SULLO SFONDO IL LAVORIO STRATEGICO ANTIGOVERNATIVO DE L’UNITA’ E DI REPUBBLICA.
IL MODELLO TERAMO-FAURISSON REITERATO A DISONORE DELLA LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO E DI CONFRONTO NEGLI ATENEI.
I giovani di sinistra accusano quattro forzanovisti di aggressione con “spranghe, coltelli, cacciaviti”; i forzanovisti negano e contro accusano;
Si può credere o no alle anticipazioni di fonte Digos. Si può sostenere che per ora tutto è incerto. Si possono aspettare gli esiti del processo per direttissima per “rissa aggravata” contro 4 di Forza Nuova e 2 dei collettivi studenteschi, deciso dalla magistratura.
Ma un fatto è sicuro al 100 per cento: il primo, vero responsabile di quanto accaduto è il prorettore Luigi Frati che – assente Guarino in missione all’estero - ha negato l’aula per la conferenza di Fiore con il pretesto della minaccia per l’ordine pubblico. Un alibi che non regge: in verità sarebbe stato dovere del prorettore difenderlo, l’ordine pubblico, chiamando la polizia a garantire il diritto costituzionale dell’eurodeputato Fiore a parlare nell’Ateneo di Roma. Invece Frati, violando anche l’autonomia della Facoltà di Lettere, il cui Preside giustamente aveva concesso l’aula all’iniziativa, ha chiuso le porte de La sapienza a un legittimo dibattito. Sulle foibe, tema sul quale un altro convegno, di segno opposto, sembra si fosse svolto in precedenza proprio a Lettere: a ciascuno le sue idee e le sue argomentazioni.
E’ il bis del papa, in un ateneo il cui logo è stato interpretato da qualcuno come un ex angelo trasformato in testa di caprone. Ed è il bis di Teramo, dove l’altr’anno, con lo stesso modello – un rettore che interrompe un servizio pubblico pur di non far parlare il prof. Faurisson, invitato a un master che aveva offerto ospitalità a sei sette esponenti e studiosi della comunità ebraica, Dan Segre l’ambasciatore israeliano, Pisanty, Colombo, Pezzetti … – ha scatenato un putiferio in un bicchier d’acqua, vista l’assoluta indifferenza – ed anzi per molti versi, contrarietà alla censura - della popolazione teramana e degli studenti per l’operato del rettore.
A Teramo concorse al fattaccio la solita stampa pseudoprogressista. A Roma, lo scenario è tale e quale: alle spalle di quanto accaduto in effetti, si intravede benissimo il lavorio strategico di due giornali scottati dal travolgente successo del centrodestra alle ultime elezioni nazionali e romane: Repubblica e Unità. Su Repubblica di ieri (che nelle pagine interne accostava la notizia palermitana dell’accoltellamento infame di un giovane gay da parte del padre, a quella romana di Alemanno contrario la sponsorizzazione del Gay pride: ma che c’entra?) Simonetta Fiori sottolineava la non “conclamata bibliografia” del suo quasi omonimo. Ma Fiore è un politico, e chi lo ascolta lo sa, e dunque può legittimamente dubitare e andare a verificare quanto sostiene.
Quanto a L’Unità, fa titoli e articoli da guerra civile: “dilaga la violenza nera” è il titolo di prima pagina di oggi. Ma in pagina interna si cita la versione della Digos. L’importante è comunque soffiare sul fuoco, a Roma come a Chiaiano. Per il quotidiano fondato da Gramsci e affondato da Furio Colombo e Antonio Padellaro, quello della gaffe sul padre tredicenne di Storace, il criminale assalto al negozio bengalese del Pigneto è opera sicura di neonazisti; il popolo italiano e romano in particolare è pervaso da razzismo, tranne ai Parioli e in Prati, i due quartieri privi di extracomunitari e di rom che hanno votato a maggioranza Veltroni, mentre le periferie proletarie – quelle a contatto quotidiano con il dramma dell’immigrazione senza limiti - hanno votato per Alemanno. E adesso, dopo l’allarme razzismo su zingari e bengalesi, è la volta della “resistenza” contro un gruppo di studenti vicino a Forza nuova.
Resistenza vera? Nella testa degli studenti sicuramente. Ma apro il sito Forza nuova e digito tre parole: Iraq, Libano, Kosovo. Sull’Iraq si attacca la “prepotenza” degli USA, sul Libano si difende Hezbollah, sul Kosovo si dice a chiare lettere no all’indipendenza. Toh, almeno qui, pare di ascoltare certi discorsi di certa sinistra. I miei dubbi perciò aumentano, accompagnati comunque da quattro certezze: primo, bisogna saper leggere i giornali fra le righe: nulla di più micidiale del giornalismo “militarizzato” per mutuare un attributo riferito da Scalfari qualche giorno fa alla sola politica del governo, e in realtà ben riferibile alla storia del quotidiano da lui fondato. Secondo, bisogna cogliere sempre la trasversalità delle lotte politiche, come fanno i poteri forti presenti a destra, estrema destra, sinistra e estrema sinistra. Terzo, la storia passata merita di essere passata al vaglio critico, senza confini: il fascismo storico non rappresenta più alcun pericolo reale, il vero fascismo è altrove. Quarto, Università e Scuole devono comunque essere terreno di libero confronto per tutti.
Questo soprattutto è il principio che conta in fatti come quelli di Torino (caso Pallavidini), Teramo e Roma: chi lo viola è il vero nemico della democrazia e della Costituzione, a qualsiasi schieramento o gruppo politico appartenga.