diverse autorità, non è stata percorsa per intero: molte ferite rimangono aperte nei ricordi dei sopravvissuti, mentre la memoria degli sloveni d'oggi è ancora in parte lacunosa.
Il seme di Slovenia 1945 è stato gettato dalle lettere scritte da John Corsellis, uno dei due autori di questo libro, nel periodo in cui egli lavorò come obiettore di coscienza, quale membro dell'organizzazione umanitaria Friends Ambulance Unit, proprio nel campo di Viktring. A oltre cinquant'anni di distanza da quei giorni, Corsellis rimise dolorosamente mano a quei fogli, che, con l'integrazione del diario del sopravvissuto France Pernišek e con le decine di interviste ad altri superstiti di quell'esodo raccolte da Marcus Ferrar, hanno dato alla luce un'opera che si distingue per la trattazione imparziale del difficile tema affrontato, per l'equilibrata analisi dei fatti, per l'equidistanza nell'evidenziare gli errori e le atrocità commessi da tutte le parti in gioco, per il sincero afflato con cui richiama alla riconciliazione e alla memoria; un libro che ha la completezza di un resoconto storiografico, la vividezza della testimonianza di prima mano e la forza di una narrativa coinvolgente, a tratti commovente, che non indulge mai all'emozionalismo di tanta memorialistica.


 · gli autori ·  
John Corsellis è autore di numerosi articoli sui profughi sloveni che si basano sulla sua esperienza di operatore umanitario con essi avuta nel dopoguerra. È membro a vita del Royal Institute of International Affairs.

Marcus Ferrar, giornalista e scrittore, durante il periodo della Guerra Fredda è stato corrispondente dell'agenzia Reuters nell'Est europeo, dove ha seguito, fra gli altri, gli eventi della Primavera di Praga del '68. Ha insegnato in Svizzera alla Zürcher Hochschule e alla IEDC School of Management (Poslovna Šola) di Bled, Slovenia.