Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Mercenari sottocosto

Mercenari sottocosto

di Alessandro Grandi - 24/01/2006

Fonte: peacereporter.net

In America Latina, alla ricerca di contractors da spedire in Iraq e Afghanistan. Anche così ci si arruola
 
Che ci fanno peruviani e nicaraguensi (ma anche honduregni e cileni), armati fino ai denti, in Iraq e Afghanistan? La risposta non è difficile: sono gli uomini ingaggiati da alcune aziende statunitensi, in particolar modo due, la 3D Global Solutions e la sua filiale peruviana Triple Canopy, per fare i contractors, gli agenti dediti alla sicurezza di cose o persone, nelle guerre in atto in medioriente. La crescente difficoltà economica nella quale si trovano i paesi dell’America Centrale e Meridionale, ha fornito terreno fertile alle agenzie Usa che selezionano mercenari. Perché di questo si tratta: sono uomini pagati per andare a combattere una guerra che non è la loro.
 
MercenariSe potessi avere… 1000 dollari al mese. E’ questa la cifra che guadagna un contractors peruviano o nicaraguense in Iraq o Afghanistan. Una cifra spropositata se si considera che nei loro paesi il livello di povertà è tale da causare la  morte per fame, e che più della metà della popolazione (almeno in Perù), vive con meno di due dollari al giorno.
E allora via, alla guerra, con la speranza di non morire e con la possibilità di riuscire a mandare un po’ di denaro a casa. Perché secondo il contratto firmato, lo stipendio viene direttamente spedito alle famiglie del reclutato, al quale vengono regolarmente forniti vitto e alloggio. Ma all’interno del contratto sono citate anche le cifre per le indennità in caso di ferite importanti. Si passa dai 12.500 dollari Usa previsti in caso di perdita di un dito del piede agli oltre 243mila in caso di amputazione di un braccio. Non si conosce però la cifra stabilita in caso di morte del contractor.
 
Mercenari sud americani in IraqInformazioni si, informazioni no. Non tutte le informazioni contenute all’interno del contratto, però, sono di pubblico dominio. Ad esempio, è fatto obbligo agli aspiranti contractors di non rivelare alla stampa le mansioni previste per il loro impiego. Ma questi accorgimenti non sono risultati sufficienti. Alcuni quotidiani peruviani, come sottolineano diversi blog latinoamericani, sono riusciti nell’impresa di fotocopiare un contratto e di citarne alcuni passi. Come quello più forte che riguarda l’eventuale morte del mercenario: “L’impiegato - così viene definito il mercenario - esenta da ogni responsabilità il governo degli Stati Uniti, l’impresa che lo assume e tutte le sue filiali, per ogni danno o morte accidentale”.
Ci sono anche quelli che vengono rispediti a casa per la revoca del loro contratto. E’ capitato a Luis Maravì e Juan Rayo, che all’inizio di gennaio sono stati rimpatriati. “Secondo quello che ci hanno detto, non abbiamo i requisiti per restare in Afghanistan. Noi non conosciamo l’inglese e secondo l’agenzia questo è un requisito fondamentale. Speriamo di poter avere nuovamente in futuro una possibilità”. I mercenari, o contractors, in Iraq sono la seconda forza, per imponenza, dietro solo all’esercito degli Stati Uniti. Si stima che il rapporto sia di uno a dieci: un mercenario ogni dieci soldati.
 
In guerra in Iraq: i mercenari o contractorsVite difficili e disagiate. Ma chi sono questi disperati che per denaro mettono a repentaglio la loro vita? Nella maggioranza dei casi si tratta di uomini che in passato hanno fatto parte delle forze dell’ordine dei loro paesi. Ex poliziotti ed ex soldati ora diventano dei “combattenti a progetto”, pur di riuscire a guadagnare qualche soldo per far vivere meglio la propria famiglia. 
Dall’11 ottobre scorso sono circa 700 i cittadini di origine peruviana che scortano personalità, fanno la guardia a industrie e si occupano di tenere sotto controllo gli utenti della zona verde, quel quartiere della capitale irachena dove sono concentrate le ambasciate di Gran Bretagna e Usa. Molto stimati sono anche i cileni, utilizzati soprattutto per importanti missioni di controllo dei pozzi di petrolio nella provincia di Kirkuk.
Qualunque sia la loro nazionalità, resta il fatto che sempre più aziende sono in cerca di uomini da mandare al macello. Con tanto di contratto.