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Miracoli postumi per vecchi terremoti

di Gian Antonio Stella - 28/05/2008

 

Ricordate il 1972? L’Egitto dichiarava guerra a Israele, Richard Nixon faceva visita a Mao Zedong, Giulio Andreotti formava il primo dei suoi sette governi, il Pci eleggeva segretario Enrico Berlinguer, Renato Guttuso vinceva il premio «Lenin per la pace», Milano affidava il Piccolo Teatro a Giorgio Strehler, un commando terrorista assassinava il commissario Luigi Calabresi, Nicola Di Bari trionfava a Sanremo con «I giorni dell’arcobaleno» Franco Freda e Giovanni Ventura venivano incriminati per la strage di piazza Fontana e nelle acque dello Jonio un sub romano ritrovava casualmente due statue di guerrieri greci: i Bronzi di Riace. Insomma: era un mucchio di tempo fa. Quell’anno, nelle Marche, furono registrate una serie di scosse di terremoto, una delle quali addirittura del decimo grado della scala Mercalli. Uno sciame sismico interminabile, che per mesi colpì duramente Ancona e altre aree della regione, causando gravi danni a moltissimi edifici e costringendo migliaia di persone a vivere per mesi accampate in vagoni ferroviari, baracche, tendopoli.

 

Bene: trentasei anni dopo, informa il Corriere Adriatico, la Regione Marche ha vinto al Tribunale amministrativo regionale il ricorso «contro il ministero del Bilancio e della programmazione economica che aveva soppresso il capitolo di spesa e ha messo a disposizione un fondo di circa dieci milioni di euro con il quale attivare mutui a tasso agevolato dell’1,80% decennale per rimettere a posto  gli edifici lesionati» ad Ascoli Piceno.  

 

Alleluia! Peccato, scrive Mario Paci, che i proprietari di molti appartamenti a tasso agevolato allora danneggiati siano nel frattempo morti o abbiano venduto la casa.

 

Niente paura: «la Regione Marche ha stabilito che i mutui a tasso agevolato saranno concessi a chi ora possiede l’unità immobiliare che subì i danni nel 1972». Possibile? Certo. Sarà sufficiente presentare «una perizia giurata firmata da un tecnico iscritto all’albo professionale per attestare che ci sono stati danni provocati dal terremoto del 1972». Una crepa nel soffitto, un rigonfiamento dell’intonaco, qualche tegola malmessa... Come dubitare che si tratti di indizi «assolutamente indiscutibili, signor funzionario, dei vecchi danni?». Et voilà, ecco i soldi: fino a 100 per cento «dell’ammontare della spesa dei lavori occorrenti purché l’importo complessivo dei capitali garantiti da tutte le iscrizioni ipotecarie non ecceda la misura dell’80% del valore cauzionale attribuibile all’immobile a lavori ultimati». 

 

Una manna dal cielo. Tanto più che alla Banca Marche, che nel lontano 1988 (cioè sedici anni dopo lo sciame sismico!) firmò con la Regione una convenzione «volta a disciplinare la concessione dei finanziamenti agevolati» subentrando al Credito fondiario nella gestione di «tutti i rapporti attivi e passivi», non sarà neppure necessario presentare la vecchia domanda per avere i soldi.

 

Direte: ma non doveva essere almeno quella l’unica vera prova di un danno accertato già allora e ormai impossibile da certificare quattro decenni dopo? Esatto. Ma basterà fare una domandina nuova di zecca... E come faranno, i periti, a stabilire che un piccolo cedimento strutturale, una crepa in una parete, una lesione a un poggiolo sono indiscutibilmente dovuti al terremoto di 36 anni fa? Boh... Miracoli della scienza. Grazie, Tar!