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Migliaia di bambini seviziati dalle forze di pace dell'Onu

di redazionale - 28/05/2008

 
Abusi verbali, sesso coatto, casi di abusi e sfruttamento sessuale di minori, anche di sei anni. Sono le accuse rivolte alle forze Onu di peacekeeping e a diversi operatori umanitari che emergono dal nuovo Rapporto di Save the Children «Nessuno a cui dirlo»: una ricerca frutto di interviste e incontri che hanno coinvolto bambini, bambine, personale delle missioni Onu di peacekeeping, addetti alla sicurezza in diversi paesi in via di sviluppo (in particolare africani).

La ricerca segue di 2 anni uno studio analogo condotto in Liberia da Save the Children. «Nonostante le recenti dichiarazioni di impegno a risolvere il problema da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali - spiega Valerio Neri Direttore Generale di Save the Children Italia - il rapporto documenta come abusi nei confronti di minori permangano e continuino in paesi e aree in emergenza e come queste situazioni restino per lo più sommerse. È necessario fare molto di più affinchè i bambini non continuino a soffrire in silenzio e siano invece incoraggiati e aiutatati a denunciare quanto hanno subito».

Le vittime degli abusi sono prevalentemente orfani, o separati dai genitori, o con famiglie che dipendono dagli aiuti umanitari. Più colpite le bambine rispetto ai maschi e l'età media delle vittime è di 14-15 anni anche se il rapporto attesta di abusi anche ai danni di bambini di 6 anni. Secondo gli intervistati: le più frequenti sono commenti, frasi dal pesante e volgare contenuto sessuale, cioè «abusi verbali» (sono testimoniati dal 65% degli intervistati e partecipanti ai 38 focus group di Save the Children); segue il sesso «coatto» (secondo il 55% degli intervistati), a cui i minori sono indotti magari in cambio di cibo, soldi, sapone, in rari casi di beni «di lusso» come il cellulare. Frequenti anche le molestie (attestate dal 55% degli intervistati). Benchè meno frequente (denunciato dal 30% degli intervistati) la violenza sessuale di singoli ma anche di gruppi su minori emerge come la più temuta.

Il rapporto spiega che gli aguzzini possono appartenere a qualsiasi organizzazione, sia essa umanitaria, o di peacekeeping o di sicurezza; avere qualsiasi livello o grado, dai più bassi - guardie, autisti - ai più alti, manageriali; fare parte dello staff locale o internazionale. Tuttavia il personale delle missioni di pace risulta quello numericamente più coinvolto: dei 38 gruppi di lavoro in cui si è svolta la ricerca di Save the Children, 20 hanno indicato nei peacekeepers gli autori più frequenti degli abusi. Un dato confermato anche dalle Nazioni Unite: sul totale delle denunce di sesso con minori a carico di operatori Onu nel 2005, 60 su 67 riguardano le truppe del Dipartimento Onu delle Operazioni di Peacekeeping (Dpko) .

Per arginare il problema, Save the Children fa tre raccomandazioni che al momento sono all'attenzione della task force Onu sulla Protezione dallo sfruttamento e abuso sessuale. In primo luogo, la realizzazione da parte delle Nazioni Unite di un efficace meccanismo di denuncia su base locale, cosicchè i bambini e/o i loro genitori sappiano come denunciare gli abusi subiti. In secondo luogo l'organizzazione suggerisce l'istituzione di una figura di controllo, a livello globale, un «global watchdog», che monitori gli sforzi nel contrasto agli abusi e promuova le risposte più efficaci su questo fronte. Infine Save the children raccomanda chiede più investimenti per risolvere alle radici il problema, attraverso riforme legislative per lo sviluppo di sistemi nazionali di protezione dell'infanzia.