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Prezzi: coldiretti, le speculazioni sul riso bruciano 45 miliardi in due mesi

di Sabrina Lauricella - 31/05/2008

 

Prezzi: coldiretti, le speculazioni sul riso bruciano 45 miliardi in due mesi

In meno di due mesi le speculazioni sulla fame hanno bruciato 45 miliardi di euro solo per il riso, il cui prezzo è cresciuto del 25% per poi tornare rapidamente ai valori iniziali. A renderlo noto, ieri, il presidente di Coldiretti, Sergio Marini, in occasione dell’incontro EuropAfrica tenutosi a Roma per far luce sui rincari dei mercati agricoli. All’incontro ha partecipato anche Ndiogou Fall, presidente della Rete delle organizzazioni contadine dell’Africa occidentale (Roppa), un’organizzazione che raggruppa i movimenti dei coltivatori di ben 12 Paesi del grande continente.
Nel corso dell’incontro è emerso che dai primi di aprile il prezzo del riso ha iniziato a salire fino a raggiungere, a fine mese, il suo massimo storico: circa 25 dollari per hundredweight (50,8 Kg). Al picco ha fatto seguito un andamento altalenante che, via via, ha riportato la quotazione del riso al valore iniziale (circa 20$). “Il riso - ha ricordato Coldiretti - è un alimento da cui dipende la sopravvivenza di 2,5 miliardi di persone solo in Asia, dove si coltiva il 90% della produzione mondiale” (666 milioni di tonnellate). In questo settore, ha spiegato l’associazione, le speculazioni sulle aspettative future hanno provocato aumenti dei prezzi al dettaglio, restrizioni commerciali e accaparramenti che hanno ridotto la disponibilità sul mercato con serie ripercussioni anche in termini di disordini ed emergenze alimentari in molti Paesi. Principale responsabile, per Coldiretti, la “finanziarizzazione dei commerci mondiali di cibo” che ha aperto le porte alle grandi speculazioni internazionali che “giocano” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole, provocando grande volatilità e impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti. L’unica via per dare stabilità ai mercati, per Marini, è “investire nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta”, con politiche agricole regionali “che sappiano potenziare le produzioni locali da orientare al consumo interno”. I recenti eventi, infatti, dimostrano per Coldiretti “la grande vulnerabilità di un sistema impostato sulla liberalizzazione spinta del mercato” che favorisce “una nuova ‘colonizzazione’ dei Paesi più poveri”, invogliandoli con alti prezzi ad esportare piuttosto che a soddisfare il crescente fabbisogno interno. Una strada condivisa anche da Ndiogou Fall che, giunto per la prima volta a Roma, ha indicato a nome di 35 milioni di persone proprio nel sostegno più deciso alle produzioni locali e nello sviluppo di mercati regionali e territoriali la soluzione alle forti tensioni. Il mercato locale, ha spiegato, consentirebbe l’accesso alle coltivazioni delle aziende familiari, aumentando la sicurezza alimentare e incrementando le possibilità di crescita delle imprese. Approfittando dell’emergenza cibo, scoppiata a livello internazionale, gli speculatori hanno potuto infatti realizzare profitti miliardari. “L’agricoltura nei nostri Paesi - ha spiegato - è stata trasformata in una miniera di materie prime per l’industria alimentare europea. Il Senegal, il mio Paese, doveva produrre arachidi per gli oli alimentari, la Costa d’Avorio cacao e caffé per le multinazionali della cioccolata, altri come il Mali sono diventate miniere di cotone, e finché questa logica non cambierà - ha concluso - non si uscirà dalla crisi”. Difficile dargli torto.