Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il Rapporto Istat sul 2007 e il problema del crollo della fiducia nelle giovani generazioni

Il Rapporto Istat sul 2007 e il problema del crollo della fiducia nelle giovani generazioni

di Carlo Gambescia - 29/05/2008

 

Non è sede questa per un commento dettagliato del Rapporto Istat sul 2007, anche perché non ne abbiamo ancora preso visione nella sua completezza. Da quanto letto in Rete (ad esempio http://www.adnkronos.com/IGN/Economia/?id=1.0.2203738052), il quadro generale che ne emerge non è assolutamente positivo.
Ma c’è un dato in particolare che colpisce. Questo:

“Il tasso di attivita' della popolazione italiana si attesta al 62,5% rispetto al dato europeo del 70,5% con divari ancora molto accentuati tra un Nord al 69,1% e un Sud al 52,5%. Prosegue, pero', il calo della disoccupazione secondo un trend che si registra oramai da almeno otto anni. Nel 2007, i senza lavoro sono stati poco piu' di un milione e mezzo. Ma attenzione: al calo della disoccupazione non si accompagna un parallelo aumento del tasso di occupazione ma un allargamento della inattivita', ovvero degli italiani, specie donne, che hanno rinunciato a cercare attivamente un lavoro”.

La rinuncia alla ricerca attiva di un lavoro, soprattutto da parte di donne, e come le ricerche mostrano, di giovani in genere (fino a trentacinque anni), indica che le "avare" politiche di bilancio dell’ultimo quindicennio insieme alla crescente introduzione del lavoro flessibile, hanno infierito sul quel patrimonio di fiducia in un futuro migliore che dovrebbe segnare ogni giovane generazione.
Domanda: quale fu negli anni Cinquanta e Sessanta la “molla” capace di far decollare l’economia italiana? Quella che per molti giovani padri era una specie di idea fissa: che i figli sarebbero stati meglio di loro, in termini di guadagni e di posizione sociale. Oggi, quanti sono i padri che pensano che i figli disporranno di più mezzi di loro? E, cosa più importante, quanti sono i giovani che ritengono che miglioreranno, rispetto ai padri, il proprio futuro tenore di vita? Un' insignificante minoranza: perché in realtà è la sfiducia totale nel futuro a dominare (si veda a tale proposito il VI Rapporto Iard (
http://pollicino.blogosfere.it/2006/11/nel-sesto-rapporto-iard-la-sfiducia-dei-giovani-1.html).
Ora, quando si “uccide” nei padri, e soprattutto nei figli, la fiducia nel futuro, il rischio che il sistema economico e politico possa disgregarsi è reale.
Ma come ricreare un clima di fiducia in una società che continua a ritenere il lavoro flessibile come il migliore dei rimedi? Oppure ancora peggio, come mostra il Rapporto Istat sul 2007, a puntare sui bassi salari?
Precarietà e salari ridicoli, mescolati insieme, non possono produrre nulla di buono. Possibile che non si riesca a capire che crescita salariale e continuità lavorativa sono due strumenti fondamentali per combattere la crisi? E soprattutto per costruire un'Italia migliore?